Fedez e il resto scompare. In attesa che la commissione di Vigilanza Rai decida se il rapper sia stato vittima di un tentativo di censura o no, il dibattito attorno alla sua figura ha oscurato i temi del lavoro e dei diritti, non solo, anche il disegno di legge Zan contro l’omotransfobia per cui l’artista e influencer si è tanto speso è passato in secondo piano.

Questo quanto emerge da una ricerca condotta da Socialcom con l’ausilio della piattaforma Blogmeter su oltre 1,5 milioni di conversazioni analizzate sul web nel periodo compreso tra l’1 e il 3 maggio. Nel complesso, riporta, sono state pochissime le menzioni sui temi relativi al lavoro, 17,2 mila, e via via sempre meno quelle su Rai, 16,3 mila,  Ddl Zan, 6,5 mila e infine il Primo maggio, 1,8 mila, l’evento che ha innescato tutto.

Più dibattito che spettatori

Domenica sera Fedez ha fatto il suo discorso al concertone a favore del disegno di legge Zan e attaccando con nome e cognome i leghisti e le loro frasi omofobe. All’inizio ha fatto sapere di avere subito un tentativo di censura, dopo il concerto la Rai ha smentito e lui ha pubblicato un video della telefonata incriminata.

E così le polemiche sul web hanno avuto maggior pubblico rispetto al concerto. Nel dettaglio, rivela l’analisi, sono state oltre 1,5 milioni le conversazioni direttamente riferibili alla vicenda, con un volume di interazioni totali superiore ai 20 milioni. Solo su Facebook, nel periodo oggetto dell’analisi, sono emerse oltre 1,1 milioni di conversazioni.

Il picco delle menzioni, tra tutti i canali social e web considerati, è stato rilevato la sera del primo maggio tra le 20 e le 23, segno che l’aspettativa ha permesso addirittura di anticipare la valanga che sarebbe partita dal discorso scandito da Fedez con le mani tremanti.

Il cantante, ricordano, è intervenuto intorno alle 21:30, ma aveva preannunciato già nel tardo pomeriggio alcuni passaggi. Anche la Lega aveva avviato la polemica sin da allora. Ma ancora la mattina dopo al risveglio tutti hanno continuato a sentire di dover dire la propria. Nello specifico, il picco di conversazioni è stato rilevato il 2 maggio tra le 9 e le 11 del mattino, sul canale Facebook.

Stampa, politica e trash

C’è da dire che oltre a Fedez in sé, stampa e politica si sono fiondati subito sulla diatriba. Da Giuseppe Conte a Enrico Letta, hanno twittato tutti. Il maggior tasso di interazione lo ha registrato l’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte (M5s), con 1,1 milioni di engagement. Matteo Salvini, che in realtà è il leader del partito preso di mira da Fedez e già dal pomeriggio aveva lanciato strali contro il concertone, è arrivato a 715 mila interazioni. Luigi Di Maio (M5s) si è fermato a 213 mila.

L’ex premier però non è stato il più rilevante in assoluto. Trash Italiano su Instagram, a fronte di un numero di follower di poco maggiore a quello di Conte, ha battuto tutti i politici per interazioni arrivando a doppiare l’ex premier: 2.317.043. Con Fedez il paragone è ancora più netto. I primi 10 politici tutti assieme hanno raggiunto in totale 2,7 milioni di interazioni, mentre il cantante e influencer ha raggiunto da solo i 16 milioni.

Anche i meno noti ci hanno provato. Sono stati 156 i parlamentari, sia di Camera che Senato che hanno fatto almeno un post sull’argomento, inserendosi nel flusso delle conversazioni. I parlamentari più attivi sono stati quelli che da sempre hanno avuto più fiducia nella rete, ovvero quelli del M5S, producendo il 38,5 per cento del totale dei post estratti, seguiti dai colleghi di Lega e Fratelli d’Italia.

La stampa nazionale non è stata da meno e ha dato molto risalto alla vicenda. I canali che hanno generato le maggiori menzioni e il maggior engagement nei social network sono Corriere, Repubblica e Fanpage.

L’ANDAMENTO DEL DIBATTITO

A seconda del momento, il popolo dei social che ha continuato a ruotare attorno a Fedez, si è concentrato su diversi aspetti della vicenda. «La narrazione sul tema ha subito varie mutazioni», ha osservato Luca Ferlaino, fondatore di Socialcom. «In una prima fase del dibattito si è parlato prevalentemente del Ddl Zan, poi si è proseguiti con la polemica sulla Rai, dovuta alle pressioni dei partiti circa una possibile riforma, per chiudere con i temi legati ad Amazon e Nike, brand ai quali Fedez è vicino».

Nike è stato il tema lanciato da Salvini, che nel post in risposta al discorso di Fedez, in contemporanea lo ha invitato a prendersi un caffè per discutere di diritti e lo ha accusato di fare pubblicità occulta. Alla fine il brand è stato menzionato quasi quattromila volte.

Quella di Amazon invece è stata forse una polemica più a tema. Da subito infatti è stato obiettato che nel giorno della Festa dei lavoratori è salito sul palco proprio un cantante che lavora con una delle compagnie più criticate per le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti. Il brand Amazon è stato menzionato 6,6 mila volte, mentre 3,3 mila volte la parola gay.

Fedez batte la Rai

Per valutare il potere di Fedez e della tv pubblica, lo studio ha comparato le visualizzazioni. Il video dell’intervento, postato dal cantante sul proprio profilo Instagram, è stato visto dieci volte di più rispetto alla seconda parte dell’evento andato in onda su Rai3. Nel dettaglio, Fedez su Instagram ha totalizzato più di 15 milioni di visualizzazioni e 95 mila commenti a fronte di uno share Tv del 6,7 per cento, che ha visto coinvolti 1.497.000 spettatori. Per Ferlaino «è evidente che siamo di fronte all’ennesima dimostrazione che la partita del consenso si gioca sul web».

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