Il viaggio di Matteo Salvini a Mosca organizzato con il nuovo consulente per gli Affari esteri del partito, Antonio Capuano, è saltato. Il fiuto di Salvini per consiglieri e sherpa è noto: dopo essersi affidato a Gianluca Savoini, ex portavoce del leader della Lega che ha prodotto lo scandalo del Metropol e dei fondi russi, ha scelto Capuano, fino a 48 ore fa sconosciuto avvocato campano con trascorsi in Forza Italia, che lavora per diverse ambasciate, ma «non per quella russa», assicura.

Un legale, come emerge da alcuni documenti ottenuti da Domani, con il pallino degli affari. L’iniziativa di recarsi a Mosca arriva in un momento particolare. Con il Cremlino che ha avviato sotto traccia un’operazione anti sanzioni che rischia di trasformare l’Italia in un campo di guerra giudiziaria combattuta da team di avvocati contro il nostro stato.

Non c’è alcun comunicato pubblico, nessuna dichiarazione ufficiale, che certifichi l’esistenza di questa operazione per fermare le sanzioni. Da quanto risulta a Domani è una strategia silenziosa da attuare nelle aule giudiziarie, con team di avvocati italiani ingaggiati da Mosca tramite l’ambasciata russa in Italia. L’obiettivo è scalfire i singoli provvedimenti che hanno colpito in questi mesi gli oligarchi fedeli al regime del presidente Vladimir Putin.

La regia è in mano a un importante giurista russo, esponente del partito Russia unita, con un passato da parlamentare e ora co-presidente dell’ordine degli avvocati della federazione russa. Si chiama Vladimir Pligin, e da quanto risulta avrebbe già contattato un gruppo di avvocati italiani per scardinare le misure di congelamento dei beni, che non è certo resistano a eventuali ricorsi. Resta da capire se i professionisti accetteranno l’offerta, per ora ufficiosa.

La questione è rilevante, tutto sta nel dimostrare l’illegittimità di provvedimenti di confisca senza una condanna penale, dunque senza una contestazione di un reato. È più di un cavillo, per Pligin e i suoi esperti giuristi potrebbe essere un varco per demolire il sistema sanzionatorio. Il Cremlino è preoccupato delle conseguenze delle sanzioni. E considera l’Italia il fronte più ostile, perché le operazioni della guardia di finanza di queste settimane hanno congelato un patrimonio che sfiora i 2 miliardi di euro.

I canali di Salvini

Pligin ha il profilo giusto per una sfida giudiziaria così ambiziosa. Considerato in patria un luminare del diritto, è originario di San Pietroburgo come Putin, ritenuto tra i fedelissimi del presidente per le questioni tecnico-giuridiche. Il giurista è sotto sanzioni dal 2014 dopo l’annessione della Crimea. Il motivo si legge nell’elenco dei sanzionati: «Responsabile dell’agevolazione e dell’adozione della normativa in materia di annessione della Crimea e di Sebastopoli alla Federazione Russa».

Il nome di Pligin era emerso in collegamento con la Lega all’epoca della trattativa del Metropol, con l’allora ex portavoce del capo leghista seduto al tavolo di un negoziato per tentare di ottenere un finanziamento russo per il partito in occasione delle elezioni europee del 2019. I russi presenti erano tre, tra questi un personaggio legato proprio a Pligin. Nello studio di Pligin, la sera prima della trattativa del Metropol, sarebbe avvenuto un incontro tra Salvini e il vicepremier Dmitrj Kozak, mai smentito dal leader della Lega.

Salvini a Mosca

Durante il viaggio a Mosca Salvini avrebbe dovuto incontrare figure di primo piano del potere di Putin. «Avremmo dovuto presentare un piano di pace in quattro punti, individuando una sede neutrale per le trattative», ha ripetuto Antonio Capuano in diverse interviste. L’ultimo dei consulenti scelti da Salvini per le questioni estere sostiene che Salvini avrebbe dovuto incontrare la prima fila del governo russo. Putin? «Non lo posso dire». Quel che è certo sono i canali già rodati in questi anni con il Cremlino e con i capi di Russia unita, con cui la Lega ha siglato un accordo di cooperazione. Relazioni ereditate da chi oggi deve gestire i rapporti con Mosca.

C’è Aleksej Pushkov: presidente della commissione sull’Informazione e senatore, fino al 2016 era presidente della commissione Esteri della Duma, la camera bassa del parlamento. La figlia di Pushkov è stata nominata dal ministero degli esteri a capo dell’istituto russo di scienze e cultura a Roma, considerato da analisti, esperti e servizi segreti occidentali l’organismo tramite cui Mosca esercita il soft power nel mondo. Anche Andrej Klimov è tra i contatti della Lega a Mosca: vicepresidente del Comitato per gli affari internazionali del Consiglio della federazione. Al gruppo si aggiungono l’avvocato Pligin, che starebbe gestendo l’offensiva legale contro le sanzioni. E il vicepremier Dmtrj Kozak. Insomma, tutte figure molto ascoltate da Putin.

Mr. Capuano

Capuano non fa nomi. Forse perché alla fine di concreto c’era ben poco. L’avvocato si muove tra ambasciate e affari con il medio oriente. In particolare con il Kuwait. Nato e cresciuto a Frattaminore, provincia di Napoli, lo hanno definito collaboratore di diplomatici e, da quanto dichiara, di ambasciate. È stato parlamentare con Forza Italia e consigliere comunale nel suo comune. Alcune fonti consultate da Domani rivelano che Capuano è certamente un uomo d’affari oltreché avvocato.

Da alcuni documenti emergono solide relazioni economiche con personaggi del Kuwait con ruoli in importanti società di ingegneria nel campo petrolifero. Capuano risulta socio in almeno una decina di aziende principalmente con sede in Campania. In una di queste tra i soci c’è Eugenia D’Angelo, consigliera comunale ad Aversa, provincia di Caserta, nonché nella direzione regionale del Partito democratico.

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