«Nel nostro paese si parla tanto di inverno demografico ma non vengono finanziate politiche pubbliche volte a contrastarlo come, ad esempio, la congelazione degli ovuli. Preservare la propria fertilità è ad oggi un privilegio per pochissime. Per questo ci siamo riunite, per lanciare una petizione nel nostro paese e dire: il servizio sanitario nazionale dovrebbe garantire la crioconservazione gratuita a tutte», dice Marta Nicolazzi, una delle fondatrice del collettivo e osservatorio Stiamo Fresche, che ha appena lanciato una campagna di sensibilizzazione per la crioconservazione degli ovociti dal titolo “Congeliamo gli ovuli, non i diritti”.

La crioconservazione degli ovociti

Per crioconservazione degli ovociti si intende una pratica medica che permette alle donne di preservare le proprie cellule riproduttive femminili in modo da avere la possibilità di programmare una gravidanza e, quindi, estendere l’arco temporale in cui è possibile rimanere incinta.

Dopo una stimolazione ovarica, gli ovuli vengono prelevati e conservati a temperature molto basse nell’azoto liquido, sostanza che li mantiene inalterati nel tempo. In media l’operazione costa 7mila euro a cui vanno aggiunte le spese di mantenimento annuali. «Sono diversi e personali i motivi che portano le donne a considerare la possibilità di congelare i propri gameti. Partiamo dalla sfera medica. Sono tante le casistiche che possono indurre una donna a voler preservare la propria fertilità. Affrontare un tumore, convivere con una malattia cronica come l’endometriosi, soffrire di cisti ovariche o di menopausa precoce. Questi sono solo le più comuni che di certo non restituiscono l’intera rosa delle possibilità», spiega Nicolazzi.

«Eppure, nonostante si stia parlando di salute pubblica, nonostante la crioconservazione per la patologie prima citate sia l’unica possibilità per preservare la fertilità ad oggi solo le pazienti oncologiche possono crioconservare i propri ovuli gratuitamente. Certo, sempre se vengono avvertite in tempo. Alcune ci hanno riferito che non erano state avvisate e quando l’hanno saputo era troppo tardi», aggiunge.

Prevenzione

Non esiste un registro nazionale della crioconservazione, motivo per cui è difficile dire con chiarezza per chi, dove e a fronte di quali condizioni mediche c’è la possibilità di congelare i gameti a prezzo calmierato. «Non a caso, il nostro collettivo si propone di fare due cose», continua l’attivista, «la prima: raccogliere dati. Abbiamo lanciato un questionario a cui hanno risposto in pochi mesi quasi 750 persone. La seconda: chiedere alle persone di firmare una petizione che abbiamo lanciato su Change.org. Vorremmo che la crioconservazione ovocitaria venga riconosciuta come uno strumento di prevenzione e che fosse garantita dal Servizio Sanitario nazionale».

L’indagine condotta dal collettivo Stiamo Fresche ha, tra le altre cose, individuato quali sono le campagne attive sul territorio italiano volte a tutelare la fertilità con la crioconservazione degli ovuli. Sono poche e frammentate.

Nella regione Lazio e Sicilia sono state depositate due proposte di legge mentre la Puglia è l’unica regione italiana che ha approvato e finanziato un contributo economico rivolto ai residenti tra i 27 e i 37 anni che abbiano un Isee inferiore ai 30mila euro. Il contributo è rivolto anche a chi non ha alcuna patologia ma lo fa per motivi personali «che, spesso, se ascoltati, scopriamo non essere poi così personali. Certo, c’è chi non ha trovato ancora un partner, ma soprattutto c’è chi non ha un lavoro stabile, chi non ha una casa, chi non ha un salario dignitoso. I motivi per cui non facciamo figli sono questi e sono condizionati dalla struttura sociale ed economica del nostro paese», dice Sofia Ferracci, attivista del collettivo.

«Quando noi diciamo che crioconservare gli ovociti dovrebbe essere lo strumento principale del nostro paese per contrastare l’inverno demografico lo diciamo perché sappiamo che i problemi che hanno portato l’Italia ad avere un tasso di fecondità dell’1,18, minimo storico, sono tutti strutturali. Significa che se qualcuno volesse davvero alzare i salari, finanziare progetti di edilizia sociale o abolire le false partite Iva, cosa che ad oggi non sembra neanche in discussione, si vedrebbero comunque i benefici tra qualche anno. Nel frattempo si riesce, forse, ad abbandonare la precarietà superati i 40 anni cioè quando non siamo più fertili. Che poi diciamocelo, tutta questa preoccupazione dei governi per i pochi nati è solo economica: tra poco non sapremo più come pagare le pensioni. Vogliamo una soluzione capace di mitigare la denatalità italiana adesso? Ve la diamo noi: crioconservazione degli ovociti per tutte le under40, gratis, ora. La Francia lo ha fatto, lo possiamo fare anche noi», conclude Ferracci.

Secondo i dati raccolti da maggio a ora con il questionario anonimo online del collettivo Stiamo Fresche, c’è molto interesse: più di 2 persone su 3 sono favorevoli alla crioconservazione per motivi sociali. Al contempo, però, di queste solo il 40 per cento di loro ha pensato seriamente di farlo e appena 56 su 740 che hanno partecipato al questionario hanno già crioconservato i propri gameti.

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