Versioni divergenti. È il titolo più adatto per la storia del naufragio davanti alle coste calabresi che è costato la vita ad almeno 72 persone, di cui 16 bambini. La Guardia costiera dà risposte evasive, confuse. La guardia di Finanza è forse l’unica ad avere dato il quadro generale dell’operazione.

I due Mattei, i ministri Salvini e Piantedosi, dribblano le questioni vere e giocano con gli slogan e la facile propaganda a colpi di “fermiamoli a casa loro” e “mai più”. Entrambi restano al loro posto, nonostante le parole di troppo sulle vittime e le evasive risposte sulla genesi del disastro consumatosi tra la notte del 25 e la mattina del 26 febbraio.

Mistero aereo

Come raccontato da Domani, il giorno prima, 24 febbraio, l’Imrcc (Centro di coordinamento dei soccorsi marittimi della Guardia costiera) aveva diramato una serie di dispacci indirizzati alle navi in circolazione nel mar Ionio. Per farlo aveva aperto un evento Sar (Search and rescue, ricerca e soccorso) e lo aveva identificato con il codice 384.

L’orario del primo invio, 20.44, e dei successivi, sono compatibili con i movimenti della barca affondata di fronte a Steccato di Cutro. Era la stessa imbarcazione, avvistata un giorno prima, per la quale era stata avviata un’operazione di salvataggio? Per l’ufficio stampa della Guardia costiera non è possibile escluderlo. E in questa risposta c’è la prima contraddizione: fin dalle prime ore dopo il naufragio è stato detto, da tutti, ministri inclusi, che non è mai esistito un evento Sar, perché la missione era stata subito inquadrata come “law and enforcement”, cioè di polizia per il contrasto dell’immigrazione clandestina.

Che fine aveva fatto l’evento Sar 384? È un mistero che la Guardia costiera non risolve: «Non essendo stata trovata l’imbarcazione dell’evento Sar 384 non si può avere la certezza che fossero due situazioni diverse, la certezza l’avremmo avuta se l’avessimo individuata e allora si poteva escludere senza ombra di dubbio».

Un funzionario della Guardia costiera spiega che, dopo avere ricevuto la segnalazione tramite un canale radio, hanno avvisato le navi in circolazione nel mar Ionio ma l’imbarcazione non è stata individuata: «C’è stato anche un volo della Guardia di finanza ma non è stato riscontrato nulla».

Che fine ha fatto dunque la barca in sofferenza del mar Ionio? Secondo diverse fonti non esiste alcuna «formale attivazione per un assetto aereo in data 24 febbraio relativo all’evento Sar in questione». Il mistero si infittisce, anche perché il funzionario della Guardia costiera ha citato il volo della Finanza per comunicare che era stato fatto il possibile per individuare l’imbarcazione in difficoltà.

Ma neppure con quel volo è stata rintracciata la barca da cui era partito il mayday del 24 febbraio. L’evento Sar 384 viene così lasciato in sospeso. Quattordici ore più tardi l’ultimo dispaccio si è consumata la tragedia. Se i due natanti coincidessero Salvini e Piantedosi dovrebbero rispondere a una semplice domanda: perché da Sar l’operazione si è tramutata di contrasto all’immigrazione clandestina? Chi lo ha deciso?

Meno Sar più polizia

La procura di Crotone sta indagando e approfondendo le eventuali mancanze nelle ore che hanno preceduto la strage e prosegue anche l’inchiesta sulle responsabilità degli scafisti, già quattro sono stati individuati. Ma il mancato soccorso in mare è il filone più delicato.

I magistrati, guidati dal procuratore Giuseppe Capoccia, hanno acquisito tutti gli atti, le annotazioni, e potrebbero ascoltare nei prossimi giorni anche i protagonisti coinvolti. Gli avvocati dei sopravvissuti e delle famiglie dei morti presenteranno una memoria sulle anomalie emerse sul caso Sar 384 sollevato da Domani.

Perché, anche secondo i legali, diversi elementi farebbero pensare che i due eventi possano essere legati. Non indaga solo Crotone, ma anche la procura di Roma a seguito dell’esposto presentato da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, vertici di alleanza Verdi-sinistra.

Gli atti, per competenza, verranno inviati in Calabria. Tra le domande alle quali dovrà rispondere la procura c’è quella sul perché, considerando il primo evento Sar lanciato il giorno prima e la segnalazione di Frontex, la Guardia costiera non abbia aperto un evento di soccorso e ricerca in mare allertando le imbarcazioni in navigazione e le strutture preposte della capitaneria di porto di Crotone e Reggio Calabria.

La gestione degli eventi Sar è cambia durante il governo Conte I, con Salvini ministro dell’Interno e Matteo Piantedosi suo capo di gabinetto. Da allora i rapporti tra Viminale e Guardia costiera sono mutati e si sono invertiti i rapporti di forza. Le operazioni rubricate come law enforcement sono aumentate, le Sar diminuite.

È la prova del cambio di paradigma imposto dalla coppia Salvini–Piantedosi, all’epoca impegnati nella guerra alle ong. Per fare un esempio: nel terzo trimeste del 2019 le operazioni di polizia di frontiera sono state 2.078, quelle Sar 996, di queste 680 sono state compiute dalle navi umanitarie.

Dal 2019, dunque, salvare vite non è più un orgoglio da esibire e rivendicare, come spiegato più volte dall’ex portavoce della Guardia costiera, l’ammiraglio Vittorio Alessandro: «Nessuno eccepiva niente, soprattutto se si andava in soccorso di un’imbarcazione che navigava in direzione delle acque italiane prevenendo così il rischio». La prevenzione che, a Cutro, è diventata omissione di soccorso.

© Riproduzione riservata