«La politica dorme con l’aria condizionata», aveva scritto nei giorni scorsi Alemanno, la cui missiva è stata letta nell’aula del Senato. In questa nuova lettera, inviata a Domani, l’ex primo cittadino di Roma racconta il dramma di un suicidio sventato
«Proprio nello stesso giorno in cui il presidente Mattarella incontrava al Quirinale i vertici del Dipartimento amministrazione penitenziaria e denunciava l'emergenza carceri, il sovraffollamento e la necessità di prevenire i suicidi, nel braccio G8 del carcere di Rebibbia abbiamo rischiato di avere l'ennesimo suicidio di una persona detenuta. Sarebbe stato il 39° suicidio dall'inizio dell'anno».
Così inizia la lettera dal carcere scritta dall’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno e Fabio Falbo, altro detenuto che dentro le sbarre si è laureato in giurisprudenza. Un grido disperato da un uomo di destra che ha trasformato i suoi giorni di detenzione in giorni di testimonianza e denuncia. Alemanno ha sentito il bisogno di raccontare quanto accaduto nelle scorse ore, un altro suicidio sfiorato, inviando a Domani le sue parole.
«Verso le ore 15 di lunedì 30 alcune persone detenute, passando davanti a una cella singola chiusa per isolamento, hanno notato attraverso lo spioncino il corpo di K. A. (nato in Libia nel 1996) che penzolava sanguinando dalle sbarre. Hanno urlato per chiamare un agente della penitenziaria, che ha aperto la cella, e sono riusciti a sollevare il corpo esanime, in modo da alleggerire e poi tagliare il cappio fatto con le classiche stringhe delle scarpe».
Alemanno e Falbo spiegano come l’intervento tempestivo abbia salvato da sicura morte l’uomo. «Hanno tamponato la ferita alla carotide che il tentato suicida si era procurato e hanno portato a braccia il corpo per due piani di scale, fino all'infermeria del Braccio, dove c'era solo un'infermiera, e poi in barella fino ad un altro braccio del carcere dove finalmente è stato trovato un medico. Ora K.A. è fuori pericolo, recluso in un altro braccio del carcere. Era stato messo in isolamento perché malato di scabbia, ma era rimasto isolato anche dopo la guarigione da questa malattia».
Proprio nelle scorse ore un’altra missiva, il diario dal carcere dell’ex sindaco che viene pubblicato sulla sua pagina Facebook, è stata letta in aula dal deputato del Pd, Michele Fina. Alemanno parlava di una politica che dorme con l’aria condizionata mentre in carcere si muore. Più che dormire la politica di governo ha peggiorato, con la complicità di parte dell’informazione, le condizioni di vita in cella introducendo nuovi reati, nuove aggravanti, trasformando in penale ogni spazio di conflitto. Anche gli agenti penitenziari sono al limite delle forze con turni massacranti, straordinari che sono arrivati in alcuni casi anche a 24 ore consecutive, mentre prosegue la propaganda governativa che parla di revisione del reato di tortura offrendo impunità più che diritti e risposte. I suicidi aumentano, siamo arrivati a quota 38, ogni cinque giorni un detenuto si ammazza mentre è nelle mani dello stato.
«Sentiamo il dovere civico di dare questa notizia, che altrimenti rischierebbe di non emergere mai dalle mura del carcere, proprio per rimarcare la situazione insostenibile che si vive in istituti penitenziari, dove il sovraffollamento sta superando ogni limite e il caldo estivo rappresenta una sofferenza aggiuntiva. Occorrono interventi urgenti da parte delle Istituzioni per ridurre il sovraffollamento nelle carceri, altrimenti l'estate che stiamo per attraversare rischia di diventare drammatica», concludono Alemanno e Falbo.
© Riproduzione riservata



