Il 6 gennaio del 1980 il presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella, sale a bordo della sua Fiat 132 insieme alla sua famiglia. Pochi attimi dopo, in via della Libertà a Palermo i killer si avvicinano all’autovettura e sparano diversi colpi di pistola. Il resto è impresso nelle immagini della fotografa siciliana Letizia Battaglia giunta sul luogo. Il suo scatto in bianco e nero ritrae l’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accovacciato di fianco all’auto con in braccio il corpo del fratello martoriato dai proiettili e circondato dalla folla.

Fin da subito le indagini della Procura di Palermo seguono la pista nera, dopo la testimonianza di Irma Chiazzese che aveva riconosciuto nella figura di Giuseppe Valerio Fioravanti il killer “dagli occhi di ghiaccio” che assassinò suo marito. Insieme a Fioravanti venne indagato anche Gilberto Cavallini, ma entrambi furono assolti dalle accuse che virarono verso i boss di Cosa Nostra. Dopo l’uccisione del giudice Giovanni Falcone i collaboratori di giustizia Tommaso Buscetta, Gaspare Mutolo e Francesco Marino Mannoia avevano additato la morte di Piersanti Mattarella come un assassinio esclusivamente mafioso.

Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia, Michele Greco, Nenè Greci e Bernardo Brusca furono identificati come i mandanti dell’assassinio e condannati all’ergastolo. Tuttavia, ad oggi gli esecutori materiali e i mandanti esterni sono ignoti e restano ancora parecchi dubbi sull’assassinio Mattarella, tanto che la Procura di Palermo ha riaperto le indagini nel 2018.

Il ricordo di suo nipote

«Già dopo l'omicidio le indagini avevano fatto emergere qualche traccia di infiltrazioni che non fossero solo mafiose. Ma forse, ai tempi, anche dal punto di vista della ricostruzione storica, non sembrava possibile che un omicidio potesse essere commesso non solo da membri di Cosa nostra. Una circostanza che è, invece, emersa con chiarezza negli ultimi anni di storia giudiziaria» ha affermato Piersanti Mattarella jr, nipote dell’ex presidente della Regione Sicilia, in una intervista rilasciata ad Adnkronos. Piersanti non era ancora nato quando suo nonno venne ucciso, ma rivive i ricordi della sua figura attraverso le parole dei suoi conoscenti: «Mi è capitato di avere conosciuto vecchi collaboratori o amici di nonno e quando vedo l'emozione forte in loro capisco che mio nonno ha lasciato oltre che ricordi positivi anche degli ideali e dei bei valori».

Una volta eletto, Piersanti Mattarella aveva utilizzato un approccio più trasparente in materia di appalti e urbanistica, dando filo da torcere alla speculazione edilizia di Cosa Nostra e degli imprenditori collusi con i boss siciliani.

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