A Mentone, in Francia, le forze di polizia francesi trasformano con un tratto di penna i minori stranieri in maggiorenni. Modificano, cioè, la data di nascita dei bambini, dei ragazzi e delle ragazze che attraversano il confine, perché possano essere respinti verso l’Italia. La denuncia è nel nuovo rapporto dell’organizzazione umanitaria Save the Children dal titolo Nascosti in piena vista. Minori migranti in viaggio (attra)verso l’Europa. Il report è stato realizzato lungo le rotte tra Oulx, Ventimiglia, Udine e Trieste, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato.

Allo stesso modo la polizia italiana, fino a pochi mesi fa, riammetteva i migranti nel territorio sloveno, senza che venisse effettuato alcun accertamento dell’età, come prevede la legge Zampa, introdotta nel 2017 a garanzia dei minori stranieri non accompagnati, che attraversano paesi e frontiere per raggiungere l’Europa senza genitori.

Nel 2020 sono stati 1.301 i respingimenti dalle province di Gorizia e Trieste verso la Slovenia, tra questi c’erano anche minori. Il blocco su quel lato del confine ha modificato le modalità di ingresso in Friuli-Venezia Giulia: il passaggio si è spostato più a nord, nell’entroterra, nella provincia di Udine. I flussi nella regione, nei primi quattro mesi del 2021, sono aumentati del 20 per cento, rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.

I traumi

A fine aprile sono stati censiti sul territorio italiano 6.633 ragazze e ragazzi stranieri non accompagnati. «Ad aprile 2021 gli ingressi registrati in Italia sono stati 453, di cui 149 da sbarchi», si legge nel rapporto. La maggior parte sono maschi, ma ci sono anche ragazze provenienti da paesi dell’Africa occidentale e il «rischio di tratta e sfruttamento è concreto».

Con l’aumento dei flussi aumentano anche i traumi psicologici, che secondo il rapporto sono legati alle esperienze subite lungo la rotta balcanica. Nelle testimonianze dirette raccolte da Save the Children è ricorrente il racconto di quello che i ragazzi chiamano game, ossia gli svariati tentativi di attraversamento delle frontiere, tra «settimane di cammino e mesi di attesa».

Il numero dei respingimenti è sempre più alto, spesso vengono respinti ai confini esterni dell’Unione europea, come ad esempio al confine croato-bosniaco. Sono stati 1.216 i respingimenti tra Croazia e Bosnia Erzegovina nel mese di aprile 2021, alcuni anche a catena su più confini: sono 170 i minori respinti a catena dalla Slovenia, 5 quelli respinti tra Italia, Slovenia e Croazia.

In base alle 84 testimonianze raccolte l’ufficio di Save the Children dei Balcani nord occidentali stima che ogni minore abbia subito almeno sette «respingimenti da parte delle autorità croate per un totale di 451 tentativi di attraversamento della frontiera».

Nel report viene raccontata la storia di Gyasi, un ragazzo di diciassette anni nato in Ciad, ferito a una gamba da un poliziotto libico all’interno di un centro di detenzione. È arrivato in Italia via mare, dopo essere sopravvissuto tre giorni su un gommone in panne ed essere stato recuperato dalla Guardia costiera libica. Passato il confine a Ventimiglia, è stato fermato dalla polizia francese a Mentone, dove ha passato una notte in un container. La Francia, a partire dal 2015, ha reintrodotto i controlli alle frontiere, «giustificandoli con il rischio di infiltrazioni terroristiche».

I respingimenti

Le motivazioni del respingimento sono diverse: la maggiore età, senza che ci sia un adeguato accertamento, la mancanza di un tampone molecolare per rilevare eventuali contagi da Covid o l’insufficienza di denaro per il soggiorno in Francia. Anche Gyasi è stato respinto in Italia e ha raccontato la sua storia a Save the Children: «Ho dichiarato la mia data di nascita, 2004, quella con cui sono stato registrato allo sbarco in Sicilia. Ma non mi hanno creduto e mi hanno riportato in Italia scrivendo sul refus d’entrée una data che mi fa risultare maggiorenne».

Al confine italo-francese nel 2017 si contavano 50mila respinti, 15mila nel 2019 e 20mila nel 2020. Costa d’Avorio, Eritrea, Sudan, Mali, Nigeria, le nazionalità più diffuse tra i ragazzi e le ragazze che attraversano il confine tra Liguria e Francia.

La terza via di transito studiata dal rapporto è quella di Oulx, una cittadina della Val di Susa, in provincia di Torino, dove si verificano i respingimenti, da parte della polizia francese, di almeno 60 nuclei familiari al mese.

La direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the children, Raffaela Milano, denuncia l’indifferenza dell’Unione europea, che nel 2012 ha peraltro ricevuto il premio Nobel nel 2012 per aver contribuito alla pace, alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani in Europa.

«Non si può più dire “non sapevamo”», continua Milano, «e soprattutto è necessario cambiare rotta subito: gli Stati membri potrebbero gestire virtuosamente questi flussi di minori vulnerabili, non solo in nome della solidarietà, che è un valore fondante, ma anche per cogliere l’opportunità di rendere parte attiva della società tutti questi ragazzi determinati a costruirsi un futuro. La Commissione europea si deve impegnare per arrivare a una raccomandazione agli Stati membri».

Con il rapporto l’organizzazione umanitaria chiede dunque alle istituzioni europee «una protezione immediata, un monitoraggio efficace e indipendente delle frontiere e progetti di assistenza umanitaria nei luoghi di transito», per i minori stranieri non accompagnati che rischiano la vita per superare confini blindati della fortezza europea.

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