Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha una strana idea di meritocrazia. Oltre al suo socio d’affari nell’azienda E-Co srl, come rivelato da Domani, ha assunto altre figure al dicastero a lui molto vicine, con ottimi stipendi. La tendenza a cooptare persone fedeli al Valditara-pensiero è quantificabile in un dato percentuale: nell’elenco degli «incarichi a tempo determinato conferiti a esperti o consulenti di particolare professionalità o specializzazione», più del 60 per cento sono firmatari ( 7 su 11 arruolati complessivamente) dell’appello da cui è nato il comitato Lettera 150, naturalmente coordinato e ideato da Valditara, durante i giorni della pandemia.

Lettera150 è un think tank che si è formato spontaneamente in Italia durante il periodo peggiore del Covid-19 «per suggerire un approccio razionale e strategico all’emergenza». Il documento è stato firmato da 150 professori universitari e alcuni magistrati, da qui il nome del comitato. Terminata la pandemia, il gruppo ha spostato l’attenzione su temi generali, «riconoscendo la necessità di riforme strutturali incisive del sistema Italia basate su competenza ed esperienza».

Il socio d’azienda

Competenza e merito, dunque, sono i concetti da sempre prioritari nell’agenda Valditara e della destra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Del primo, Valditara, è considerato il nuovo ideologo, capace di scalare la posizione di principale consigliere che fino agli scandali che lo hanno investito era occupata da Armando Siri, “Mr. Flat Tax”, inventore della tassa piatta pallino leghista.

Adesso però il metodo usato da Valditara per assumere esperti nella sua segreteria rivela che non sempre di merito oggettivo si tratta quando c’è da attorniarsi di specialisti. Il caso più eclatante è certamente quello di Mario Eugenio Comba: amico e collega da 30 anni del ministro (sono stati colleghi all’università di Torino) è azionista con il 5 per cento dell’azienda E-Co Srl che si occupa di sviluppare progetti sulla mobilità sostenibile, in primis sulla progettazione di bus elettrici a emissioni zero.

Il ministro detiene tuttora il 17 per cento di questa imprese, avviata nel 2012 dal Politecnico di Milano e poi rimasta agli altri soci. Comba nella dichiarazione sull’assenza di conflitti di interesse firmata per l’assunzione al ministero nella segreteria di Valditara non fa cenno all’esistenza di questa società di cui è socio insieme al ministro che lo pagherà con fondi dei contribuenti 60mila euro lordi all’anno, circa 5mila euro al mese. Per fare cosa è spiegato nel decreto: «Semplificazione, project financing e rapporti con gli enti locali nelle materie di competenza del ministero dell’istruzione».

I debiti dell’azienda di Valditara

E-Co Srl non naviga in ottime acque. Gli ultimi bilanci disponibili rivela un’attività poco vivace ma comunque in perdita. Nel 2020 è indicato il numero zero alla voce valore della produzione, cioè nessun fatturato, con una perdita di oltre 5mila euro. Nel 2021 i ricavi salgono a quasi 10mila euro e il rosso si riduce a soli 608 euro. I debiti aumentano e passano da 22mila a 33mila. L’azienda ha peraltro una partecipazione nella Smartbus srl, tra i soci c’è Higer, il colosso cinese della produzione di mezzi pesanti e usato dal governo di Pechino per gestire operazioni commerciali in Africa con lo scopo di accreditarsi in quei paesi.

Domani aveva contattato il ministro per un commento sul potenziale conflitto di interessi, non è arrivata alcuna risposta ufficiale. Tuttavia alcune fonti vicine a Valditara specificano che la società esiste da molti anni, che il ministro non ha ruoli gestionali ma è un semplice socio così come Comba: «Per questo motivo – spiegano – non ci sarebbe alcuna incompatibilità per entrambi con il ruolo pubblico ricoperto».

La carica dei 150

Quanto abbia contato il merito e quanto la fidelizzazione è difficile dirlo, di certo le scelte fatte dal ministro lasciano spazio al sospetto di selezioni fatte su base amicale. Su 11 assunti con ruoli nella segreteria e altri incarichi fiduciari, ben 7 sono firmatari della dell’appello con cui è stato fondato il comitato Lettera 150. Al pari di Comba, tutti hanno firmato per ottimi compensi.

E c’è chi ha superato persino il socio del ministro. Come Alessandro Amadori, 80mila euro lordi l’anno, che deve occuparsi di «promozione di progetti di miglioramento dei processi di apprendimento individuale e collettivo nel sistema scolastico, di progetti di partenariato, collaborazione e cooperazione internazionale in ambito formativo ed educativo, con particolare riferimento ai Paesi dell'Africa e ai relativi sistemi scolastici nazionali»

Anche per lui un posticino nella segreteria del ministro. Nello stesso ufficio di Comba. Amadori è un sondaggista, psicologo e docente all’università Cattolica di Milano. Ha una passione per la scrittura. Ha firmato insieme al ministro Valditara il libro politico della Lega, prefazione di Matteo Salvini, titolo: «È l’Italia che vogliamo». Un manifesto per il buon governo, lo definiscono gli autori. Anche in questo caso più che competenze certificate oltre ogni ragionevole dubbio, per entrare nella segreteria del ministro, ha contato la fiducia, i rapporti politici, dunque l’amicizia. Non c’è niente di male e di certo nulla di illegale. Certo sarebbe un po’ imbarazzante da spiegare agli studenti bombardati dalla propaganda sul merito del governo di Giorgia Meloni.

Comba e Amadori, sono in buona compagnia al ministero. Tra i firmatari dell’appello Lettera 150 di Valditara e poi ingaggiati al dicastero ci sono Claudio Zucchelli, presidente aggiunto onorario del Consiglio di stato, Vincenzo Vespri dell’università di Firenze, Vincenzo Mannino, docente a Roma Tre, Paolo Branchini dell’istituto di Fisica nucleare e Giuseppe Bertagna dell’università di Bergamo.

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