Chat su incarichi di governo, scambi di cortesie per «trovare i biglietti» delle partite di serie A, feste pagate in campagna elettorale. Un rapporto solido e intimo tra l’uomo sospettato di essere vicino ai clan e accusato di sequestro di persona e il potente politico della Lega nel Lazio nonché sottosegretario all’Economia del governo Draghi: Claudio Durigon, braccio destro di Matteo Salvini, che prima di questo ruolo era il potente sindacalista a capo dell’ Ugl.

Negli ultimi giorni sono state chieste le sue dimissioni, dopo che la testata online Fanpage aveva diffuso un video in cui Durigon, ripreso in strada, in pieno delirio di onnipotenza sosteneva che il generale della guardia di finanza che indaga sui commercialisti del partito di Salvini ( i due contabili sotto processo a Milano per aver sottratto soldi pubblici alla regione) l’hanno messo loro, cioè il partito, perciò non avrebbero avuto nulla da temere.

Una frase buttata lì dal sottosegretario, che stride con la realtà: l’inchiesta sui professionisti della Lega ha scoperto flussi di denaro imponenti e i due fedelissimi di Salvini sono imputati e ai domiciliari. Insomma, se l’obiettivo era controllare quell’inchiesta, come dice Durigon, è miseramente fallito. Ma tanto è bastato a scatenare un putiferio, oscurando la vera notizia che riguarda il leghista laziale: la sua campagna elettorale è stata pagata anche da un professionista di Latina, vicino ai clan e sotto inchiesta per sequestro di persona.

Una notizia, rivelata da Domani un mese fa e ripresa da Fanpage, che non ha indignato i partiti che in queste ore hanno chiesto le dimissioni di Durigon per le frasi sul «generale della finanza» e non per i rapporti con l’ambiente di Altomare. Documentati, invece, sono i rapporti e il sostegno elettorale ricevuto dalla Lega e Durigon dall’uomo che ha avuto rapporti con la mafia di Latina. Documenti che Domani ha potuto leggere. Sono chat, inviti, pagamenti per buffet: il contesto è la campagna elettorale del 2018, il 4 marzo di quell’anno la Lega otterrà il 17 per cento, Durigon verrà eletto e il partito a giugno sarà forza di governo insieme ai 5 Stelle.

Il profilo del sostenitore di Durigon

Torniamo al primo semestre del 2018. Durigon è la figura scelta da Salvini per costruire il consenso della Lega nel Lazio. Per lui, infatti, era pronto un posto nel governo, sottosegretario al Lavoro nel governo Conte uno.

La scalata di Durigon è tuttavia segnata da relazioni pericolose allacciate nel suo feudo, Latina, dove è stato candidato ed eletto. Tra le frequentazioni c’è anche quella con Natan Altomare, professionista coinvolto in un’inchiesta per i rapporti con il clan Di Silvio, feroce gruppo della mafia locale. Altomare, intercettato mentre parla con il padrino, da quel processo è stato assolto, ma pochi anni dopo, nel 2020, è di nuovo protagonista della cronaca giudiziaria: è agli arresti domiciliari per un’indagine della procura antimafia di Roma guidata da Michele Prestino in cui è indagato per sequestro di persona. È stato sentito dai pm, che hanno acquisito documenti, chat e raccolto la sua versione. 

L’inchiesta ultima si chiama “Dirty glass”: è la fotografia di un sistema imprenditoriale che acquisiva società in difficoltà, corrompeva persone nella pubblica amministrazione e sfruttava relazioni con le forze dell’ordine per ottenere informazioni riservate. Un sistema che non si faceva scrupolo, quando necessario, di affidarsi anche a uomini legati al crimine organizzato, i Di Silvio per l’appunto.

Insieme ad Altomare il principale indagato è Luciano Iannotta, imprenditore e fino all’arresto presidente di Confartigianato Latina. Negli atti dell’inchiesta c’è la sequenza in presa diretta del sequestro: «Forte rumore di schiaffi», si legge nei documenti degli investigatori. Le due vittime vengono interrogate, Iannotta, alla presenza di Altomare, dice: «Ammazza uno dei due… chi te pare scegli, ambarabaciccicocò». Silenzio, e poi l’urlo di Altomare: «Mi sono fatto la galera per un amico… cazzo». Segue, scrivono gli inquirenti, «rumore di percosse». Il giudice chiarisce i ruoli: «Iannotta sparava colpi d’arma da fuoco vicino al volto (della vittima ndr) mentre Altomare, che si vantava di essere state in galera, percuoteva l’altra». Il sequestro è organizzato a maggio 2018, due mesi dopo la fine della campagna elettorale alla quale la coppia Altomare-Iannotta ha contribuito. La campagna elettorale, cioè, che ha portato al trionfo di Durigon.

Chat e feste

Domani ha letto i messaggi che il sottosegretario ha scritto ad Altomare, ha visto le foto dei pranzi, ma anche i preventivi dei buffet che Altomare ha pagato per le feste elettorali di Durigon e del partito.

