Nel pieno della crisi di governo il cambiamento climatico non guarda in faccia a nessuno: secondo le associazioni ambientaliste bisogna dunque superare la logica emergenziale e mettere in atto dei piani efficaci.

«La grave crisi idrica in corso è senza dubbio da inquadrare nella epocale crisi climatica ed ecologica in atto e come tale va approcciata in modo strutturale, affrontando le cause e non correndo dietro ai sintomi: bisogna dunque evitare risposte emergenziali e analizzare il problema con freddezza per individuare le soluzioni», scrivono in una nota associazioni come Cipra Italia, Cirf, Club alpino italiano, federazione nazionale pro natura, Free rivers Italia, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness e Wwf Italia.

Le associazioni propongono sette interventi che il prossimo governo si dovrà impegnare a realizzare per provare a far fronte al problema siccità.

I sette punti

Secondo gli ambientalisti, non servono piani straordinari concepiti in occasione di situazioni emergenziali, ma è necessario prendere decisioni che riguardano le politiche infrastrutturali sul lungo periodo. Punto importante è il monitoraggio. Servono dei protocolli di raccolta dati e modelli logico previsionali che permettano di conoscere e rendere disponibile ai cittadini stime affidabili delle disponibilità di risorse idriche, dei consumi reali e della domanda potenziale.

Seguono poi i punti che hanno a che fare con le infrastrutture; da un lato la definizione e l’impiego di protocolli che riguardino la gestione della siccità per i singoli bacini, dall’altro l’urgenza di trovare risorse finanziare che accelerino il percorso per ridurre le perdite delle reti civili al di sotto del 25 per cento.

Le associazioni sottolineano poi la necessità di un impegno di sensibilizzazione nella vita quotidiana delle persone con strategie che promuovano la riduzione dei consumi idrici domestici e il ricorso ad acque non potabili per gli usi compatibili per portare il valore medio dei consumi civili di acqua potabile a non oltre i 150 litri per abitante al giorno.

C’è poi la richiesta di interventi per la trasformazione del sistema agroalimentare con misure che portino a un tipo di agricoltura meno idroesigente. Sulle falde acquifere le associazioni sono chiare: «L’ostacolo principale all’infiltrazione delle piogge nel suolo è dato da quel poderoso e capillare insieme di interventi umani messi in atto da secoli. Per questo è fondamentale ripristinare tutte quelle pratiche che permettano di trattenere il più possibile l’acqua sul territorio».

Infine, seguendo gli impegni della strategia europea per la biodiversità, si chiede di perseguire il ripristino ambientale, con particolar attenzione alla rinaturazione fluviale. Per fare tutto questo – sostengono dalle associazioni – servono impegni concreti e dotazioni finanziarie adeguate.

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