Da ago della bilancia politica a segretario dimissionario. Dopo che il suo nome era circolato come uno dei possibili responsabili pronti ad abbandonare il centrodestra e a sostenere il governo Conte, Lorenzo Cesa è risultato indagato nelle carte d’accusa della procura di Catanzaro con l’aggravante di agevolazione mafiosa. Il senatore si è dichiarato «totalmente estraneo a quanto avvenuto» e ha comunque annunciato le sue dimissioni di fronte da segretario dell’Udc.

Una vita democristiana

Nato nel 1952 ad Arcinazzo romano, Cesa ha trascorso la sua vita politica da centrista rimanendo fedele nelle sue evoluzioni alla fede democristiana. Membro della Democrazia cristiana, nel 1994 il senatore era confluito nel Ccd fondato da Pierferdinando Casini e Clemente Mastella.

L’esperienza era poi finita male nel 1998 quando il sindaco di Benevento aveva deciso di abbandonare il partito da lui fondato per fondare l’Udr e dare il suo appoggio al governo D’Alema. Cesa e Casini avevano invece scelto di rimanere fedeli al centrodestra. La rottura non era stata delle migliori come dimostrato dal battibecco tra Cesa e Mastella all’epoca delle regionali del 2005 in cui l’attuale sindaco di Benevento aveva accusato i suoi ex compagni di partito di «versare lacrime da coccodrillo» per i problemi del sud. La replica di Cesa era stata al vetriolo: «Mastella pensi alle sue lacrime che ancora aspettiamo».

La storia politica del Ccd finisce nel 2002 con la nascita dell’Udc di cui Cesa diventerà segretario nel 2005 succedendo a Marco Follini. Nel campo centrista, Cesa si distingue per la sua fedeltà al centrodestra che prosegue nel corso degli anni e che gli vale un seggio da europarlamentare nel 2004 che verrà confermato fino alle europee del 2019 che lo vedono perdente nonostante un accordo con Forza Italia.

Cesa era tornato alla ribalta negli ultimi giorni come uno dei possibili “costruttori” pronti a votare la fiducia al governo Conte bis. Ma alla fine l’ormai ex segretario Udc era rimasto fedele al centrodestra mentre il suo vecchio collega Mastella si era impegnato, attirandosi anche dure critiche, per cercare i voti a favore del premier.

I guai giudiziari precedenti

L’indagine ‘Basso profilo’ non è la prima inchiesta su Cesa. L’ex eurodeputato era già finito nei guai nel 1993  quando come consigliere comunale a Roma e portaborse del ministro dei Lavori pubblici Gianni Prandini, fu arrestato dopo un paio di giorni di latitanza per corruzione aggravata nell’inchiesta della Procura capitolina sulle tangenti Anas.

In tre interrogatori, Cesa confessò le sue colpe con dicendo agli inquirenti: «Intendo svuotare il sacco». Nelle sue confessioni, Cesa raccontò di avere fatto da tramite tra l’allora ministro Prandini e la società Gico dell’ingegnere Ugo Cozzani, portando materialmente le mazzette nell’ufficio del ministero. Dopo essere stato rinviato a giudizio nel 2001, Cesa si era visto prescrivere i reati nel 2003 in seguito alla scoperta di un vizio di forma.

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