Chi in questi mesi arriva a Cortina d’Ampezzo s’imbatte in un quadretto emblematico delle Olimpiadi invernali 2026. Passando sotto il ponte che sovrasta il centro della città si costeggia un cantiere, piazzato in piena curva. I lavori in quel punto della città vanno avanti da un po’. La fretta di portarli a compimento non è un imperativo, se si pensa che facevano parte delle opere pianificate per i mondiali di Sci celebrati dal 8 al 21 febbraio del 2021.

E poiché ormai i tempi di consegna sono abbondantemente saltati, inutile lasciarsi prendere dalla frenesia. I lavori termineranno quando avranno da terminare e la sola certezza è che per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 saranno terminati. Ma il cantiere infinito non è il solo elemento caratterizzante del quadretto.

C’è anche il dettaglio dei quattro cerchi allineati che campeggiano nell’arcata, sotto la scritta “Cortina”. Un dettaglio che induce erroneamente a pensare si tratti di un riferimento ai giochi, ciò che è capitato a molti siti web ma anche al programma di Rete 4 “Donnaventura”. Errore clamoroso, dato che i cerchi olimpici sono cinque e per di più disposti su due linee. In realtà quei quattro cerchi che s’intersecano in sequenza rappresentano il logo della casa automobilistica Audi, che col comune di Cortina ha un rapporto di partnership costituito in vista dei mondiali di sci 2021 e rinnovato giusto lo scorso gennaio.

Il cerchio mancante

Foto LaPresse

Il clamoroso errore d’interpretazione ha qualcosa di freudiano. La simbologia di quel cerchio mancante è evocativa, col rischio di essere pure profetica. Le Olimpiadi invernali 2026 sono in ritardo su tutto. E di questo ritardo il territorio porta uno dei segni più evidenti: la pista di bob intitolata a Eugenio Monti, gloria dello sci nazionale e campione di bob nonché orgoglio per la comunità locale, da Gianni Brera soprannominato “il rosso volante”.

Sede delle gare di bob in occasione delle precedenti Olimpiadi invernali tenute a Cortina (1956), la pista è stata luogo di gare epiche e anche location per un episodio della saga cinematografica dell’agente 007. Sul tracciato vennero girate alcune scene di Solo per i tuoi occhi (1981, l’epoca in cui l’agente segreto di sua maestà con licenza di uccidere era impersonato da Roger Moore) e in quella circostanza perse la vita lo stuntman ventitreenne italiano Paolo Rigon.

Ma dal 2008 la pista è chiusa e lasciata andare in rovina. Il comune di Cortina ritenne troppo costosa la gestione. Ciò che comportò la rinuncia a ospitare i mondiali di bob del 2011 (già assegnati e spostati d’urgenza a Königssee, Baviera), dopo che già nel 2007 la pista era stata esclusa dalla possibilità di accogliere le gare della Coppa del mondo di skeleton per non essere stata adeguata agli standard richiesti dalla disciplina. Questo impianto inattivo da quattordici anni è al centro del progetto olimpico 2026. Con tutte le contraddizioni che derivano da una scelta così azzardata.

I giochi del Doge

Se c’è una cosa che va riconosciuta al governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, è il vezzo di parlare con una schiettezza talmente fuori dalla norma da risultare talvolta caricaturale. Come se il Doge di tutte le Venezie fosse impegnato in un’estenuante gara con l’imitazione che di lui ne fa Maurizio Crozza tutti i venerdì sera. E proprio sul tema della pista Eugenio Monti il governatore ha piazzato un numero da gag, quando nell’annunciare le opere di riqualificazione dell’impianto ha affermato: «Oggi ridiamo vita a un cadavere eccellente».

E dopo averla annunciato così, Zaia ha illustrato i dettagli di un’opera che costerà alle finanze pubbliche 61 milioni di euro, cinque dei quali a carico della regione Veneto. Soldi che serviranno, secondo il governatore, a riqualificare la pista esistente e a renderla utilizzabile anche per quelle di skeleton e slittino.

Messo in questi termini sembrerebbe soltanto l’impegno di un presidente di regione in favore di un’opera cruciale per la riuscita dell’appuntamento sportivo. Ma in realtà è molto di più. Perché saranno anche le Olimpiadi di Milano-Cortina ma in realtà sembrano proprio i giochi del Doge, che di tutti gli attori politici e sportivi coinvolti in questa partita è in assoluto il più attivo, impegnato com’è a dimostrare che Cortina e il Veneto non siano territori di complemento rispetto a Milano e alla Lombardia. E così Cortina e la sua pista compongono il pilastro fondamentale di una campagna politica prima che sportiva. Costi quel che costi.

