Oggi si vota nelle Filippine per eleggere il nuovo presidente: il favorito è Ferdinand Marcos Jr. Sono 67 milioni gli abitanti chiamati alle urne per indicare il sostituto di Rodrigo Duterte, ma anche il vicepresidente, per rinnovare la Camera e la metà dei senatori, così come 81 governatori provinciali e diverse amministrazioni locali.

Il figlio dell’ex dittatore Ferdinand Marcos, a capo del regime nel paese tra il 1965 e il 1986, parte in vantaggio rispetto agli altri nove candidati. Durante la campagna elettorale Ferdinand Marcos Junior, detto Bongbong, ha anche cercato di riabilitare la dittatura del padre, in cui vennero torturate e uccise migliaia di persone. 

I sondaggi lo danno primo, con addirittura decine di punti di vantaggio rispetto agli altri candidati. La sua principale rivale è la vicepresidente Leni Robredo, avvocata per i diritti umani già dura oppositrice di Duterte, soprattutto per la “guerra alla droga” scatenata dal presidente in cui sono state uccise con omicidi extragiudiziali migliaia di persone dalle forze di polizia regolari e irregolari. In questi mesi di campagna, Robredo ha spinto molto sulla necessità di trasparenza e della lotta alla corruzione.

La preoccupazione, specialmente da parte delle ong internazionali, è che una vittoria schiacciante possa permettere a Marcos Jr di governare con ancora più margine di manovra, mettendo all’angolo le opposizioni. Come vicepresidente la favorita è Sara Duterte, figlia dell’attuale presidente, che ha deciso di appoggiare Marcos. Un segnale di un asse sempre più solido tra le due dinastie storiche del paese.

Tra gli altri candidati anche il sindaco di Manila ed ex attore, Francisco Isko Moreno Domagoso, l’ex campione di pugilato e attuale senatore Manny Pacquiao e il vecchio capo della polizia Panfilo Lacson.

Si sono verificati anche alcuni incidenti ai seggi al momento del voto. Nel comune di Buluan, nell’isola di Mindanao, sono state uccise tre guardie di sicurezza in un seggio da un gruppo armato. Mentre nel comune di Datu Unsay, domenica, è avvenuta un’esplosione davanti a una sede elettorale.

Il nuovo presidente determinerà anche quella che sarà la politica estera delle Filippine, contesa tra Cina e Stati Uniti. Con Duterte il paese aveva rafforzato i suoi legami con Pechino, fino allo scontro diplomatico avvenuto per le isole Spratly/Kalayaan nel 2021, con l’invio aggressivo di centinaia di pescherecci cinesi. Un evento che gli Stati Uniti hanno cercato di sfruttare per riavvicinarsi a Manila.

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