I risultati di una ricerca condotta tra i giovani italiani mettono in luce uno scarso interesse per questioni di politica e appartenenza culturale, ma una discreta fiducia nell’Unione europea come luogo di opportunità
L’8 ottobre la Fondazione Einaudi presenterà a Torino «L’Unione europea fa la forza», un appuntamento dedicato all’eredità e al pensiero di Luigi Einaudi. Durante l’evento, sarà oggetto di discussione un questionario somministrato a 1.200 ragazzi e ragazze delle scuole superiori, di cui si contano 1.086 risposte.
Per capire che tipo di relazione gli studenti e le studentesse intrattengano con temi di attualità politica e sociale gli è stato chiesto se, e in quale misura, si confrontassero a proposito con amici e familiari. La maggioranza ha risposto di parlarne, seppur raramente, mentre solo il 28 per cento la considera una pratica abituale. Ma il dato critico è emerso dalle rilevazioni in merito all’interesse per la politica nazionale, locale ed europea: più di un ragazzo su due è poco o per niente interessato all’argomento. Un numero che sorprende dal momento che la maggioranza dei ragazzi e delle ragazze intervistate ha già compiuto 18 anni e avrebbe diritto a partecipare alle consultazioni elettorali.
Per quanto riguarda le fonti di informazioni, il questionario ha rilevato una netta preferenza per i social network e per la televisione. Due canali particolari perché il primo riporta spesso notizie incerte o volutamente ingannevoli, e la seconda, seppur più «istituzionale», può essere di parte. Le fonti di informazione tradizionali si confermano, invece, di scarsa diffusione, solo il 17 per cento consulta quotidiani e periodici. E pressoché nessuno si rivolge alle organizzazioni civiche e politiche per informarsi.
Emerge poi una tendenza negativa rispetto alla partecipazione ad attività sociopolitiche organizzate. Solo il 18 per cento ha detto di prendere parte a gruppi di volontariato o collettivi studenteschi. Rimane, però, centrale la coscienza civica nella vita sociale e di relazione. Il 67 per cento degli intervistati ha giudicato fondamentale la denuncia di un’ingiustizia, una discriminazione o un reato. E più della metà ha sostenuto l’importanza di farsi sempre una propria opinione ed esprimerla.
Interrogati su quali delle libertà individuali tutelate dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue considerino irrinunciabili, i ragazzi e le ragazze hanno espresso preoccupazione principalmente per le libertà personali, cioè di pensiero e di espressione. Molto meno interessanti sono considerate, invece, le libertà di religione, di riunione e associazione e di movimento. In quest’ultimo caso, probabilmente, perché viene data per scontata.
Con riferimento ai valori europei, scarsa rilevanza è stata attribuita alla dignità umana. Considerata, invece, nella Carta di Nizza la base stessa dei diritti fondamentali. Ma, nonostante ciò, le discriminazioni, in generale, sono socialmente molto diffuse e percepite: solo a poco più di un ragazzo su quattro non è mai capito di assistere a una. Mentre le discriminazioni di cui la maggior parte del campione è stato vittima o spettatore sono quelle basate sull’etnia. Inoltre, a più del 30 per cento è capitato di subire o di assistere a discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, seguite da quelle basate sul genere. Persone Lgbtqia+ e donne sono quindi percepite come categorie molto esposte.
In riferimento ai fenomeni che gli intervistati ritengono maggiormente indicativi di un disagio comune ai giovani europei, tre su quattro segnalano bullismo, cyberbullismo e revenge porn come i più indicativi. Ma anche la violenza tra pari è percepita come un forte segnale di malessere giovanile. Più del 60 per cento individua poi il diffondersi del consumo di alcol e droghe come altrettanto significativi di un malessere diffuso. Centrale anche il tema della salute mentale, che risulta essere una preoccupazione molto sentita.
Restringendo la lente d’analisi sul tema dell’appartenenza europea e dei valori dell’Unione è stato rilevato che solo il 13 per cento del campione dice di sentirsi europeo. Consola il fatto che quasi tutti conoscono la bandiera e l’inno. In generale, si evince che studenti e studentesse sono particolarmente interessati al tema perché sentono l’Unione come qualcosa di lontano da loro.
Secondo il campione poi, gli obiettivi dell’Ue più difficili da raggiungere all’interno del suo territorio sono, senza dubbio, immigrazione e criminalità. A cui seguono la lotta contro le discriminazioni e la promozione della pace e delle libertà. Sul piano mondiale, il 40 per cento si auspica che l’Unione europea assuma un ruolo da leader nel rispetto dei diritti umani e nella promozione della pace. Tema evidentemente prioritario per i giovani intervistati.
Anche se gli studenti e le studentesse si sentono poco cittadini europei, dal sondaggio emerge una certa fiducia nell’Europa come risorsa, in riferimento al progetto europeo di integrazione professionale. Dato evidente dalla netta preferenza espressa nel scegliere l’Europa come meta estera ideale per un’esperienza lavorativa. I ragazzi che preferiscono rimanere in Italia sono, invece, una minoranza netta. Più del 65 per cento del campione crede inoltre che al di fuori dei confini nazionali ci siano migliori opportunità economiche. Complessivamente, studenti e studentesse sono attratti dalla scoperta di nuove culture, ma anche dal desiderio di migliorare la propria condizione di vita in un nuovo ambito geografico.
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