Nel quinto anno di Close the gap, un’iniziativa per favorire la parità di genere in azienda e nella società, Coop ha presentato il 4 marzo a Milano un rapporto che sintetizza i principali risultati raggiunti nell’ultimo anno. Il report riporta i molti successi a livello aziendale: oltre il 70 per cento delle persone che lavorano per Coop sono donne.

È donna una responsabile di negozio su tre, così come il 40 per cento dei membri del consiglio di amministrazione. C’è poi una parte relativa ai molti risultati raggiunti, dall’ottenimento della certificazione per la parità di genere (prima azienda della grande distribuzione organizzata a ottenerla), al lancio di vari progetti di formazione e inserimento nel mondo del lavoro per le donne.

Uno dei risultati più interessanti, però, è la pubblicazione di un’indagine statistica in collaborazione con Nomisma. La ricerca riguarda le opinioni degli italiani sull’educazione all’affettività e si è deciso di concentrarsi su questo tema proprio perché gli aspetti culturali e sociali intorno al sesso e all’affettività sono uno dei fattori più importanti nella discriminazione.

La netta divisione dei ruoli tra maschi e femmine, per esempio, spesso nasce nella coppia e finisce per definire il ruolo delle donne anche nella società. Partire dalla sfera sessuale e affettiva è quindi un passo importante non solo per ridurre l’ansia e lo stress degli adolescenti, non solo per evitare gravidanze indesiderate o altri incidenti dovuti alla scarsa educazione, ma anche per frenare le disuguaglianze economiche e sociali.

I dati

L’indagine Coop mostra che c’è grande bisogno di informazione sessuale: il 35 per cento dei genitori di minorenni, infatti, non parla mai di questi temi con i figli o lo fa raramente. Solo 1 su 5, invece, dichiara di discuterne spesso. Anche tra chi ne parla, comunque, la discussione rimane fonte di disagio: l’80 per cento dei genitori ha avuto difficoltà a parlare con i figli di almeno uno dei temi trattati dall’indagine (relazioni sociali, relazioni sessuali e affettive e informazione sessuale). Questo potrebbe spiegare la forte domanda di educazione sessuale nelle scuole.

Nonostante il tema resti ancora piuttosto tabù, sono moltissimi gli italiani che ritengono che questa materia debba essere trattata in momenti dedicati a scuola. Il 70 per cento degli intervistati ritiene che debba essere obbligatoria, mentre il 21 per cento pensa che la frequenza dovrebbe essere facoltativa. Solo il 9 per cento è contrario, meno di uno su dieci. Allora perché non abbiamo una normativa chiara per l’educazione sessuale e affettiva? Ci abbiamo provato con ben 16 proposte di legge negli ultimi 50 anni, ma il risultato non è ancora stato raggiunto.

Un tema politico

I dati dell’indagine Coop e Nomisma sembrano suggerire un’Italia piuttosto aperta sui temi sessuali: quasi tutti sono a favore dell’educazione sessuale, due genitori su tre parlano spesso o abbastanza spesso con i figli di questi temi e i parenti stretti sono la prima fonte di informazione su sesso e affettività. Eppure, queste conclusioni non ci convincono più di tanto: davvero non abbiamo un problema? In realtà, almeno alcuni dati dell’indagine mostrano che le opinioni sono più divise rispetto a quanto risulterebbe da una prima occhiata.

Per esempio, il 59 per cento degli adulti ritiene che sia molto importante parlare di educazione alla sessualità e alle relazioni sociali (non sessuali), ma “solo” il 51 per cento pensa la stessa cosa della necessità di parlare di relazioni con il partner e i ruoli di coppia.

Questa differenza, seppur relativamente piccola, ci fa pensare che sul tema la questione sia più divisiva: in molti sono d’accordo sul fatto che bisogna insegnare ai giovani ad utilizzare i contraccettivi, ma non tutti sono d’accordo sul fatto che sia necessario mettere in discussione la struttura della coppia e della famiglia. Il fatto è che il primo problema non si può risolvere senza cambiare la mentalità intorno alla sessualità e alle relazioni di coppia in generale.

Come accade spesso con le questioni che riguardano le disuguaglianze di genere, anche sull’educazione sessuale sembra esserci un enorme consenso sulla necessità di fare qualcosa. Si troveranno, però, molte idee diverse sulle cause e sulle possibili soluzioni, che dipendono dalle diverse posizioni politiche di chi partecipa alla discussione.

Oggi a livello politico si parla molto poco di educazione sessuale o, perlomeno, non lo si fa con proposte concrete. Quest’indagine mostra però che il tema è caldo e che interessa tutti gli italiani, non solo quelli più progressisti accusati di voler “indottrinare” il resto della popolazione. I partiti dovrebbero cogliere quest’occasione e presentare delle proposte serie, in linea con le aspettative e le idee dei loro elettori, per dare finalmente una visione condivisa sull’educazione sessuale nel nostro paese.

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