Nel suo bollettino settimanale pubblicato ieri, l’Istituto superiore di sanità avverte che l’epidemia è tornata a crescere e che l’aumento dei casi non è solo un effetto del maggior numero di tamponi realizzati nelle ultime settimane. Nel frattempo, il numero di vaccinazioni, in particolare quello di prime dosi, resta basso, nonostante l’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro.

Ricoveri e tamponi

Secondo l’ultimo bollettino settimanale dell’Istituto superiore di sanità, l'indice di trasmissione del virus Rt è arrivato a 0,96. Il dato è riferito al periodo 6-19 ottobre e gli esperti dell’Iss stimano che alla prossima misurazione, che sarà riferita alla settimana corrente, supererà la soglia di uno, che rappresenta un’epidemia in espansione.

Aumenta anche l’incidenza di nuovi casi. Nell’ultima settimana ci sono stati 46 nuovi casi ogni 100mila abitanti rispetto ai 34 della settimana precedente. Il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e delle aree mediche degli ospedali è ancora sotto controllo, ma crescono gli ingressi negli ospedali.

Se all’inizio del mese eravamo arrivati a un minimo di una decina di ricoveri in terapia intensiva al giorno, oggi abbiamo superato i trenta. Significa che l’aumento dei nuovi casi non è solo un effetto del maggior numero di tamponi fatti nelle ultime settimane, conseguenza soprattutto dall’introduzione dell’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro.

Siamo invece di fronte a un aumento dei casi gravi, come conferma anche la crescita dell’indice Rt che, scrive l’Iss nel bollettino, non è sensibile «al recente aumento del numero di tamponi effettuati, poiché tali stime sono basate sui soli casi sintomatici».

Vaccinazioni

Nel suo commento al bollettino, la cabina di regia scrive che lo strumento principale per prevenire un nuova ondata di Covid è «una più elevata copertura vaccinale». In altre parole, per contrastare l’epidemia bisogna aumentare il numero di persone vaccinate.

Ma su questo fronte le notizie non sono particolarmente buone. Dopo il record di luglio, quando sono state superate le 500mila dosi di vaccino somministrate in un giorno, le vaccinazioni sono calate per via delle ferie di agosto e per l’esaurimento delle scorte disponibili. A settembre, il trend è tornato a salire, ma senza mai raggiungere i livelli toccati a luglio.

Nel frattempo, mentre le seconde dosi destinate a tutte le persone che si erano vaccinate per la prima volta in estate sono rimaste relativamente alte, le prime dosi, da un certo punto di vista le più importanti, hanno visto un calo verticale.

Alla metà di settembre, oltre 70mila italiani non vaccinati ricevevano quotidianamente la prima dose. Oggi siamo scesi a poco più 20mila e non si vedono segni di una possibile inversione di tendenza. In altre parole, sembra che siamo vicini ad aver vaccinato tutti coloro che erano disposti a farsi vaccinare.

Il risultato è che oggi oltre 46 milioni di italiani hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, cioè l’86 per cento della popolazione vaccinabile, che comprende tutti i maggiori di 12 anni. Milioni di italiani però sono ancora senza prima dose e tra loro ci sono ben 1,8 milioni di over 60 e 1,6 milioni nella fascia d’età 50-59.

Gli effetti

Di positivo c’è che la percentuale di italiani vaccinati è tra le più alte al mondo. Secondo il sito Our world in data, tra i grandi paesi paesi europei soltanto la Spagna ha una percentuale di vaccinati con almeno una dose sulla popolazione totale (tenendo quindi conto anche dei minori di 12 anni) superiore all’Italia: 81 per cento contro 77 per cento.

Meno positivo il fatto che anche con queste percentuali di vaccinati, il sistema sanitario rischia comunque di tornare in sovraccarico se l’epidemia dovesse tornare a crescere senza controllo.

Qualche indizio su quello che potremmo trovarci davanti possiamo individuarlo guardando alla situazione del Regno Unito, dove il 73 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino, una percentuale simile alla nostra. Nel paese, la media giornaliera di nuovi casi supera da settimana i 40mila e quella dei decessi è arrivata a una media settimanale di 150 al giorno. I dirigenti degli ospedali hanno già iniziato ad avvertire il governo che le loro strutture sono sempre più sotto pressione.

Il Regno Unito è comunque un caso particolare: nel paese non ci sono più restrizioni da mesi e non c’è obbligo di mascherine nemmeno al chiuso. Anche se quella britannica rimane una situazione da tenere d’occhio, non è affatto sicuro che la storia si ripeterà nello stesso modo anche in Italia.

© Riproduzione riservata