De Minico: «Il sì alla riforma della Corte dei conti tradisce la Carta»

Corte dei conti, ultimo atto. La riforma che modifica le funzioni della magistratura contabile è stata approvata dal Senato. Un via libera definitivo, officiato dal sottosegretario alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano, che riduce la responsabilità degli amministratori e funzionari pubblici, ostacola il controllo preventivo sugli atti e cancella il risarcimento integrale del danno. «La Corte dei conti è stata disegnata come “potere neutrale” in quanto titolare dell’interesse al rispetto della legalità – commenta l’ordinaria di diritto costituzionale all’Università Federico II di Napoli, Giovanna De Minico – Un soggetto, cioè, collocato in posizione di indipendenza dal comando o, anche, dal semplice suggerimento del governo». Corte dei Conti, via libera dal Senato. La riforma è legge Ora la Costituzione verrà tradita? Alla grande. Come è accaduto per la riforma della Magistratura, anche la modifica riguardante la Corte dei conti finge di rispettare le norme costituzionali, che invece viola. Con il pretesto dell’inerzia dell’amministrazione pubblica, si esonerano in misura significativa funzionari e amministratori dalle loro responsabilità. Eppure, l’articolo 28 della Costituzione prevede l’obbligatorietà della responsabilità diretta dei funzionari e dipendenti pubblici per atti compiuti in violazione di diritti. L’approvazione della riforma è arrivata in fretta e furia. Chi ha paura della magistratura contabile? La maggioranza di turno. Oggi è l’esecutivo Meloni, domani sarà un governo di centrosinistra ad aver paura, se dovesse vincere le elezioni. In generale tutti coloro che maneggiano denaro pubblico. Il blitz di fine anno del governo per imbrigliare la Corte dei Conti Cosa cambia con la riforma? I tre assi portanti della Corte dei conti. Si modifica il controllo concomitante, quello che la legge Brunetta aveva voluto per sindacare la conformità delle attività del funzionario con l’atto iniziale, già vistato preventivamente. Adesso questo controllo verrà sì realizzato, ma solo se richiesto dal controllato, dal Governo o dalle Camere, cessando di essere un sindacato d’ufficio e obbligatorio. Il secondo asse si risolve nel vanificare il controllo preventivo sugli atti del governo con l’introduzione del silenzio-assenso. Le verifiche dei magistrati dovranno dunque avvenire nel termine massimo di trenta giorni, scaduto inutilmente detto termine, l’inerzia sarà come un atto di assenso tacito. Infine: il risarcimento per danno erariale in caso di colpa grave. Ebbene, il funzionario pagherà solo il 30 per cento dei soldi pubblici sperperati. Ciò significa che il rimanente 70 per cento lo pagheremo noi cittadini. Sembra un incentivo all’illecito. Sì, è così. Della responsabilità contabile è rimasto solo l’involucro: la sostanza è stata annacquata. Chi avrà ancora paura di pagare solo il 30 per cento del suo danno? Il risultato finale? Una grande ipocrisia. Dal momento che il residuo potere ancora nelle mani della Corte dei conti sarà ulteriormente compromesso: la riforma aggredisce anche l’indipendenza dei pm contabili. I procuratori generali presso la Corte potranno avocare a sé i fascicoli dei procuratori territoriali, impartire loro indirizzi. Si creerà un rapporto gerarchico. Quindi, l’obiettivo ultimo della riforma qual è? Creare una magistratura compiacente con il governo, che controllerà solo ciò che l’esecutivo vuole che controlli. Bartolozzi e il caso Capri. La Corte dei conti adesso indaga per danno erariale