Rischi ambientali e fattibilità

Foto AGF

Sull’impianto che Zaia fortissimamente vuole si sono concentrate le perplessità dei comitati locali e delle associazioni ambientaliste. Partono dal seguente assunto: quello previsto dal governatore non è il rifacimento della vecchia pista, ma piuttosto la realizzazione di una pista nuova. Un intervento massiccio che comporterebbe smantellamento e smaltimento del “cadavere eccellente”, e la successiva realizzazione del nuovo circuito. La cui eredità rischia di essere una zavorra per l’ente che si troverà a gestirla dopo la conclusione dei giochi 2026. Una beffa per il territorio, oltreché una palese contraddizione rispetto all’annuncio sulle Olimpiadi a basso impatto ambientale.

Uno studio riservato, commissionato dalla regione Veneto alla società di consulenza Dba Pro (costato 89mila euro e consegnato lo scorso autunno), stima in 400mila euro la perdita annua per la gestione dell’impianto. Il documento era dedicato a valutare tre piani alternativi di sviluppo territoriale legati ai giochi 2026.

Accanto alla riqualificazione della Eugenio Monti figuravano le ipotesi di spostare le gare sulla pista di Innsbruck o di realizzare un parco ludico-sportivo sui giochi, la cui gestione sarebbe stata ulteriore aggravio per le finanze pubbliche. Di fatto, due alternative che per motivi diversi godevano di cattiva propaganda, buone soltanto a rafforzare l’ipotesi dell’intervento sulla pista ampezzana. Senza la quale, afferma il governatore, sul terreno di Cortina rimarrebbero soltanto le gare di curling e quelle di sci femminile. 

Inoltre, Zaia insiste sulla prospettiva che la nuova pista diventi un punto di riferimento internazionale per le gare di bob, skeleton e slittino, anche sul versante paralimpico. Un esercizio di ottimismo che si scontra con le evidenze del passato recente e con le prospettive di medio-lungo termine.

Per quanto riguarda il passato, fa da monito la pista di Cesana Pariol, realizzata per le Olimpiadi invernali di Torino 2006 e lasciata in stato di abbandono dopo la conclusione dei giochi. A proposito dell’impianto piemontese il sito Voci di Cortina ha intervistato lo scorso novembre Evelina Christillin, ex presidente del Comitato organizzatore locale delle olimpiadi torinesi. Con grande onestà intellettuale Christillin ha ammesso sia stato un errore aver voluto realizzare una pista sul territorio anziché prendere in considerazione lo spostamento delle gare a La Plagne, in Francia.

Christillin ha dato un suggerimento molto chiaro: lasciate perdere, utilizzate una pista esistente. E in questo solco si inseriscono le parole dell’ex sindaco di Cesana, Lorenzo Colomb, che ha stigmatizzato la mancata presa in considerazione della pista locale come sede delle gare di Milano-Cortina 2026. Colomb ha aggiunto che rimettere in sesto l’impianto del suo comune costerebbe 15 milioni di euro, non gli 85 milioni di euro che serviranno per la Eugenio Monti.

Dimmi quando

Colomb parla di 85 milioni anziché 61. Forse un lapsus, però sta di fatto che la cifra di 61 milioni rischi di essere ottimistica. Ma è soprattutto il ritardo dei tempi a destare perplessità. Zaia continua a fare proclami e partecipare a cerimonie, l’ultima delle quali riguarda l’inaugurazione della Fondazione Cortina lo scorso 3 maggio. Ma intanto della pista non si vede segno.

Il tracciato, criticatissimo per l’impatto ambientale e per il sacrificio che potrebbe comportare per alcuni luoghi (a cominciare dal circolo del tennis) è stato rivisto un mese fa con taglio della curva di arrivo. Soprattutto, sono i tempi di realizzazione a lasciare perplessi.

È stato stimato che per smantellare la vecchia pista e realizzare quella nuova servirebbero 19 mesi lavorativi. E non serve essere degli habitué di Cortina per sapere che per sei mesi all’anno le condizioni meteo non consentono di andare avanti. Sicché, facendo due calcoli, la prospettiva è già prossima al cronoprogramma d’emergenza: di mesi alla celebrazione dei giochi ne mancano 45, ma gli impianti devono essere pronti un anno prima per i collaudi, dunque entro fine 2024.

Il timer corre veloce ma intanto in regione sono ancora in attesa dello studio di fattibilità. Avrebbe dovuto essere consegnato lo scorso 31 dicembre e invece è stato appena affidato, come riferisce il bollettino ufficiale della regione veneto. L’incarico è stato conferito all’ingegner Uwe Deyle della società Planungsbüro Deyle GmbH, con sede in Stoccarda.

Lo stesso che ha progettato le piste per altri giochi invernali, compresa quella di Cesana Pariol. Costo dell’incarico è 167.232 euro. Il netto per il professionista è di 137.075,40 euro, rispetto a una base di partenza da 138.460 euro, fissata appena al di sotto della soglia di 139mila euro che impedisce l’assegnazione diretta.

Poi ci sarebbe da realizzare anche il Villaggio Olimpico, che nelle intenzioni dovrebbe essere costituito da strutture provvisorie nella vasta area della località Fiames, dove in futuro si prospetta di allocare l’aeroporto. Tutto fermo anche lì. Così come i quattro cerchi Audi, a campeggiare come un monito sul cerchio assente.

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