Il viceministro dello Sviluppo economico intervistato a Radio24 ha limitato le speranze sul taglio, ha anticipato nuove misure in tema energia e ha parlato anche di un decreto per vietare l’export di alcune materie prime: «Economia di guerra»
Il governo sta valutando la riduzione delle accise e Gilberto Pichetto Fratin, viceministro al ministero dello Sviluppo economico, a Radio24 questa mattina ha quantificato l’intervento in 10-15 centesimi di sconto. Il viceministro ha spiegato che «tagliare le accise in Italia si può ma con un margine molto basso, minimo. L’intervento che è possibile è di pochi centesimi».
- Fratin ha confermato a possibilità di introdurre l’accisa mobile, che permette di ridurre la tassa in rapporto all’aumento del prezzo. L’accisa mobile è stata varata con la legge finanziaria del 2008 ma non è mai entrata in vigore. «Bisogna collaudarla», dice Fratin.
- Secondo il viceministro, in linea con il suo partito, Forza Italia, si deve «intervenire per categorie». Al ministero dello Sviluppo economico stanno lavorando per individuare singoli settori di intervento, come ad esempio automobili, la ceramica, i cosiddetti energivori, spiega Fratin. Ma «bisogna anche intervenire rispetto ai carburanti sui soggetti produttori», spiega il viceministro. Per quanto riguarda i costi dell’energia, per le imprese energivore come quelle siderurgiche e della ceramica si sta pensando a un ulteriore credito di imposta oltre a quello già varato a gennaio: «Un maggior credito di imposta, un bonus ulteriore del 20 per cento oltre al 15 per cento. È un primo passo».
- Un ulteriore problema, oltre alla questione energetica, è la carenza di materie prime. Sono molte quelle che vengono importate dall’Ucraina, tra cui l’olio di girasole. «Le nostre fabbriche si stanno fermando perché mancano le materie prime», dice il viceministro, che spiega, bisogna intervenire a livello europeo e vietare «l’esportazione dei pochi beni che abbiamo», come l’acciaio. «Ad esempio, anche solo esportare rottami diventa un danno al paese», dice. Una misura per impedire l’export è in valutazione e, secondo Fratin, questa è solo una delle ipotesi accreditate. «Siamo in un’economia di guerra», dice.
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