In manovra spunta una norma che potenzia gli Uffici scolastici regionali, chiamati a curare gli appalti per i viaggi d’istruzione: così il governo si adegua al nuovo Codice e corre ai ripari dopo i richiami dell’Anac. Ma 101 impiegati faranno la differenza? La crisi delle gite scolastiche, tra costi troppo alti e famiglie che rinunciano
Dovrebbe essere una norma inserita nella legge di Bilancio a risolvere il caos legato alle gite scolastiche, scatenato dalle nuove regole del Codice degli appalti e su cui nei giorni scorsi era intervenuta l’Autorità anticorruzione. Il governo ha infatti deciso di rafforzare gli organici degli Uffici scolastici regionali, aumentandoli di 101 unità: saranno questi nuovi funzionari a gestire gli appalti per i viaggi d’istruzione, dato che le scuole non sono in grado di affrontare la complessa burocrazia introdotta dalla riforma.
«Dopo la proroga concessa dall’Anac, abbiamo rispettato l’impegno di garantire il regolare svolgimento degli appalti secondo i nuovi parametri del Codice previsto dal Pnrr», ha rivendicato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. La misura è stata accolta con favore dal presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, che però resta cauto: «È un passo avanti importante ma ora va messa alla prova dei fatti. Valuteremo i risultati». 101 impiegati in più faranno la differenza o saranno ancora troppo pochi?
Ci pensa l’Anac
«Le uscite didattiche, i viaggi d’istruzione e gli stage-scambi culturali sono sospesi per impossibilità a procedere con gli affidamenti». Era questo l’allarme lanciato a fine novembre da tanti presidi, che lamentavano difficoltà a organizzare le gite scolastiche. Per qualche settimana, dai licei agli istituti professionali, i viaggi d’istruzione sono stati a rischio per il mancato adeguamento al nuovo Codice degli appalti. Fino all’intervento provvidenziale dell’Anac, che ha posticipato il problema di almeno sei mesi.
Resta il fatto che le nuove norme del Codice, promosso dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e approvato a fine 2022, miravano a rendere più trasparenti e a semplificare le procedure. Ma il secondo obiettivo può già dirsi mancato, con un percorso a ostacoli che complicherà ancora la riuscita delle gite scolastiche: già da tempo i viaggi d’istruzione sono passati da esperienza integrante del percorso formativo a lusso per pochi, con le scuole che non riescono più a controllarne i costi.
Di proroga in proroga
Lo scorso anno l’Autorità nazionale anticorruzione ha reso obbligatorio l’utilizzo del Mercato elettronico MePA per le gite scolastiche e, in base alla riforma del Codice, ogni scuola che paga più di 140mila euro per organizzare le gite deve gestire la spesa attraverso un appalto pubblico, diventando “stazione appaltante qualificata”. Un grosso aumento di lavoro per le segreterie, con le scuole che spesso non hanno il personale e le competenze per farlo.
Nel 2023 l’Anac ha aiutato gli istituti scolastici con un provvedimento straordinario, concedendo un anno al ministero dell’Istruzione perché si adeguasse. La deroga era scaduta il 30 settembre. Per superare le difficoltà organizzative, Valditara ha quindi proposto di qualificare gli Uffici scolastici regionali (Usr) come stazioni appaltanti. Nessuna indicazione, però, era fornita sulle tempistiche di questa soluzione, che ha richiesto il potenziamento degli stessi Usr, anch’essi a corto di personale.
Dopo giorni di preoccupazioni e polemiche, con la presentazione di un’interrogazione in parlamento da parte di Irene Manzi e Simona Malpezzi (Pd), a metterci una pezza è stato il presidente dell’Anac Giuseppe Busia, che il 9 dicembre ha concesso una deroga di altri sei mesi (fino al 31 maggio 2025) per gestire gli affidamenti senza rispettare il Codice. «Ma, per evitare che il problema si ripresenti, rinnoviamo la richiesta al ministero di procedere alla riforma nei tempi programmati», si leggeva in una nota dai toni severi.
Il costo di una gita
Anche se può apparire sorprendente, negli istituti più grandi – con 1.500-2.000 studenti da gestire – si fa presto a superare la soglia dei 140mila euro: un tetto che include non solo le gite scolastiche in senso stretto, ma anche gli scambi culturali più lunghi. A ciò va aggiunto che negli ultimi anni inflazione e caro energia hanno fatto schizzare i prezzi di voli e pacchetti turistici, così come quelli degli alberghi. Secondo le stime, rispetto al periodo pre-Covid il costo delle gite è lievitato del 20 per cento.
Dalle elementari alle superiori, i viaggi d’istruzione assumono spesso i contorni di un privilegio per pochi. Oggi il costo medio di una gita all’estero su più giorni si attesta oltre i 500 euro a studente, con punte fino a 1.500 euro. Qualche esempio? Oltre mille euro a famiglia costa un viaggio di una settimana in Inghilterra; cinque giorni a Berlino vengono 670 euro, mentre ne servono fino a 700 per visitare Lisbona. E in Italia non va molto meglio: un viaggio in Toscana di tre giorni, per prendere un caso frequente, costa almeno 300 euro.
Secondo l’Osservatorio gite di Skuola.net, solo il 48 per cento degli studenti è riuscito a partire nel 2023 e quasi un quarto delle rinunce è dovuto a difficoltà economiche delle famiglie. «Registriamo una rarefazione dei viaggi d’istruzione, soprattutto all’estero. Si cercano mete più economiche e si propongono soggiorni più brevi. Così i ragazzi si vedono negato un bel momento e, per alcuni, l’unica possibilità di viaggiare e vedere posti nuovi», dice Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi Roma.
C’è chi non può
L’effetto è di acuire le disuguaglianze presenti all’interno delle classi, la divisione tra chi può e chi non può permettersi la gita (che di certo ha scarse possibilità di viaggiare con la famiglia). Con una cattiva attuazione del Codice degli appalti, poi, la situazione potrebbe peggiorare, con una crescita delle disuguaglianze anche a livello territoriale: le difficoltà a gestire le nuove regole saranno maggiori dove la macchina amministrativa è carente, a partire da tanti istituti del Mezzogiorno.
A mo’ di tampone, il ministero dell’Istruzione prevede un bonus fino a 150 euro per le famiglie di studenti delle superiori con Isee sotto i 5mila euro. Nei fatti, però, i 50 milioni del fondo appaiono insufficienti: «Il bonus va esteso fino a coprire la totalità dell’importo per le famiglie con Isee sotto i 10mila euro e a offrire un contributo alle famiglie fino a 25mila euro di Isee», chiede da tempo Paolo Notarnicola, coordinatore della Rete degli studenti medi.
Oltre un terzo delle mancate gite ha però un’altra causa: la penuria di insegnanti disponibili ad accompagnare gli alunni, con i docenti disincentivati dalla mancanza di giusti compensi. «A fronte di una grande responsabilità e di un impegno che richiede ore di lavoro extra, dopo l’abolizione della diaria prevista per legge agli insegnanti viene dato al massimo un contributo dal Fondo di istituto – dice Rusconi – Va ripristinato un fondo maggiore per compensare chi viaggia con i ragazzi».
© Riproduzione riservata