Per il nostro quinto compleanno ci scrivono anche Evelina Christillin, Giorgia Linardi, Riccardo Iacona, Luisa Barribba Rizzitelli, Elisa Ercoli, Jonathan Bazzi, Giacomo Baggio
Dalla presidente del Consiglio alla segretaria del Pd, dal vicepremier leghista al presidente dei Cinque Stelle e alla senatrice di Avs. Ecco i messaggi di auguri che abbiamo ricevuto per il nostro quinto compleanno. Ma non ci sono solo politici: c’è anche la presidente del Museo egizio di Torino, lo scrittore Jonathan Bazzi, gli attivisti di Sea Watch e Ultima generazione, il conduttore Rai Riccardo Iacona, la presidente dell’Associazione nazionale atlete e la presidente di Differenza Donna.
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio
Gentile Direttore,
accetto con piacere il suo invito, in occasione dei cinque anni dalla nascita di Domani, a contribuire ad una riflessione sull’importanza della libertà di stampa.
Sono profondamente convinta che non possa esserci una vera democrazia in un contesto nel quale i cittadini non hanno la possibilità di accedere ad un’informazione libera e non condizionata. Il diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento e da chi farsi governare diventa ben poca cosa se la scelta compiuta non si basa su criteri di verità e consapevolezza. La libertà di stampa è, quindi, un presupposto imprescindibile per qualsiasi sistema che voglia definirsi genuinamente democratico. È un bene prezioso, che siamo tutti chiamati a proteggere e tutelare. Come sta facendo anche questo Governo, con il sostegno all’editoria, la disponibilità ad attuare l’equo compenso per i giornalisti, l’impegno per garantire agli operatori dell’informazione inviati all’estero, in particolare nelle aree sensibili e ad alta intensità bellica, di svolgere il loro lavoro nelle migliori condizioni di sicurezza.
Affinché l’informazione svolga pienamente il suo compito, oltre che libera, deve riuscire ad essere credibile e autorevole. Perché non c’è grande differenza tra il non poter raccontare i fatti e il non essere ascoltati, o creduti, quando si è nella condizione di poterlo fare. Per questo, considero anche che l’autorevolezza della stampa sia elemento sostanziale della libertà di informazione.
Una informazione autorevole e credibile richiede, a mio avviso, una serie di importanti caratteristiche. Le riassumo le principali: innanzitutto, dovrebbe essere immune dall’accusa di essere condizionata dagli interessi dei gruppi consolidati di potere che detengono la proprietà dei media. In secondo luogo, dovrebbe riuscire a distinguere il compito di informare da quello di svolgere attività di propaganda politica, o di character assassination, in base alle proprie simpatie politiche o a quelle dei propri editori. In terzo luogo, non dovrebbe svilire la deontologia con la rivendicazione a poter diffondere liberamente notizie false, e prive di ogni riscontro, per colpire i “nemici” di turno, pretendendo anche una speciale immunità nel farlo.
Una siffatta, libera e credibile informazione rappresenta un valore insostituibile per le nostre società e un reale bilanciamento al potere politico, perché incide davvero sull’opinione pubblica. In assenza di queste caratteristiche, invece, i cittadini percepiscono un approccio fazioso che indebolisce tanto i media quanto la politica, e quindi complessivamente lo stato della nostra democrazia.
Approfitto per augurare buon lavoro a lei e a tutti i giornalisti di Domani.
Elly Schlein, segretaria del Pd
Cinque anni. Cinque anni di informazione, inchieste, dibattiti, battaglie a tutela delle cittadine e dei cittadini e del loro diritto costituzionale a essere informati. Cinque anni nel nome della libertà di stampa, grazie all’impegno delle giornaliste e dei giornalisti che del Domani fanno parte. Un tema fondamentale per la qualità delle democrazie, che dovrebbero avere un’informazione indipendente, in grado di informare senza filtri e condizionamenti politici.
Tema fondamentale tanto più oggi, con l’Italia in caduta libera rispetto ad altre democrazie su questo fronte. Nella classifica globale del 2025 di Reporter Senza Frontiere (Rsf), il nostro Paese si classifica al 49° posto, scendendo di tre gradini rispetto al 2024: il risultato peggiore in Europa Occidentale. La stessa Italia in cui il servizio pubblico radiotelevisivo è diventato a tutti gli effetti strumento di propaganda governativa, completamente assoggettata alla maggioranza che già controlla la principale rete privata e diversi giornali. Una maggioranza ancora inadempiente e fuori legge rispetto al recepimento del Media Freedom Act che doveva essere effettuato entro agosto.
