I trafficanti ucraini non sanno manovrare gommoni e velieri. Donne, uomini e bambini sono stipati nella stiva: poi il salvataggio in Calabria e la ricostruzione della terribile traversata che ha fatto arrestare gli scafisti
- Mohammad Mirahmadi aveva un sogno, portare la famiglia a Glasgow, regalare a sua moglie e ai figli la libertà. Come lui anche tanti altri profughi, sbarcati la sera del 20 settembre di due anni fa a Brancaleone, sulle coste della Calabria.
- Tutti erano finiti nelle mani di una organizzazione di trafficanti di uomini potentissima, che estende i suoi tentacoli dall’Ucraina alla Georgia, che ha riferimenti, agenzie di viaggio e banche clandestine per lo spostamento di capitali in Iraq e Iran, punti di addestramento per gli scafisti, e una centrale in Turchia, nel cuore di Istanbul.
- Nomi, cognomi, riferimenti, scoperti da un accurato lavoro di indagine della Squadra mobile di Reggio Calabria coordinata dal pm Sara Amerio che illuminano in modo preciso la rete del traffico della disperazione.