Silvio Berlusconi è l’immortale della politica italiana. In grado di superare ogni ostacolo, anche giudiziario, di risollevare un partito dato per morto, di affrontare l’espulsione da palazzo Madama prima di tornarci vestendo i panni del garante del nuovo governo. Si è dato questo ruolo, quello di guardiano dei valori dei moderati di fronte all’Europa e al presidente della Repubblica, promette che eviterà fughe in avanti e sovraniste di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio in pectore. 

Lo racconta in pubblico, lo rivela ai suoi, è lui che nel 1994 ha sdoganato i nostalgici del fascismo accogliendoli nel centrodestra e dando loro dignità istituzionale e ora è certo di ancorare il nuovo governo ai vincoli europei. Berlusconi è un Giano bifronte, veste i panni del moderato senza smettere quelli del caimano. 

Uno sguardo al futuro lanciando nuovi volti nel partito azzurro, ma senza dimenticare il passato con il carico di guai giudiziari che gli impongono di non abbandonare la guerra aperta ai giudici e alla magistratura. 

La nuova elezione 

Il suo piano politico e di rilancio è perfettamente riuscito e ricorda, in piccolo, quello datato 1994. Silvio Berlusconi prima si occupa di calcio con il Monza, poi ammoderna il partito e si candida senatore. La squadra batte la Juve, il partito si avvicina alla Lega di Salvini come auspicava e l’ex cavaliere conquista il collegio uninominale. Tutto secondo previsioni. 

Con il 50 per cento dei voti, Berlusconi batte la sfidante proprio a Monza e torna a palazzo Madama dopo la cacciata, nel 2013, a causa della condanna per frode fiscale e per effetto dell’odiata legge Severino. 

I processi

Da senatore dovrà affrontare gli strascichi delle indagini sul bunga bunga (tre processi in corso), ma anche un’indagine delicatissima a Firenze per strage. Nelle prossime settimane dovrebbero arrivare novità dall’inchiesta della procura toscana che lo vede coinvolto, insieme al fido Marcello Dell'Utri, per il reato di strage. L’indagine approfondisce il ruolo di soggetti esterni nella campagna stragista condotta dalla mafia nel 1993 sul continente con gli attentati a Firenze, Roma e Milano.

Entro l'anno, come rivelato da Domani, i pubblici ministeri decideranno se inviargli l'avviso di chiusura delle indagini preliminari, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio, o archiviarlo per la quarta volta.

Gli indagati si dicono inorriditi, Meloni da premier si potrebbe trovare con lo scomodo alleato a processo per strage oppure con l'ennesima archiviazione che rappresenterebbe un altro fallimento per i pubblici ministeri.

Meloni non ha mai affrontato la questione così come ha sempre evitato commenti sugli anni del Berlusconi imprenditore quando ospitava il mafioso Vittorio Mangano ad Arcore e pagava, con le sue aziende, Cosa Nostra. Ora sono alleati nel nuovo governo delle destre. 

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