Restare una voce libera, in questo panorama, non sembra più solo un dovere ma somiglia a un atto di resistenza.
Il ringraziamento e il pensiero mio personale e della comunità democratica va quindi a voi che, ogni giorno, tenete i riflettori accesi rischiando e pagando prezzi anche alti per raccontare la verità senza fare sconti a nessuno. E, giustamente, neanche a noi. Auguri!
GIUSEPPE CONTE, presidente del Movimento 5 Stelle
Gentile Direttore,
la sua testata festeggia oggi cinque anni. Le posizioni e le opinioni che avete diffuso in questi anni sono state spesso ingenerose nei confronti miei e del Movimento 5 Stelle. In passato lei stesso mi ha dedicato un’inchiesta oggettivamente diffamatoria su mie vecchie attività professionali da avvocato, pur svolte alla luce del sole e certificate dal tribunale.
Ma anche per questo ritengo importante offrire questa mia testimonianza e farvi pervenire gli auguri di lunga vita redazionale. Abbiamo assoluta necessità che la libertà di stampa e il pluralismo dell’informazione siano salvaguardati, in un contesto in cui alcuni gruppi politici e imprenditoriali tendono a far valere il loro condizionamento oligopolistico anche sul versante editoriale.
La democrazia, senza un vivace dibattito pubblico, alimentato da differenti opinioni, da una sana critica, da un costante riscontro fattuale, avvizzisce. Anche per questo non ho mai agito contro un giornalista per tutelare in giudizio le mie ragioni. A chi, come me, ha un ruolo in politica, non mancano occasioni per chiarire la propria condotta. Nel confronto tra le varie posizioni il cittadino si fa la propria opinione. In questo modo la libertà di stampa e di libera manifestazione del pensiero viene più efficacemente tutelata. E’ anche per questo che critico fortemente chi, oggi al governo, promuove misure normative (ad es. il decreto sicurezza) volte a reprimere la critica e il dissenso, oppure agisce in giudizio con finalità intimidatorie contro il giornalismo di inchiesta. Chi è in politica deve agire in trasparenza e accettare il libero confronto, sempre pronto a rendere conto del proprio operato. Chi, come giornalista, fa le pulci al potere deve attenersi al proprio codice deontologico.
Rivolgo un pensiero, infine, ai martiri dell’informazione: alle vittime dei regimi illiberali, alle vittime di scenari di guerra e a tutti gli operatori dell’informazione uccisi mentre documentavano il genocidio in corso a Gaza.
Matteo Salvini, vicepremier e segretario della Lega
Cinque anni non sono un traguardo banale per un quotidiano nato in un’epoca drammatica per l’editoria. Ancor meno banale, però, è che a ricordare questa ricorrenza (ricevendo ospitalità) sia il sottoscritto.
Credo che, dalla vostra fondazione, non ci siano mai state carezze alla Lega bensì solo critiche spietate e – permettetemi – ingenerose. Eppure, da leader politico, uomo di governo e cittadino, sono convinto che la libertà sia un valore così prezioso da dover essere difesa e praticata nei fatti e non solo a parole.
Quanto successo in America, con l’omicidio di Charlie Kirk, temo possa rappresentare uno spartiacque per tutto l’Occidente. Le reazioni emerse anche in Italia, del tipo “un po’ se l’è cercata”, sono disgustose. Vedo la tentazione, in certi ambienti, di combattere gli avversari con tutti i mezzi possibili, come se fossero nemici da abbattere.
So che non saremo d’accordo, direttore, ma penso sia questo veleno a far scattare certi assalti giudiziari (io sono andato a processo per il voto della sinistra in parlamento), gli insulti, la delegittimazione.
Mi piace pensare, però, che il vostro compleanno sia utile per ribadire la necessità di un terreno comune. Quello della libertà e della democrazia, incompatibile con odio e violenza. Vi auguro lunga vita, con la massima libertà di giudicare il sottoscritto, ricordando che le idee diverse devono avvicinare le persone anziché allontanarle.
Davanti allo scontro non mi sono mai tirato indietro. Ma a nessun avversario augurerei pallottole o disgrazie editoriali.