Almeno due serate, una durante la campagna e una appena dopo l’elezione del capo della Lega laziale. Su una delle locandine che annunciavano la festa si legge: «Chiusura campagna elettorale» con il volto di Durigon stampato sul volantino e l’invito: «Vi aspetto». Ma è il locale scelto dal leghista a essere centrale in questa storia: lo “Chaletcafe”, di proprietà di Altomare, il professionista accusato di sequestro di persona ha pagato anche buffet, locale e musica. Tutto scritto e custodito da Altomare.

Il sostengo di Altomare e Iannotta sarà decisivo per l’elezione di Durigon, insieme rappresentano categorie produttive del territorio. Il voto del 4 marzo ha permesso la formazione di un nuovo governo. L’incertezza politica diventa tema di dibattito tra Durigone e Altomare. Il 27 maggio Altomare scrive nella chat di WhatsApp al futuro sottosegretario leghista: «Insomma l’abbiamo presa in culo, questo rifà un altro governo tecnico?». Durigon risponde: «È una pazzia». Altomare: «Claudio ti chiama Luciano (Iannotta, poi arrestato, ndr) il mio capo se stai a Latina, incontratevi voleva condividere con te alcuni progetti Confartigianato».

La replica di Durigon è un lancio di agenzia, Salvini annuncia che il governo si farà. Altomare, incuriosito, scrive: «Ma Giorgetti niente ministero?». E Durigon anticipa scelte future: «Sottosegretario alla presidenza». È il 31 maggio e Durigon svela ruoli e incarichi all’amico, che chiede: «Ma in quale segreteria mi metti?», il leghista ribatte: «A te ti metto nel gabinetto, o meglio nel cesso».

Tra risate e cuoricini sulle chat il governo prende forma e i ministri giurano il primo giorno di giugno. Tre giorni più tardi Durigon e Altomare si danno appuntamento per pranzare insieme a Roma. Il 4 giugno si sentono per organizzare un incontro nell’ufficio di via Botteghe Oscure nella sede del partito. 

Non solo politica

Durigon e Altomare non si confrontano solo su temi politici. Parlano anche di sport, come trovare, per esempio, i biglietti della partita Lazio Inter. Il 20 maggio 2018 si gioca la partita allo stadio Olimpico. Altomare chiede a Durigon: «Ma due biglietti per Lazio Inter?». Durigon risponde: «Li ho già chiesti per altre due persone, se me lo dicevi prima, io non vado, bisogna chiederlo prima». «Un abbraccio, buona serata amico mio», scrive l’amico professionista di Latina. «Notte», si congeda il leghista. 

Durigon ha giurato da sottosegretario il 13 giugno 2018. Da quel momento i rapporti tra i due si interrompono. Il politico abbandona l’amico al suo destino. Troppo ingombrante per lui che è diventato uomo di governo. Domani aveva contatto Durigon per chiedere una replica sui rapporti con Altomare: «Condivideva la nostra stessa passione politica e ci siamo ritrovati nella campagna elettorale, non conosco i dettagli personali...Riguardo alle feste di cui mi chiedete ho solo partecipato ma non conosco i dettagli», aveva confermato il leghista, ma non aveva voluto aggiungere ulteriori dettagli, che ora emergono dalle chat tra i due.  

01/10/2019 Roma. Rai. Programma televisivo Porta a Porta, nella foto Claudio Durigon della Lega

La versione di Altomare

Natan Altomare, difeso dall’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, è dunque il professionista sospettato di vicinanza ad ambienti dei clan. Ha più volte evidenziato che prima di quell’inciampo giudiziario era un professionista con due lauree e una carriera avviata. La sua difesa: dice che è stato tirato in ballo solo per amicizie di infanzia, come quella con Gianluca Tuma. Ma anche da intercettazioni, una sostiene Altomare, con il boss di Latina, Costantino Di Silvio, detto Cha Cha.  

Altomare ha spiegato agli inquirenti che con Di Silvio si era relazionato solo per difendere un cugino vessato. La tesi in pratica è che i contatti con il clan erano dovuti e che a Latina è prassi, li avevano in tanti, perché i Di Silvio comandavano ovunque.

Altomare anche nella nuova inchiesta, è accusato di sequestro di persona, conta di dimostrare che è stato una vittima. Il 12 maggio è prevista la decisione sul giudizio abbreviato condizionato, chiesto dall'avvocato, per eventualmente confrontarsi con le due vittime. La procura, al contrario, lo ritiene complice di un sequestro di persona insieme al suo datore di lavoro Luciano Iannotta, arrestato nella stessa inchiesta.

Durigon sapeva dei trascorsi di Altomare. Era a conoscenza dei suoi contatti con i boss, ma ha deciso di frequentarlo, farsi pagare le feste, rivelare notizie inedite sul governo in via di formazione. Poi una volta diventato sottosegretario sostenuto da Salvini rompe ogni rapporto. 

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