È arrivata la revoca del divieto di balneazione sulla costiera emiliano-romagnola, da Goro a Cattolica, per la presenza nell’acqua di livelli troppo alti del batterio Escherichia Coli. Il divieto era stato deciso ieri, a causa dei risultati delle rilevazioni di campioni d’acqua che erano state effettuate qualche giorno prima in 28 punti lungo la costa dell’Emilia-Romagna. Nel corso della giornata alcuni tratti erano già stati riaperti.

Oggi sono arrivati i risultati dei nuovi campionamenti fatti da Arpae (l’agenzia regionale per la protezione ambientale), e i valori, in tutti e 22 i punti della costa che risultavano ancora fuori norma per la presenza del batterio Escherichia Coli, sono risultati sotto soglia. Ad annunciarlo è stata l’assessora regionale all’Ambiente, Irene Priolo, nel corso di una conferenza stampa.

Le possibili cause

Gli esperti hanno spiegato che alti valori del batterio vengono registrati, solitamente, nelle 24 ore successive alle piogge, ma in questo caso la situazione era anomala per il lungo periodo di siccità che sta attraversando il paese.

Arpae ha detto che «le ipotesi possibili sono rappresentante da un insieme di eccezionali condizioni meteorologiche che possono aver avuto un effetto particolarmente impattante sulla composizione delle acque marine».

Possono aver contribuito:

  • la temperatura dell’acqua molto elevata da diverse settimane,
  • la prolungata assenza di ventilazione,
  • lo scarso ricambio delle acque,
  • la mancata diluizione delle immissioni nei corsi d'acqua che arrivano al mare, a causa della forte siccità di questo periodo.

Divieti infranti

L’annuncio della presenza fuori dai limiti del batterio ha provocato molta preoccupazione, soprattutto perché si è nel pieno della stagione estiva. Nonostante in diversi tratti della riviera romagnola permanesse il divieto di balneazione, molte persone hanno comunque continuato a fare il bagno.

Non aveva contribuito il fatto che il comune di Rimini avesse smentito l’emergenza Escherichia Coli. Un laboratorio esterno, per conto del comune, aveva condotto delle analisi adottando lo stesso metodo di campionamento, nella stessa giornata e negli stessi punti sotto esame, e aveva fatti sapere che non vi sarebbe stato alcun superamento dei limiti del batterio rispetto a quanto invece riscontrato da Arpae.

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