Uno dei più grossi espropri nella storia recente pugliese, contestata da allevatori e proprietari di aziende agricole per l’assenza di comunicazioni da parte della regione. E per il suo scopo principale: servirà a favorire l’ampliamento di una pista usata per testare auto di lusso. È il caso del Nardò technical center, il grande complesso dell’azienda tedesca Porsche che sorge tra i comuni di Nardò e Porto Cesareo, sulla costa ionica del Salento.

La struttura, voluta dalla Fiat negli anni 70, è stata venduta nel 2012 a Porsche engineering, società del gruppo Porsche che fornisce servizi ingegneristici per la mobilità anche ad altre case automobilistiche. Oggi è formata da un grande anello di dodici chilometri, suddiviso in più corsie per un totale di venti percorsi di prova, da una pista sterrata e un circuito.

Il piano di sviluppo di Ntc – approvato dalla regione Puglia, governata da Michele Emiliano – prevede la costruzione di altre nove piste, edifici tecnici e amministrativi, una mensa, un parcheggio. E poi un nuovo centro di logistica e manutenzione, una stazione di servizio e un centro medico. Tutto all’interno delle proprietà, presente o futura, del Nardò technical center.

Un esproprio improvviso

A metà agosto la regione ha comunicato l’espropriazione per pubblica utilità di 351 ettari appartenenti a 134 diversi proprietari: terreni che non saranno impiegati per l’ampliamento delle piste (queste superfici sono già a disposizione di Ntc) ma per realizzare «opere di compensazione», perlopiù riforestazioni. Alcuni imprenditori hanno annunciato che faranno ricorso al Tar, mettendo in dubbio la presenza di un interesse pubblico superiore.

Scorrendo l’elenco si scopre che alcune particelle sono intestate a società riconducibili al settore delle energie rinnovabili, altre a una banca e a privati cittadini. Non mancano lotti coltivati a ulivi devastati dalla Xylella: i proprietari dei terreni più piccoli o meno produttivi, di conseguenza, potrebbero beneficiare degli espropri. Ma tutti lamentano di essere stati avvisati con scarso anticipo, praticamente a cose fatte.

«È stato un fulmine a ciel sereno, con un colpo di mano mi stanno togliendo 20 ettari di terra. E questo per noi vuol dire chiudere i battenti», ha detto Carlo Castellaneta, titolare di Masseria La Grande, storica azienda casearia con 700 capi di bestiame. Castellaneta ha parlato con la stampa locale, ma ora si nega al telefono: «Preferiamo non esprimerci in questa fase, in accordo con i proprietari della pista. La questione è delicata e bisogna essere prudenti». Una scelta su cui pesano gli sviluppi degli ultimi giorni: una lettera in cui Porsche si dice pronta a rinunciare agli espropri, qualora trovasse «altre aree adatte alla compensazione».

Il sogno di Emiliano

La regione ha giustificato la pubblica utilità dell’esproprio concordando con Porsche un piano che prevede grossi interventi attorno alle piste. Le opere di compensazione, dal valore complessivo di 450 milioni in dieci anni, riguardano una superficie di 507 ettari con «interventi di miglioramento ambientale e riforestazione naturalistica»: iniziative che dovrebbero contribuire alla valorizzazione del territorio, all’interno delle proprietà di Ntc ma soprattutto in alcune aree esterne.

«Siamo davanti a una bella storia che renderà famosi nel mondo Nardò e tutto il Salento. A questa pista faranno capo i team delle più importanti case automobilistiche – ha detto Emiliano – Immaginate che esiste un colore che si chiama Nardo grey perché la Ferrari fa qui i suoi i collaudi». Mentre il problema degli espropri viene ridimensionato da Porsche: «Stiamo incontrando i proprietari per addivenire all’acquisizione delle particelle tramite accordo bonario, invece che tramite espropriazione. La maggior parte di loro rileva un’opportunità positiva in questa cessione fondiaria».

Intanto l’operazione è diventata un caso politico che rischia di creare problemi al governatore di centrosinistra. Le opposizioni sono sul piede di guerra, sia in consiglio comunale a Nardò che in consiglio regionale. Il provvedimento è contestato da alcuni politici locali, con in testa Fratelli d’Italia, che negli ultimi tempi ha cavalcato la protesta: critica l’amministrazione per non aver organizzato incontri con i proprietari e per non aver garantito confronti pubblici.

Piantare non basta

Contro il progetto di Porsche si sono schierate anche alcune associazioni del territorio, turistiche e ambientaliste. La zona della pista Ntc, infatti, è interessata da un bosco mediterraneo oggi quasi scomparso; un antico ecosistema che in parte sopravvive nell’area dei circuiti. «Si parla tanto degli espropri, ma è un falso problema: sono terreni aridi che valgono poco e l’azienda li pagherà molto. Il vero tema è quello ambientale», dice Claudia Bartoli, tra i fondatori del comitato Custodi del bosco d’Arneo.

L’associazione Eurovillage, una località di villeggiatura di Porto Cesareo, è preoccupata per l’impatto acustico della nuova impiantistica: «Servono interventi di mitigazione che per ora non bastano a contenere i valori in un range tollerabile», ha detto il presidente Linceo Bellanova. Mentre l’associazione Valorizziamo Punta Prosciutto lamenta la scomparsa, rispetto al progetto originale, delle piste ciclabili come opera di compensazione.

«Gli interventi di riforestazione non garantiscono l’integrità dell’habitat per la fauna protetta, che sarebbe condannata e la cui perdita non sarebbe compensata – continua ancora Bartoli – Le giovani piante che Porsche metterà a dimora avranno bisogno di cure costanti e comunque non pareggiano la scomparsa di un bosco secolare. È un’operazione di facciata in cui l’impresa fa solo greenwashing».

Resta poi da capire se davvero Porsche monitorerà la crescita di un’enorme estensione di piante nella sua proprietà. Un processo che richiederà decenni, non pochi anni. Progetti così vasti gestiti con successo da privati sono piuttosto rari e la riforestazione pare accessoria agli interessi della multinazionale. Quello a cui spesso si assiste, in casi simili, è che le opere volute dall’azienda sono realizzate in fretta e le compensazioni tardano fino a scomparire del tutto.

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