Sono tre gli ex componenti di governo che potrebbero essere coinvolti come testimoni nel processo relativo alle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere del 6 aprile 2020. 

L’avvocato Michele Passione, che assiste il Garante Nazionale dei Detenuti, Mauro Palma, ha inserito nella lista di testimoni da lui presentata l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, e gli ex ministri della Giustizia, Alfonso Bonafede e Marta Cartabia.

La presenza dei tre è stata richiesta dall’avvocato al fine di testimoniare come il governo reagì ai fatti. Bonafede era guardasigilli nel momento in cui si venne a sapere dell’indagine, quando nel giugno 2020 i carabinieri notificarono degli avvisi di garanzia ad alcuni degli agenti penitenziari coinvolti.

Nel luglio 2021, invece, Draghi e Cartabia si recarono proprio in visita al carcere alla luce degli arresti del 28 giugno precedente. Successivamente, Cartabia diede vita a una Commissione per l'innovazione del sistema penitenziario, che ha concluso i propri lavori il 31 dicembre scorso. 

Sarà il giudice, probabilmente nell’udienza del primo febbraio, a decidere a riguardo della lista di testimoni, in cui compare anche Nello Trocchia. Molti dei difensori degli imputati si sono opposti alla potenziale testimonianza degli ex tre membri del governo e del giornalista, per «evitare la spettacolarizzazione del processo» e per «irrilevanza della loro testimonianza». 

La vicenda 

A processo c’è l’intera catena di comando dell’istituto di pena Francesco Uccella, gli agenti della polizia penitenziaria e l’ex provveditore regionale della Campania.

Quel giorno quasi 300 poliziotti penitenziari, provenienti anche da altri istituti, sono entrati in carcere e per oltre 4 ore hanno massacrato di botte e colpi di manganello i detenuti, una mattanza documentata dai video che Domani ha pubblicato nel giugno del 2021.

I reclusi protestavano e chiedevano, dopo il primo caso di contagio in carcere, mascherine e dispositivi di sicurezza.

A processo c’è l’ex provveditore, Antonio Fullone, il commissario coordinatore della polizia penitenziaria del carcere, Gaetano Manganelli, il comandante del nucleo traduzioni, Pasquale Colucci, le comandanti dei nuclei operativi e parte del gruppo di supporto e interventi, Tiziana Perillo e Nunzia Di Donato.

Agenti e componenti del vertice dell'istituto, in tutto 77, sono stati sospesi dal ministero, nel giugno 2021, quando il giudice ha disposto le misure cautelari mentre altri hanno continuato a lavorare con avanzamenti di carriera.

Ora si ritrovano a processo insieme anche a medici e funzionari. Rispondono, a vario titolo, di tortura aggravata, falso in atto pubblico, favoreggiamento personale, lesioni, maltrattamenti, calunnia e falso.

© Riproduzione riservata