Gazprom ha ricominciato a fornire gas all’Italia. Il trasporto, secondo l’azienda statale russa, è ripreso grazie a un accordo con i buyer italiani nel contesto del cambiamento delle normative in vigore in Austria. Eni ha pagato il deposito cauzionale pari a circa 20 milioni di euro, come aveva anticipato nei giorni scorsi l’amministratore delegato Claudio Descalzi.

«Riprende il trasporto di gas russo attraverso il territorio austriaco. Gazprom, insieme ai buyer italiani, è riuscita a trovare una soluzione sul formato di interazione nel contesto delle modifiche normative avvenute in Austria a fine settembre». Lo scrive su Telegram il colosso russo del gas, dopo che sabato scorso aveva deciso l'interruzione del trasporto di gas verso l'Italia via Tarvisio.

«L'operatore austriaco ha annunciato la sua disponibilità a confermare le nomine di trasporto di OOO Gazprom Export» aggiunge. Questo fatto «consente di riprendere le forniture di gas russo attraverso l'Austria».

L’amministratore delegato di Eni, Descalzi aveva di recente annunciato di essere pronto a prendersi i costi da pagare per far riprendere il flusso, interrotto da una normativa austriaca che prevede che al confine il trasporto passi dall’operatore estero a quello locale. Tutti si sono adeguati tranne Gazprom, che così non ha potuto consegnare ai punti di consegna austriaci verso gli altri paesi, tra cui l’Italia.

Secondo Descalzi, Gazprom non aveva pagato i 20 milioni di euro di garanzia al trasportatore austriaco che avrebbe dovuto fare da anello di congiugimento. Ora il pagamento è stato effettuato dal Cane a sei zampe che si prepara a ricevere 10 milioni di metri cubi, meno di quanto riceveva prima dell’interruzione di venerdì scorso.

Il contesto

Quello con l’Italia resta così uno dei pochi canali aperti verso l’Europa, dopo che la Russia ha sganciato dalle forniture alcuni paesi più vicini e ha sospeso il flusso attraverso Nord Stream 1, il gasdotto nel mar Baltico che la collega direttamente con la Germania. 

Negli ultimi giorni, l’attenzione era tornata sull’azienda russa a causa delle falle che si sono aperte nei gasdotti Nord Stream 1 e 2, entrambi pressurizzati. La responsabilità del guasto non è ancora stata accertata, anche se secondo i paesi occidentali, considerata la dimensione del danno l’autore non può che essere un’entità statale. I sospetti si concentrano su Mosca, che avrebbe reso in questo modo inservibili gli strumenti che hanno garantito gas all’occidente per molto tempo, ma il Cremlino respinge le accuse e incolpa gli ucraini. 

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