La chiusura della trasmissione “Non è l’arena” di Massimo Giletti è sempre più una trama di un film giallo: il ruolo dell’antimafia che indaga su Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, e quello di una foto che cambierebbe la storia del biennio stragista; la figura di Salvatore Baiardo, amico e portavoce dei mafiosi stragisti Graviano, diventato celebre per aver predetto l’arresto di Matteo Messina Denaro alcuni mesi prima in un’intervista con Giletti; lo scontro con la rete dovuto ai costi troppo alti della trasmissione e a un possibile passaggio del conduttore in Rai.

Al di là delle voci che si sono accavallate, la maggior parte rivelatesi infondate, nelle ore successive alla comunicazione ufficiale, e stringata, di La7, è utile mettere in fila i fatti fin qui certi e altri che Domani è in grado di rivelare. Intanto è bene precisare che a ora non esiste una motivazione ufficiale sul termine anticipato del programma di Giletti. La7 non ha spiegato nei dettagli le cause del divorzio.

Ospitate

Se ieri Baiardo in esclusiva su Domani ha raccontato la sua versione dei fatti («sono stato pagato per andare a “Non è l’Arena, Giletti dietro le quinte mi chiese di dire in diretta che era minacciato», ha detto, ma testimoni negano l’accaduto) oggi autorevoli fonti investigative spiegano al nostro giornale che l’incolumità di Giletti – già sotto scorta – sarebbe a rischio, e che per questo motivo è stata potenziata la protezione. Nell’inchiesta condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Firenze e dai magistrati guidati da Luca Tescaroli, Giletti è testimone e vittima di una storia incentrata anche su una vecchia foto misteriosa, un’istantanea che sarebbe prova di un ipotetico patto sporco tra pezzi di stato e della mafia stragista rappresentata dai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. È proprio il conduttore che, lo scorso dicembre, si fionda in procura a raccontare ogni particolare della fotografia che – ha detto Baiardo a Domani – il pregiudicato avrebbe mostrato al giornalista tempo fa.

La domanda è ora una: perché sospendere un professionista così esposto per le sue inchieste sulla mafia? Urbano Cairo, editore de La7, non è entrato nel merito della sua scelta. Ma ha solo detto che «Giletti ha condotto in sei anni 194 puntate di “Non è l'Arena” dove ha potuto trattare in totale libertà tutti gli argomenti che ha voluto includere quelli relativi alla mafia sulla quale ha fatto molte puntate, con tutti gli ospiti che ha voluto invitare. Gli auguro di trovare la stessa libertà incondizionata nella sua prossima esperienza televisiva o di altro genere».

Qualche altra fonte ben informata dentro l’azienda ci dice invece che la questione Baiardo sarebbe solo parallela alle altre motivazioni che avrebbero spinto la reta a sospendere Giletti. Il programma sarebbe in forte perdita, i gettoni pagati a Baiardo per le ospitate non sarebbero stati ritenuti “opportuni”, così come i rapporti con Fabrizio Corona, che tramite la società Athena avrebbe ceduto gli audio delle chat tra Messina Denaro e due pazienti ricoverati con il padrino (andate in onda su Non è l’Arena), mentre la trattativa per il rinnovo del contratto portata avanti da Cairo con l’agente del conduttore Gianmarco Mazzi (attuale sottosegretario del governo Meloni alla Cultura) non sarebbero decollati.

In molti però credono che la vicenda della sospensione nasconda altro: non si è mai visto nella storia della televisione che un programma di successo venga chiuso d’emblée a poche puntate dalla fine della stagione. «I motivi dello scontro riguardano le rivelazione e la gestione del caso Baiardo» dice chi non crede alla versione aziendale. Dagospia ha parlato di un compenso da 30mila euro ottenuti dal pregiudicato, da La7 hanno spiegato che tutto era noto e fatturato.

Berlusconi, Baiardo e Giletti

Baiardo diventa per tre puntate ospite retribuito di “Non è l’Arena”.In questo contesto, delineatosi a partire dai giorni successivi all’arresto di Messina Denaro in cui il favoreggiatore dei Graviano assume il ruolo di protagonista, Giletti acquisisce informazioni delicate.

Non tutte spendibili in diretta. Alcune sensibili a tal punto da spingere il conduttore a bussare dai magistrati antimafia di Firenze, che da due anni e mezzo stanno conducendo un’inchiesta sui mandanti esterni alle stragi di mafia del 1993, tra gli indagati ci sono Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, sullo sfondo il ruolo dei Graviano.

Giletti riferirisce in particolare l’esistenza di una foto che ritrarrebbe Berlusconi, il generale Francesco Delfino e uno dei fratelli Graviano seduti in piazza a Orta, in Piemonte. È Baiardo ad aver detto a Domani che Giletti ha rivelato la vicenda della fota, ma l’amico dei mafiosi sostiene che questa foto non esista, e che quindi è impossibile che abbia mai mostrato lo scatto a chichessia. Fatto sta che la Dia di Firenze – dopo aver sentito il conduttore – ha deciso di perquisire la casa di Baiardo alla ricerca della fotografia.

Ma perché Giletti avrebbe dovuto mentire ai pubblici ministeri? A quanto ci risulta l’aver riferito dell’esistenza di questa immagine avrebbe messo Giletti in elevato pericolo. Il generale Delfino, deceduto nel 2014, è l’uomo che anticipò l’arresto di Totò Riina mesi prima. Era proprietario di una villa vicino alle zone dove abitavano i Baiardo e i Graviano latitanti.

Esistesse la foto, cambierebbe forse un pezzo della storia del paese e di quel biennio stragista. Dopo la testimonianza di Giletti, i suoi rapporti con Baiardo si rompono. Dove va a bussare Baiardo, l’amico dei Graviano? A Mediaset, dice lui. «Indipendentemente dal gettone, lì mi garantiranno libertà», spiega a Domani. A Mediaset, di proprietà di Berlusconi, cioè il destinatario principale dei messaggi obliqui lanciati da un lustro dai Graviano? «Certo, certo», risponde.

Baiardo difende Berlusconi anche in un video su Tiktok: «Basta dire che è delinquente», spiega. Eppure, in una intervista rilasciata a Report nel 2021, Baiardo parlava proprio di rapporti anche economici tra i Graviano e Berlusconi. Il tempo passa e torna alla mente un racconto, rivelato da Domani, di quando Baiardo aveva avvicinato Paolo Berlusconi, fratello dell’allora primo ministro Silvio, per chiedergli un posto di lavoro, senza esito. Un posto di lavoro che aveva un altro sapore. A distanza di anni potrebbe riuscirci.

Nelle prossime puntate Giletti si sarebbe occupato dei rapporti dei Graviano con Marcello Dell’Utri, braccio destro di Berlusconi e già condannato per collusione con la mafia. Ora non potrà più farlo. Almeno su La7.

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