«Se interrompessero ora il gas russo avremmo un serio problema con lo stoccaggio». Così il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, alla Camera dei deputati durante l’informativa urgente del governo sulle iniziative per contrastare l’aumento dei costi dell’energia. Il ministro ha spiegato che occorrono circa sei mesi «per raggiungere il 90 per cento dello stoccaggio per l’inverno 2022-2023». 

  • Ciò permetterebbe di affrontare il prossimo inverno e gli inverni successivi con tranquillità, mentre un blocco immediato delle forniture russe «renderebbe critico» il superamento della prossima stagione invernale «in assenza di rilevanti misure di contenimento della domanda che ovviamente sono previste», ha continuato Cingolani.
  • Dopo una rilevante diminuzione dei prezzi osservata nel 2020, il ministro ha sottolineato come la tensione sui mercati abbia determinato «un vertiginoso aumento dei costi dell’energia». I prezzi del gas naturale infatti sono aumentati «di quasi cinque volte» in poco più di un anno. «Dai circa 20 euro al MWh di gennaio 2021 ai circa 100 euro al MWh del mese di aprile», ha spiegato il ministro, evidenziando punte giornaliere che hanno superato i valori record di 200 euro. 
  • Cingolani ha ricordato quanto sia svantaggioso e «difficile da sostenere» il price cap nazionale, un tetto ai prezzi del gas. Per il ministro occorre agire sul piano comunitario: se un stato membro dell’Ue decidesse di imporlo singolarmente, «il mercato semplicemente lo salterebbe a piè pari perché non è conveniente vendere lì il gas. Non sarebbe una politica particolarmente intelligente». ll ministro della Transizione ecologica ha poi chiesto a Rai News2 una presa di posizione da parte dell’Unione europea sul pagamento del gas attraverso conti in rubli: «Non si possono lasciare le compagnie con il cerino in mano».

© Riproduzione riservata