Come previsto la procura di Firenze ha aperto un fascicolo di indagine contro ignoti per cercare di fare luce sulle cause del crollo del solaio in cemento armato nel cantiere dell’Esselunga. Il procuratore capo di Firenze, Filippo Spiezia, ha annunciato che sono stati acquisti «elementi per ritenere configurabili i reati di omicidio plurimo aggravato, commesso con violazioni delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, e di crollo colposo di costruzioni o quanto meno di sue parti». 

L’inchiesta è in mano ai pubblici ministeri Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone e viene seguita personalmente dal procuratore Spiezia. Da una prima ricostruzione della dinamica dell’incidente, è risultato che «nella parte di cantiere interessata dal crollo erano presenti 8 lavoratori, operanti per 3 imprese diverse», ha precisato il procuratore capo. Al momento sono quattro gli operai morti, parte di loro di origine straniera, mentre sono in corso le ricerche della quinta vittima. Tre in totale i feriti.

Cosa sappiamo

«Sul dinamismo che ha determinato questo disastro ovviamente non possiamo dire nulla, tutto è prematuro. Il dato molto empirico, che ci siamo fatti durante un sopralluogo, è che ci fossero diverse criticità. Si tratta di criticità che abbiano constato nel cantiere», ha detto Spiezia. Secondo i primi accertamenti, alcuni lavoratori si trovavano in Italia in maniera irregolare, ora si valutano le loro posizioni contrattuali e le misure di sicurezze messe in campo all’interno del cantiere che serviva alla costruzione di un supermercato Esselunga.

«Le indagini sono complesse. Tuttavia la procura da subito ha adottato tutte le iniziative per assicurare le principali fonti di prova. Ovviamente il lavoro di acquisizione delle fonti di prova non è ultimato ma possiamo dire che abbiamo messo al riparo quelli che sono i principali dati probatori che ci serviranno anche per le ricostruzioni di tipo tecnico», ha assicurato Spiezia.

Intanto, nella recinzione esterna del cantiere alcuni tifosi della Fiorentina hanno attaccato uno striscione recante la scritta: «Morire di lavoro non può essere accettato. Ma in nome del profitto tutto è giustificato».

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