Il disegno di legge promette di «dare una possibilità di vita», un’idea che arriva dai movimenti anti-abortisti. Potrebbe essere la strada per conferire personalità giuridica agli embrioni, una manovra collaterale per minare i diritti delle donne e la libertà di ricerca. Federica Di Martino: «Siamo all'equiparazione di un embrione a un "possibile bambino"»
Ci stava pensando da un po’, ha confessato la ministra alla Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella dichiarando che entro un mese sarà pronto il disegno di legge sull'adozione degli embrioni crioconservati in stato di abbandono. «Da tempo avevo in mente di realizzare questa idea». L’idea arriva dal 2005, porta la firma di Carlo Casini, già presidente del Movimento per la Vita di cui lei stessa è stata promotrice. Un pensiero accarezzato dalla stessa Roccella nel 2010, quando era sottosegretaria al ministero della Salute per il governo Berlusconi. Adesso, da uno scranno più alto è convinta di poterla realizzare. La rilancia nel giorno in cui il medico Sergio Alfieri, direttore del Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche del Policlinico Gemelli, ha rivelato al Corriere della Sera che Papa Francesco gli aveva chiesto di occuparsi degli embrioni abbandonati, affermando: «Sono vita, non possiamo consentire che siano utilizzati per la sperimentazione oppure che vadano persi. Sarebbe omicidio».
Di cosa parliamo
L’obiettivo dichiarato è quello di offrire una possibilità di vita agli embrioni, evitando la loro distruzione. Per “adottare un embrione” si intende ricevere in dono un embrione crioconservato (cioè congelato) da un’altra coppia che ha fatto ricorso alla fecondazione assistita e si è trovata nelle condizioni di non utilizzarlo. Durante un trattamento di fecondazione assistita, spesso vengono creati più embrioni di quelli che si trasferiscono subito nell’utero. I restanti possono essere congelati per usi futuri. Se quella coppia ha concluso il proprio percorso riproduttivo (per esempio, ha già avuto figli o non desidera più provare), può scegliere di donarli. Un’altra donna (che magari non può avere figli con propri ovuli) può ricevere uno di quegli embrioni, impiantarlo nel proprio utero e portare avanti la gravidanza.
I dati più recenti disponibili sono del 2011, aggiornati al 2016: in Italia si contavano circa 10.000 embrioni considerati “abbandonati”: 3.862 embrioni con rinuncia esplicita all’impianto da parte di 939 coppie, 6.279 embrioni per i quali non è stato possibile rintracciare la donna che ne aveva disposto la crioconservazione. Non si sa quanti di questi embrioni fossero affetti da patologie. Per loro potrebbe scattare la donazione alla ricerca, ma la legge sulla procreazione medicalmente assistita lo vieta.
Nel 2009, una sentenza della Corte Costituzionale ha eliminato il limite di tre embrioni da produrre e impiantare per ciclo, lasciando ai medici la decisione sul numero di embrioni da creare. Tuttavia, la crioconservazione degli embrioni rimane consentita solo in casi eccezionali.
La proposta di legge
La proposta, elaborata congiuntamente dai ministeri della Famiglia, della Salute e della Giustizia, punterebbe a consentire "l’adozione” degli embrioni abbandonati da parte di coppie che desiderano avere figli. «Sarà una proposta per la vita» ha commentato Roccella. A cui ha fatto eco la capo di dipartimento della Prevenzione al ministero della Salute, Maria Rosaria Campitiello, parlando «di un grande atto di solidarietà che lo Stato fa per le coppie, rappresentandola soprattutto come una possibilità di vita per gli embrioni crioconservati. Significa dare una possibilità di vita alle vite sospese».
Una visione che preoccupa scienziati, giuristi e chi da anni lotta per l’autodeterminazione. Le critiche principali riguardano l’attribuzione di personalità giuridica agli embrioni, la composizione delle commissioni ministeriali e le possibili limitazioni alla ricerca scientifica. Per Federica di Martino, psicoterapeuta e fondatrice del progetto “Ivg, ho abortito e sto benissimo”: «Ci troviamo di fronte all'ennesimo attacco delle destre al diritto di aborto e autodeterminazione sui corpi attraverso manovre politiche collaterali che svuotano dall'interno la legge 194 e il diritto di scelta delle donne e delle libere soggettività sui loro corpi». Il motivo, spiega Di Martino è «l'equiparazione di un embrione a un "possibile bambino"», una possibilità che «rientra a pieno titolo in quella che è la strategia politica delle destre che da anni mirano, attraverso le varie campagne antiabortiste e le politiche di deterrenza sui diversi territori, a sminare la prevalenza del diritto di scelta sul proprio corpo, attribuendo al feto e all'embrione».
La personalità giuridica
Raggiunta dal Domani Filomena Gallo, segretaria nazionale Associazione Luca Coscioni, ha invece ricordato che «non possono essere adottati perché solo i bambini in stato di abbandono, per legge, possono essere adottati. Non delle cellule. Le cellule, nelle normative italiane e europee, sono equiparate ai tessuti e, se idonee, si donano, ma non possono avere personalità giuridica. Attribuire personalità giuridica alle cellule, cambiando il codice civile (art. 1) che subordina tale capacità all’evento nascita, significherebbe bloccare i trapianti, le tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma), e le interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg)». E aggiunge: «Dall’ultima relazione al Parlamento sull’applicazione della legge 40 del 2004, e relativa all’anno 2022, è emerso che sono state oltre 7.000 le diagnosi genetiche preimpianto effettuate in Italia e da cui sono nati 1.713 bambini. In questi ultimi 21 anni di legge 40 c’è un numero di embrioni non idonei per una gravidanza che non conosciamo, anche per loro occorre decidere a cosa destinarli. I ricercatori nel resto del mondo utilizzano questi embrioni per la ricerca di cure a malattie oggi incurabili, in alcuni casi sono già in fase clinica, dare speranza ai tanti malati rispettando il loro diritto alla cura dovrebbe essere un impegno delle nostre istituzioni».
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