Auguri, Domani!
Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra
Caro Direttore, caro Emiliano,
in questi cinque anni Domani si è imposto come una delle poche voci libere e indipendenti capaci di illuminare il dibattito pubblico. Avete acceso i riflettori sull’azione del governo con puntuali inchieste svolgendo fino in fondo la funzione essenziale del giornalismo: controllare il potere e offrire ai cittadini strumenti di conoscenza e di coscienza critica.
Lo avete fatto con coraggio nel denunciare le violazioni del diritto internazionale, nel raccontare la tragedia di Gaza con lo sguardo delle vittime, e nel dare spazio alla difesa dell’ambiente e della giustizia climatica, temi che troppo spesso vengono marginalizzati insieme alla denuncia giornalistica del malaffare in politica.
Per questo considero il vostro lavoro non solo un esempio di buona informazione, ma un presidio democratico che restituisce dignità al giornalismo e al ruolo che esso deve avere in una Repubblica fondata sulla verità e sulla legalità.
Vi auguro che i prossimi anni siano altrettanto coraggiosi e indipendenti, con la certezza che la vostra battaglia per la verità e la giustizia sia anche la nostra.
Con stima,
Angelo Bonelli
ILARIA CUCCHI, senatrice Avs
Perché leggere Domani?
Per tante ragioni, ma una di queste mi sta particolarmente a cuore.
Leggere Domani significa valorizzare il lavoro di inchiesta, compreso quello su un mondo troppo spesso lontano dai riflettori. Parlo del carcere: un mondo che, forse perché si teme che faccia vendere poco, viene poco raccontato.
Domani invece, in questi cinque anni, di carcere ha parlato tanto, con dei lavori importanti che ne hanno spiegato gli aspetti più oscuri, quelli che fanno il male non solo dei detenuti ma di tutta la nostra democrazia.
Per questo, al Domani va il mio grazie e il mio migliore augurio.
Continuate così.
VITTORIO DI TRAPANI, PRESIDENTE FEDERAZIONE NAZIONALE STAMPA ITALIANA
Buon compleanno alla redazione del Domani!
5 anni!
In un momento di crisi del mercato editoriale non era scontato né facile che si riuscisse ad aggiungere una voce quotidiana.
Il direttore Emiliano Fittipaldi oggi ricorda una parte delle inchieste pubblicate.
Io ricordo alcuni dei tentativi messi in campo per fermarli: penso ai Carabinieri mandati in redazione per acquisire un articolo che era possibile scaricare dal sito, penso alla nuova strada sperimentata degli esposti alla magistratura, penso alla volontà di svelare le fonti giornalistiche.
Anche per questo oggi serve ricordare che è in vigore il Media Freedom Act: l'Emfa non si occupa solo della Rai Servizio Pubblico, ma più in generale della libertà e della sicurezza dei giornalisti, e quindi del diritto dei cittadini a essere informati.
Evelina Christillin, presidente Fondazione Museo delle Antichità Egizie
Martedì 15 settembre 2020 il bollettino quotidiano del Ministero della Salute registrava 1229 nuovi casi di coronavirus e 9 decessi, le scuole riaprivano con mille cautele, Silvio Berlusconi veniva dimesso dall’ospedale, l’Italia intera attendeva la seconda, tremenda ondata della pandemia, ormai in evidente ripresa.
C’era poco da festeggiare, insomma, in quei giorni dove scemava, insieme alla luce dell’estate, quel poco di fiducia che era riapparso con la bella stagione; progetti interrotti, investimenti rimandati, vaccini ancora nell’armadio delle speranze. Solo un visionario, dunque, poteva farsi venire in mente di fondare un giornale in quel primo scampolo di autunno incombente, e il visionario, puntualmente, arrivò; il 15 settembre del 2020 un signore di 86 anni, con la saggezza di un guru e il coraggio di un ragazzo, presentava la sua ultima creatura editoriale, Domani. Così, augurare oggi buon compleanno significa soprattutto dirgli grazie per questo primo lustro, gestito con rigore e professionalità da una squadra davvero straordinaria.
Giorgia Linardi, Sea Watch
Cinque anni hanno reso un’idea editoriale un punto di riferimento. Domani è nato in un tempo difficile, in cui la fiducia nelle notizie frana sotto il peso di algoritmi, propaganda e disinformazione.
