Elon Musk è forse la persona più consapevole al mondo del potere di Twitter: in passato è riuscito a influenzare l’andamento dei titoli di Tesla con un tweet, ha fatto volare il valore dei bitcoin, ha sfidato apertamente la Sec, l’autorità di controllo della Borsa americana.

Per questo la notizia della sua offerta per acquisire il 100 per cento del social network, non deve essere letta semplicemente come un’operazione finanziaria e soltanto in termini economici. È soprattutto una lotta di potere: è il tentativo di avere il pieno controllo privato di un mezzo di comunicazione fra i più influenti al mondo, utilizzato ogni giorno da imprenditori, politici e giornalisti. Oltre che dall’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, fino a quando ne è stato escluso. Prima di conquistare Marte con SpaceX, Musk sta cercando di controllare tutto quello che lo ostacola qui sulla Terra.

È l’ultimo colpo di scena di una vicenda iniziata quando lo stesso Musk ha acquisito una quota del 9,2 per cento di Twitter, con 73,5 milioni di azioni. Prima è stato incluso nel consiglio d’amministrazione, poi ha rifiutato di entrarci (anche perché altrimenti non avrebbe potuto lanciarne l’acquisizione). E ora ha messo a disposizione 54,2 dollari ad azione, pari a più di 40 miliardi di dollari in totale, per diventarne l’unico padrone. È una cifra che supera il prezzo medio di scambio delle azioni di Twitter negli ultimi anni.

Su abbonamento

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Ieri intanto è bastata la notizia per far volare il titolo in Borsa, facendogli guadagnare circa il sei per cento. «Twitter ha un potenziale straordinario. E io lo sbloccherò», ha scritto Musk in un documento ufficiale inviato alla Sec. Twitter ha in effetti molte potenzialità di evoluzione. In passato il suo fondatore, Jack Dorsey, ha sempre preferito mantenerne le caratteristiche originali, puntando sulle potenzialità come strumento di comunicazione.

Secondo i punti di vista, quella di Elon Musk è una battaglia per garantire una maggiore libertà di espressione o il tentativo di acquisire altro potere. È lo stesso retroterra su cui si sono costruite ieri le interpretazioni su quali siano davvero le sue intenzioni. Scritte dagli stessi giornalisti che passano una parte delle loro giornate su Twitter.

A partire da alcuni tweet dei giorni scorsi, come quello in cui Musk suggeriva un’evoluzione del social network che non dovrebbe più basarsi soltanto sulla pubblicità ma anche sugli abbonamenti. Una sorta di circolo in cui si paga una tessera per poter dire e leggere qualsiasi cosa. Senza più censure.

L’offerta

L’offerta di Musk è ancora troppo vaga per capire come potrà evolvere. La lettera inviata a Bret Taylor, presidente del consiglio d’amministrazione di Twitter, contiene 138 parole, con una grande frequenza della prima persona singolare: «Ho investito in Twitter perché credo nel suo potenziale di essere la piattaforma per la libertà di parola in tutto il mondo, e credo che la libertà di parola sia un imperativo sociale per una democrazia funzionante», ha scritto Musk. «Questa è l’offerta migliore che posso fare e anche quella definitiva. Se non dovesse essere accettata, avrei bisogno di riconsiderare la mia posizione come azionista».

Musk è convinto di poter influenzare l’evoluzione del social network soltanto detenendone il pieno controllo. Twitter in una nota ha risposto che l’offerta sarà considerata «molto seriamente». I media americani hanno però riportato una fonte interna secondo la quale l’azienda starebbe preparando una contromossa per impedire la scalata.

Il passato

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La grande battaglia di Elon Musk per la libertà di parola su Twitter parte probabilmente da un interesse molto personale.

Un paio di settimane fa Musk aveva chiesto di ridiscutere un accordo siglato nel 2018 con la Sec. Dopo un tweet molto controverso – in cui aveva annunciato l’intenzione di ritirare Tesla dalla Borsa –, gli era stato imposto che tutti i suoi tweet riguardanti Tesla dovessero essere pre approvati dall’autorità.

Secondo il suo avvocato, questo accordo sarebbe diventato nel tempo un modo per «imbavagliare e molestare il signor Musk e Tesla». Se lo stesso Musk diventasse il padrone assoluto di Twitter, riuscire a imporgli ulteriori limiti potrebbe diventare molto più complesso.

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