Per anni il Cesare Beccaria è stato un istituto penitenziario definito “modello”, un esempio da seguire in tutta Italia. Dal giorno di Natale il carcere minorile è invece al centro della cronaca dopo che sette detenuti hanno approfittato della scarsa sorveglianza e dei lavori in corso nella struttura per scappare. Tre di loro sono di nuovo in carcere, mentre per altri quattro proseguono le ricerche.

Ma alla fuga ha fatto seguito una rivolta da parte dei detenuti che hanno incendiato alcuni materassi e oggetti all’interno del cortile della struttura. Il risultato è di quattro agenti ricoverati in ospedali per intossicazione, tre dei quali sono stati dimessi dopo poche ore. Immediatamente il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha annunciato la sua visita nel carcere. «Non è possibile evadere così semplicemente. Ci sarò oggi per incontrare il direttore per capire come mettere in maggiore sicurezza non solo il carcere minorile di Milano ma anche tutte le carceri italiane, perché troppo spesso ci sono episodi violenti. Quindi, bisogna permettere a donne e uomini della penitenziaria di lavorare tranquilli», ha detto il ministro Salvini mentre nella legge di Bilancio che arriverà il 27 dicembre in Senato è previsto un taglio da 36 milioni di euro per gli agenti della Polizia penitenziaria.

Nella giornata del 26 dicembre il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, e il direttore generale del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, Giuseppe Cacciapuoti, hanno eseguito un sopralluogo di circa due ore nel carcere minorile per parlare con la direttrice facente funzione Maria Vittoria Menenti e capire le dinamiche dell’accaduto.

I lavori perenni e il direttore mancante

Secondo una prima ricostruzione i fuggitivi hanno sfruttato i lavori per la ristrutturazione dell’ex padiglione femminile dell’edificio. Gennarino De Fazio, segretario generale dell’Uilpa, ha detto che sono scappati dal cortile passeggi approfittando della sorveglianza di un solo agente. Così, i detenuti avrebbero aperto un varco nella recinzione e scavalcato il muro di cinta dandosi alla fuga. Ma il cantiere, aperto da oltre quindici anni all’interno della struttura penitenziaria, sarebbe dovuto durare solo tre anni se non fossero sopraggiunti diversi problemi riguardo all’assegnazione degli appalti all’azienda edile del progetto originario. Fonti del ministro delle Infrastrutture fanno sapere che all’inizio di dicembre è stato firmato un accordo con il ministero della Giustizia per terminare i lavori al carcere minorile Cesare Beccaria di Milano entro aprile 2023. Si tratta dei lavori per la realizzazione del secondo e ultimo lotto fermo dal 2018 anche a causa della pandemia.

Ritardi su ritardi che hanno decretato una situazione di stallo all’interno del carcere e hanno quasi dimezzato il numero dei posti a disposizione della struttura passati da 50 a 31. La realizzazione dei lavori, invece, avrebbe aumentato i posti a disposizione fino a 70-80 unità.

Un altro elemento critico denunciato più volte dalla società civile e l’assenza da circa vent’anni di un direttore dell’istituto, gestito in maniera “emergenziale” da un direttore facente funzione sostituito più volte.

In un rapporto l’associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale Antigone ha segnalato i problemi legati alla struttura. Tra i problemi identificati dagli operatori celle «anguste» e mancanza di personale interno. «Piuttosto ambigua la gestione degli spazi detentivi attigui all’infermeria – si legge nella relazione finale – si tratta di celle chiuse e più anguste di quelle dei reparti ordinari che ospitano ragazzi non solo per ragioni sanitarie ma anche disciplinari e di mera organizzazione degli spazi. Le tante attività trattamentali proposte faticano a tradursi in percorsi significativi di inserimento lavorativo. Colpisce l’impegno di risorse umane e materiali da parte degli enti locali, unicum a livello nazionale».

Secondo quanto scrivono gli operatori all’interno del Beccaria ci sono tensioni tra i vari detenuti. «Il clima detentivo appare piuttosto teso, nei due gruppi di “trattamento” in cui è organizzato l’istituto si percepiscono dinamiche volte ad enfatizzare la leadership di alcuni a scapito di altri, ma anche un percepibile livello di apatia e assenza da parte di numerosi ragazzi». I ragazzi risultano svogliati nel partecipare alle attività formative ed educative che spesso vengono annullate per la mancanza di personale.

Il caso di stupro

Non è ancora chiaro chi abbia aizzato i detenuti alla rivolta del 25 dicembre, ma non è la prima volta che all’interno del carcere si verificano episodi di violenza. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, nella notte tra il 7 e l’8 agosto scorso un ragazzo di 16 anni sarebbe stato accerchiato, picchiato e violentato da altri detenuti all’interno della struttura che hanno approfittato del cambio turno degli agenti.

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