Il premier Mario Draghi ha firmato il Patto per Torino, un piano che porterà al capoluogo piemontese 1 miliardo e 120 milioni di euro attraverso un finanziamento ventennale.

  • Il patto siglato tra il governo e il comune di Torino prevede circa 70 milioni entro il 2022, che verranno destinati in particolare alle assunzioni per l’amministrazione cittadina e per risanare il bilancio in corso. Il comune infatti è fortemente indebitato, tanto che il sindaco Stefano Lo Russo qualche giorno fa aveva definito «grave» la situazione dei conti. La metà degli investimenti totali, secondo quanto riporta La Stampa, saranno utilizzati per progetti sulla rivoluzione green e per la transizione ecologica. Per la rigenerazione urbana il governo stanzierà 113 milioni mentre 43,7 milioni andranno per la realizzazione e la riqualificazione di alloggi nei quartieri di Borgo San Paolo, Vallette e nella zona di Porta Palazzo. Serviranno anche a manutenere strade e scuole, a realizzare aree verdi e collegamenti ciclabili.
  • La firma e la cerimonia si sono svolte in Sala Rossa, la sede del Consiglio comunale, alla presenza di Lo Russo e del governatore del Piemonte Alberto Cirio. Il sindaco ha definito il patto «un modello virtuoso che vorremmo rappresentasse anche in futuro la modalità di lavoro e di scambio tra la città e il governo». Nel suo discorso, invece, Draghi ha sottolineato come sia «un’occasione per pensare insieme il futuro di Torino, perché risponda con inventiva e coraggio alle trasformazioni del nostro tempo».

  • Non sono mancate, tuttavia, proteste e contestazioni. Presidi e sit in hanno avuto luogo nella città fin dalla mattina. Davanti al Municipio si sono radunati i no vax e i no Green Pass; sono scoppiati anche alcuni disordini con la polizia in assetto antisommossa. In piazza Castello, invece, hanno manifestato gli euroscettici di Italexit, con il comizio di Gianluigi Paragone. Nello stesso posto anche i Cobas e Rifondazione Comunista per protestare contro il «governo della guerra».

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