Atto di chiusura indagini. In attesa di affrontare la finale per la Supercoppa di Lega in Arabia Saudita, programmata per lunedì sera, il Napoli si è visto rendere noto un altro esito che forse era più atteso del 3-0 contro la Fiorentina, ma che cionondimeno fa montare la preoccupazione. I magistrati romani hanno infatti esaurito la fase delle indagini relative al trasferimento di Victor Osimhen dal Lille al club partenopeo, avvenuto nell’estate del 2020, e hanno formulato una richiesta di rinvio a giudizio per il presidente e patron, Aurelio De Laurentiis, e per altri componenti del board. L’ipotesi di reato sarebbe falso in bilancio, e tutto ruoterebbe ancora una volta intorno alle plusvalenze generate dai valori assegnati ai calciatori che da Napoli si “spostarono” (si fa per dire) verso la Francia a titolo di parziale contropartita. Ciò non significa che il Napoli sia già stato mandato a processo. Ma, al di là di quale sarà il percorso giudiziario rimane agli atti una vicenda che è l’ennesima dimostrazione di come il calcio italiano tenda a muoversi borderline. Alla ricerca continua del mezzuccio, o dell’esenzione, o dell’aiutino da parte delle finanze e del fisco di stato. Vizietti inguaribili, che i presidenti si sforzano di alimentare anziché guarire.

Tra la Ligue 1 e la Fermana

Di questa vicenda, Domani ha raccontato a più riprese. L’attaccante nigeriano era stato trasferito dal Lille al Napoli per una cifra nominale di 70 milioni di euro, cui se ne sarebbero potuti aggiungere altri 10 milioni in bonus, legati al verificarsi di non specificate condizioni. Ma pochi giorni dopo si è aggiunto un movimento poco comprensibile. Il Napoli ha ceduto quattro calciatori al Lille per un valore complessivo di 20 milioni di euro. Si trattava del terzo portiere Orestis Karnezis e di tre ragazzi cresciuti nella squadra Primavera: Claudio Manzi, Ciro Palmieri e Luigi Liguori. Che la valutazione assegnata ai quattro (una media di 5 milioni di euro a testa) fosse uno sproposito è stato evidente da subito. E l’impressione è stata rafforzata dalla circostanza che i tre Primavera non siano mai stati presi in considerazione dal Lille come calciatori da utilizzare, tanto da essere immediatamente ceduti in prestito alla Fermana, Lega Pro italiana. Dove, per di più, nonostante il valore nominale di complessivi 15 milioni di euro, hanno stentato a trovare posto in squadra.

Dopo una sola stagione, il Lille, complice anche il cambio di proprietà, ha deciso di disfarsi dei tre a costo di affrontare una spettacolare svalutazione in bilancio. Adesso Manzi gioca in Serie C con l’Entella, mentre Liguori e Palmieri militano in Serie D, rispettivamente nell’Afragolese e nell’Angri. In tutto ciò, il giro delle plusvalenze è impazzito. A Lille, dei teorici 70 + 10 milioni di euro ne sono rimasti soltanto 36 di saldo effettivo. Dal canto suo, il Napoli si è ritrovato con una ventina di milioni di euro di plusvalenze generate da calciatori successivamente inabissati nel calcio delle categorie inferiori. Tanta bizzarria non è passata inosservata agli inquirenti francesi, né a quelli italiani. E adesso la palla potrebbe passare ai tribunali.

La procura federale è propensa a chiedere la trasmissione degli atti. Gli sviluppi sono imprevedibili. La giustizia sportiva ha già prosciolto il Napoli, ma se nelle carte ci fossero elementi nuovi, si potrebbe istruire un nuovo processo. Non esistono intercettazioni come nel caso della Juventus, ma le deposizioni dei calciatori andati alla Fermana.

Ricrescita

Questa nuova storia oscura arriva proprio nei giorni in cui il calcio prova a far rientrare dalla finestra i benefici (in materia di tassazione molto agevolata sugli stipendi dei calciatori provenienti dall’estero) del decreto Crescita che erano stati cacciati dalla porta. Uno sviluppo prevedibile.

Mentre tutti davano per defunto il provvedimento, scrivevamo che quell’appello al parlamento, lanciato nell’immediato dalla Lega di Serie A tramite una parte della stampa, fosse un segnale di chiamata alle armi per tutti gli amici del calcio acquartierati tra Montecitorio e Palazzo Madama. Del resto, basta fare la conta di tutti i Club Parlamento dedicati alle singole società di calcio per farsi un’idea di quale lobby trasversale e pronta a mobilitarsi sieda nelle aule delle camere. Infatti la mobilitazione è partita, sotto la regia di due uomini che agiscono sia come parlamentari sia come dirigenti di club: Claudio Lotito (Lazio) e Adriano Galliani (Monza), entrambi senatori eletti nelle liste di Forza Italia. Il loro attivismo in materia di emendamenti al decreto Milleproroghe va nella direzione di reintrodurre i benefici per renderli nuovamente attivi a partire dalla sessione di calciomercato dell’estate 2024. Sarebbe il ripristino dell’ennesimo trattamento di favore per il calcio. Come è stato nel caso della norma Salva Calcio di dicembre 2022, che consente alle società di pagare in 60 rate il debito per ritenute e Iva non pagate nel periodo del Covid. A beneficiarne principalmente, sono ancora le società di Serie A. Che nel 2021 si erano viste pure rimborsare dallo stato 10 milioni di euro per i tamponi effettuati durante la pandemia. Chiedere sempre, ottenere pure.

© Riproduzione riservata