In questo tempo avete scelto di raccontare ciò che molti preferiscono ignorare. Nel Mediterraneo, frontiera d’Europa e specchio delle sue contraddizioni, avete dato continuità a un racconto che non si ferma alla cronaca, ma cerca responsabilità e senso politico.
Lo avete fatto contando sul fondamentale impegno della società civile in mare come Sea-Watch, creando un ponte tra testimonianza diretta, denuncia, analisi e informazione che può offrire un punto di osservazione critica e una bussola nel mare magnum mediatico.
In questi cinque anni avete mostrato che si può ancora fare un giornalismo rigoroso, indipendente, capace di scavare sotto la superficie e di chiedere conto del potere. Insieme abbiamo costruito una solida collaborazione, che resiste ai tentativi delle attuali politiche di ostacolare la presenza delle ong, proprio per evitare che si sappia la verità su quanto accade in mare.
Festeggiare cinque anni significa riconoscere il valore di una comunità: quella di chi scrive, chi legge, chi ogni giorno sceglie di sostenere un’informazione libera. Questo è il valore di Domani: trasformare notizia in consapevolezza, cronaca in impegno civico, che guarda al «domani» con responsabilità è un radicato senso di giustizia, che può solo partire da una corretta informazione.
Riccardo Iacona, giornalista
Già da subito mi aveva colpito il titolo, far nascere un nuovo quotidiano , con le notizie del giorno e chiamarlo Domani ,indicando così l’ambizione cdi scavare dietro il flusso informativo per tracciare, orientarsi, immaginare, capire quello che ci sta succedendo, a medio e lungo termine. E questa ambizione, tutta iscritta in quel titolo così coraggioso, in questi cinque anni non è stata tradita. Per me che di mestiere, quasi come un archeologo, lavoro sullo “scavo” delle notizie, Domani è diventato uno strumento prezioso proprio per la capacità che ha di riconsegnarmi una lettura approfondita delle notizie, sempre attenta ai contesti , al “prima”, non solo al “durante”, così disegnando il “dopo”. Restituire la complessità dei fenomeni è il compito più importante e la sfida più alta del giornalismo contemporaneo, trovare la rotta nel flusso ininterrotto di notizie da cui siamo investiti, senza perderla, giorno dopo giorno. È anche un grande contributo al dibattito pubblico perché sia di qualità. E, ultimo ma non ultimo, è il modo più bello, affascinante , divertente, soddisfacente, arricchente di fare questo mestiere. Auguri e lunga vita a Domani.
Luisa Garribba Rizzitelli, presidente di Associazione Nazionale Atlete (Assist)
Assist Associazione Nazionale Atlete, associazione per i diritti lo sport femminile, e One Billion Rising Italia, realtà femminista di sensibilizzazione al contrasto alla violenza sulle donne tramite cultura, musica e arte, sono davvero contente di poter celebrare i primi cinque anni della testata giornalistica Domani. Lo siamo, con convinzione, perché in Domani abbiamo trovato non solo spazio per le nostre lotte, ma perché Domani ci ha ridato speranza in quel giornalismo libero e coraggioso sempre più minacciato nel nostro paese. Troviamo ogni giorno, leggendolo, contributi di grande spessore tecnico, umano e morale. Troviamo in questa testata giornalistica, lo spazio non frettoloso e le riflessioni profonde di editorialiste ed editorialisti scomodi che da tempo avremmo voluto vedere sulle pagine di quotidiani a distribuzione nazionale.
Domani sta costruendo con giornalisti e giornaliste appassionati non solo una informazione capace di non far sconti a nessuno, di chiedere e non solo di replicare, di indagare e non solo di raccogliere ciò che viene dato in pasto ai media. Domani sta riuscendo in un piccolo capolavoro: sta costringendo tante altre testate a ricercare voci libere, autorevoli e contro corrente con cui poter riflettere e far riflettere con umanità, rispetto, passione. Ce lo insegnano gli oltre 200 giornalisti barbaramente uccisi a Gaza, ce lo insegna ogni attivista messo in pericolo. Buon compleanno testata giornalistica Domani: che tu cresca così come già sei: libera, forte, sana, coraggiosa e femminista, naturalmente.
Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna Ong/Aps
Come Differenza Donna abbiamo guardato da subito con interesse al quotidiano Domani. In un’epoca in cui l’informazione corre veloce, diviene meno approfondita, Domani ha saputo ritagliarsi uno spazio di rigore, approfondimento e indipendenza. La vostra voce, sempre attenta e coraggiosa, rappresenta un punto di riferimento per chi cerca nel giornalismo non solo notizie, ma anche senso critico, analisi e visione.
In questi anni avete raccontato l’Italia con onestà e passione, dando spazio a ciò che altri ignoravano, accendendo luci dove molti preferivano il buio. Dando autorevolezza a chi conosce i territori e i fenomeni e rifuggendo grandi nomi con approcci teorici e lontani dalla realtà.
Che il futuro vi riservi ancora più lettori, più forza, più possibilità di incidere nel dibattito pubblico. Perché il giornalismo di qualità non è solo necessario è indispensabile.
Buon compleanno e… buona vita a Domani!
Jonathan Bazzi, scrittore
Il primo articolo che ho scritto per Domani fu anche uno dei miei primissimi su carta: era il settembre del 2020 e la mia vita, per una serie di felici circostanze editoriali, cominciava finalmente a somigliarmi. Si trattava di un reportage sulla ripresa della scuola a Rozzano, la periferia milanese in cui sono cresciuto, dopo la prima grande ondata pandemica. Uscì e magicamente la presentazione del mio primo libro, prevista da lì a poco proprio alla biblioteca di Rozzano, fu cancellata. Diverse volte, in questi cinque anni, ho avuto la possibilità di sperimentare, andare fino in fondo, dire la verità, anche quando prendeva la forma di una fantasia narrativa. Grazie a Stefano Feltri prima, e ora a Emiliano Fittipaldi, ma soprattutto grazie a Beppe Cottafavi, responsabile delle pagine culturali, con cui più spesso intreccio i pensieri e le idee per i pezzi: è importante avere uno spazio così. Un laboratorio allo stesso tempo serio e lieve, libero e meticoloso: è una grande boccata d’ossigeno, per ogni editorialista, ogni autore prestato ai giornali. È bello guardarsi indietro, vedere le confessioni impudenti, le meditazioni disinteressate alla polarizzazione, il dibattito suscitato, ma ancor di più lo è immaginare ciò che sarà, gli impulsi e le parole future. Stare in ascolto del mondo, e provare a tracciare ipotesi sulla sua anatomia e il suo stato vitale, senza paura di scontentare, cambiare idea, introdurre nuove variabili: difficile, di questi tempi, chiedere di meglio.
Giacomo Baggio, attivista di Ultima Generazione
Nell’estate del 2024, quasi un anno fa, ricevevo la richiesta di sorveglianza speciale da parte della Questura di Roma.
Ma prima di raccontarvi di quando ho incontrato la redazione di Domani, mi presento.
Sono Giacomo Baggio, vivo a Milano e non sono né un mafioso, né un terrorista.
Sono un attivista di Ultima Generazione, movimento ambientalista che organizza campagne di disobbedienza civile nonviolenta per contrastare l’inazione del nostro governo sui temi della crisi climatica e sociale.
Vi starete (anzi spero) chiedendo perché la Questura di Roma abbia richiesto una misura cautelare che prevede l’obbligo domiciliare dalla 20 alle 8, l’impossibilità di partecipare a qualsiasi tipo di manifestazione (anche alle processioni religiose) per la durata di due anni.
Cosa ho fatto? Mi sono seduto in mezzo alla strada per parlare con le persone. Per chiedere di fare delle scelte radicali in un momento storico critico come quello contemporaneo.
Vi sembra normale? A me no, ma questo forse conta poco. Quello che conta è che non è sembrato normale nemmeno alla redazione di Domani, che qualche giorno prima del processo ha voluto incontrarmi per un’intervista.
Il telefono squilla: «Ciao Giacomo, sono Nello, giornalista di Domani. Ho letto della tua storia e vorrei fare un reportage». Una settimana dopo sono a Roma, il giorno prima del processo, e mi trovo in via Barberini 86.
L’intervista non ve la racconto, potete trovarla sul sito del giornale.
Quello che vi voglio dire in queste poche battute è che a Domani ho trovato un posto dove poter parlare, discutere e affrontare criticamente temi che spesso vengono tralasciati o trattati con estrema superficialità. Buon compleanno!
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