Domani compie cinque anni. Nell’occasione, abbiamo pubblicato la nuova homepage del sito. È il primo restyling, ma questa novità non è un traguardo. È piuttosto una tappa in un percorso di crescita tecnologica che ci consentirà di realizzare i prossimi cambiamenti.

Siamo partiti dalla home perché innanzitutto è la “casa” delle nostre abbonate e dei nostri abbonati, il luogo in cui si rimette in fila tutto il lavoro della giornata. Le notizie, certo, le inchieste, le analisi e i commenti. Ma anche i podcast, le newsletter, le docu-inchieste come Riparati che presenteremo proprio oggi sul nuovo sito.

La nuova homepage

Niente paura: il rischio di spaesamento sarà minimo. La nuova homepage è soprattutto una semplificazione di quella attuale, a colpo d’occhio avrà meno testi e più immagini. Sarà più comprensibile perché esprimerà più chiaramente i blocchi tematici che la compongono. Darà maggiore visibilità alle inchieste, ai podcast e allo sport. Il menù renderà più semplice navigare tra le sezioni, gli speciali e le aree dedicate ai servizi per abbonate e abbonati. Al contrario di molte ristrutturazioni grafiche, le novità saranno più evidenti da mobile, dove abbiamo tentato di ribellarci almeno un po’ – attraverso colori e dimensioni – all’appiattimento inevitabile imposto dallo schermo del cellulare.

Comunità

Di per sé, l’idea della homepage come “casa della comunità di lettrici e lettori” è già un pensiero radicale, in un’epoca che tende alla polverizzazione dell’attenzione, all’interno di un ecosistema social che penalizza le notizie e il giornalismo professionale, in un’infosfera che mescola il vero e il falso, l’intelligenza organica e quella artificiale, l’originalità e il così fan tutti. In quest’era, cos'è la nostra home se non un approdo, un pianeta sicuro in una galassia entropica?
E poi “comunità” è una di quelle parole dai tratti sbiaditi, intrisa di retorica, soprattutto se seguita dall’aggettivo “digitale”. Per recuperare questo concetto dalle nebbie dell'indeterminatezza servono pratiche concrete, stabili, persino ostinate. Per esempio: anche al prossimo evento di autunno incontreremo i lettori dal vivo.

I Caffè del direttore sono un appuntamento irrinunciabile in tutte le iniziative nelle città. Da cui nascono idee, discussioni, confronti, cambiamenti. Ci piacciono, ci servono, tanto che i caffè sono diventati appuntamenti digitali fissi, in cui gli abbonati discutono da remoto con il direttore e la redazione delle scelte e della linea del giornale. L’opinione di chi ci segue viene stimolata attraverso la newsletter quotidiana per abbonate e abbonati. I risultati sono estremamente istruttivi, a volte sorprendenti. Come è stata una sorpresa scoprire che i “Cosa ne pensano i lettori di Domani di…” sono in genere tra gli articoli più letti.
Sarebbe però fuorviante immaginare un’unica grande comunità di lettrici e lettori. Perché anche tra chi ci legge ci sono le comunità al plurale, ciascuna con interessi e bisogni, al massimo accomunate da un progetto di buon giornalismo attento alla coerenza. Esistono cioè bisogni d’informazione specifici all’interno di un più generale interesse a un certo tipo di informazione e approfondimento. Di recente, a una “chiamata” sul progetto Areale – la newsletter e il podcast di Domani sull’ambiente – hanno risposto con dovizia di argomenti quasi mille lettori. Seguiremo i consigli più interessanti, tenendo conto che l’88% di chi ha risposto consiglierebbe già Areale a un amico con un punteggio di 7 su 7. Ai bisogni specifici di comunità verticali risponde la varietà dei nostri contenuti, le nuove newsletter tematiche Resistenze (diritti), Tempo pieno (scuola) e Cibo che si sono aggiunte a In contraddittorio (giustizia) e Deutsche vita (Germania).

Un’idea di mondo

Ci sono altri bisogni da comprendere. E incontrare lettrici e lettori è l’occasione per fare le domande fatidiche: cosa vi serve? Cosa vi piace? Cosa no? Perché ci scegliete?

Intanto le stesse parole “lettrici” e “lettori” sono diventate da tempo problematiche. Intorno a un giornale ci sono persone che non hanno voglia o tempo di leggere. Che preferiscono guardare un video – formato in cui sempre più spesso decliniamo le nostre inchieste. O ascoltare un podcast: di recente si è conclusa la seconda stagione di Per questi motivi, sui processi che hanno cambiato la società italiana. Mentre lavoriamo – dopo un’estate di presentazioni in tutta Italia – alla seconda stagione di Gattabuia, il nostro viaggio “immersivo” nelle carceri.

Carceri, giustizia, diritti, ambiente, scuola pubblica e informazione libera però sono concetti che aggregano una certa idea di società e di futuro; e si contrappongono a un’altra. Forse alla fine l’espressione “comunità di lettrici e lettori” non è così sbagliata. E allora oggi abbiamo una ragione in più per celebrare.

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