Matteo Messina Denaro viveva in un appartamento a Campobello di Mazara, a otto chilometri da Castelvetrano, intestato ad Andrea Bonafede, il geometra che gli aveva ceduto la sua identità. Un disimpegno, un bagno, un ripostiglio e una sala con cucina, quattro vani per garantirsi l'ultimo miglio della sua latitanza.

Lo stragista era per tutti il signor Bonafede, andava a fare la spesa, in ospedale, passeggiava in paese in attesa dello stato e dell'operazione che lo ha braccato. Da sei mesi o forse un anno viveva in quella casa, hanno fatto sapere gli inquirenti, ma basta una visura catastale per scoprire l'esatta tempistica, i costi e i segreti dell'ultimo covo.

«Pessime condizioni»

Il 22 giugno 2022 davanti al notaio Giovanni Cangemi di Castelvetrano (paese feudo dell’ex latitante), Andrea Bonafede, ora indagato per associazione mafiosa, si presenta per acquistare da due coniugi l'appartamento che sarebbe diventato il nascondiglio del ricercato più pericoloso d'Italia. Si tratta di una «civile abitazione, in pessime condizioni e da ristrutturare, della consistenza catastale di vani quattro e mezzo, posto al piano terra di un maggior edificio denominato "C", sito in Campobello di Mazara nella via CB Trentuno», si legge nell'atto notarile.

Bonafede, l'alter ego di Messina Denaro, ha comprato dunque per conto del boss e con i suoi soldi un appartamento da ristrutturare. Un’operazione immobiliare da 15mila euro, «l'intero prezzo, come sopra convenuto, viene pagato con vaglia postale, non trasferibile, emesso, in data 14 giugno 2022, da Poste italiane, ufficio di Campobello di Mazara, all'ordine del venditore», si legge negli atti. Un appartamento che ha subìto lavori ed è stato messo a nuovo per ospitare lo stragista, come hanno confermato gli inquirenti.

«Matteo Messina Denaro abitava qui da almeno sei mesi, un appartamento, ben ristrutturato, che testimonia che le condizioni economiche del latitante erano buone. Arredamento ricercato, di un certo tenore, non di lusso ma di apprezzabile livello economico. Perquisizioni e accertamenti sono in corso. Stiamo rilevando la presenza di tracce biologiche, di eventuali nascondigli o intercapedini dove può essere stata nascosta della documentazione. Un lavoro per il quale occorreranno giorni», dice il comandante provinciale dei carabinieri di Trapani Fabio Bottino.

L'acquisto è avvenuto a giugno, successivamente sono stati eseguiti i lavori e poi il boss ha messo finalmente piede nell'appartamento. Si tratta di pochi mesi, ed è una conferma che si tratta di un alloggio temporaneo, probabilmente senza tracce di documenti e segreti. Le ricerche continuano anche perché diversi pentiti hanno raccontato che il padrino trapanese era custode del tesoro di Totò Riina, documenti riservati che il boss corleonese teneva nel suo nascondiglio prima dell'arresto, fatti sparire perché quella casa, a differenza del covo di Messina Denaro, non venne perquisita.

Il notaio 

A firmare il rogito è stato il notaio Giovanni Cancemi che, in passato, si è trovato a testimoniare in un processo a carico della sorella dello stragista, Anna Patrizia Messina Denaro, accusata e poi condannata per associazione mafiosa ed estorsione. In una delle udienze, nel 2014, ha testimoniato anche il professionista, ascoltato su richiesta dell’avvocato Giovanni Messina, difensore di Girolama La Cascia, imputata per false dichiarazioni al pm e, secondo l’accusa, vittima di estorsione ad opera di Anna Patrizia Messina Denaro.

Il notaio Cancemi è stato quello che ha raccolto le disposizioni testamentarie di Caterina Bonagiuso, madrina della sorella dell'allora latitante, morta a fine febbraio 2011. «Qualche mese dopo la morte della Bonagiuso mi è venuto a trovare la La Cascia e mi ha chiesto se aveva l’obbligo di rispettare una disposizione orale della de cuius. Io ho risposto che non avevo un obbligo giuridico, ma solo morale. Mi ha detto che si trattava di 70mila euro. Io ho spiegato che vista l’entità della somma, il trasferimento doveva avvenire con mezzi tracciabili: assegni, bonifico bancario, ecc. Solo alla fine, quasi come un colpo di teatro, mi ha detto che la beneficiaria era la sorella di Matteo Messina Denaro», ha detto in quell'occasione il notaio, come riporta Tp24.

Il notaio non è mai stato indagato, solo ascoltato come testimone in una vicenda che riporta sempre alla famiglia del padrino di Castelvetrano.  

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