«I pm hanno riscontrato gli atti israeliani?». Hannoun e i dubbi sulle prove di Tel Aviv

«Relazioni, frequentazioni, posizioni ideologiche, scenari geopolitici. Sono gli elementi che di solito vengono usati per colmare ciò che sembra mancare: condotte individuali concrete». L’avvocato penalista Nicola Canestrini commenta quanto trapelato finora sul presunto giro di soldi che gli indagati dalla procura di Genova e dall’Antimafia avrebbero dirottato su Hamas per mezzo di una serie di associazioni di beneficenza. Senza contare il capitolo delle informazioni arrivate da Israele, informazioni di intelligence, sulle quali anche il noto penalista Giandomenico Caiazza esprime dei dubbi sull’utilizzabilità: «Va verificata la modalità con cui sono state recepite dalle autorità italiane». Tutto materiale, del resto, che, nel decreto di archiviazione dell’indagine nel 2010, pm e gip avevano ritenuto «impossibile da utilizzare, perché spesso raccolto senza l'osservanza dei principi fondamentali che regolano l'acquisizione delle prove nel nostro ordinamento». Canestrini invece insiste sul contesto: «Difficile dare un giudizio senza conoscere tutti gli atti, ma nessuna intercettazione citata pare descrivere trasferimenti finalizzati ad attività terroristiche: in inchieste come questa ci si muove spesso nell’ambito delle deduzioni. E i fatti potrebbero venire sostituiti dal contesto». Nuove prove contro Hannoun. A destra parte lo sciacallaggio Un contesto caratterizzato, sempre a leggere le carte, dalle conversazioni sulle azioni di Hamas o, ancora, dalle bandiere riconducibili all’organizzazione terroristica rinvenute nel corso delle perquisizioni realizzate dagli investigatori. Poi, c’è il contante trovato nelle abitazioni. E la progettazione della fuga in Turchia da parte del leader pro Pal, Mohammed Hannoun, arrestato sabato scorso insieme ad altre sei persone. L’indagato più noto, diventato volto di una protesta che in Italia ha riempito le piazze per dire basta al massacro dei palestinesi. «C’è il rischio che certi buchi probatori possano venir tappati con la narrazione politica», chiosa Canestrini, legale in diversi casi mediatici: da quello degli affidamenti di Bibbiano, al sabotaggio del gasdotto Nord Stream fino al caso Iuventa e cioè dell’Ong che, prestando soccorso in mare, avrebbe avuto legami coi trafficanti libici secondo l’accusa iniziale. Una vicenda per cui la procura di Trapani ha chiesto il non luogo a procedere dopo sette anni dal suo inizio. «Anche in questo caso il rischio è la strumentalizzazione dei fatti; e la gestione della paura non ha niente a che vedere con la giurisdizione», conclude il penalista. Arresto di Hannoun, la destra si scaglia contro le piazze per Gaza e le opposizioni. «Propaganda indecente» Le prove L’inchiesta ligure, intanto, va avanti. Ed è cavalcata dalla maggioranza in Parlamento, dove ha attaccato quegli esponenti dell’opposizione che avrebbero partecipato a manifestazioni e comizi pro Gaza accanto ad Hannoun. Il Coordinamento dei Giuristi e Avvocati per la Palestina parla di «sconcerto per la grancassa mediatica alimentata della destra politica e culturale dopo la notizia dell’indagine». E rileva un’ulteriore criticità. Che ha a che fare con le prove raccolte. «Il ricorso a fonti israeliane per dichiarare l'appartenenza ad Hamas di determinate organizzazioni umanitarie non può essere ritenuto decisivo – dichiara il Coordinamento – in quanto provenienti da uno Stato sotto accusa per genocidio e altri gravi crimini internazionali». Nel quadro probatorio, infatti, rientrerebbero centinaia di documenti trasmessi tramite rogatoria da Tel Aviv nel 2001, 2003 e 2005 e, tra gli altri, una serie di atti da ritenere «potenziali prove raccolte da militari, servizi segreti o altri soggetti che non agiscono in qualità di forze dell’ordine», si legge negli atti del giudice: documenti «oggetto di trasmissione spontanea, accompagnati da una relazione utile a confermarne l’autenticità». Procedure di acquisizione anomale secondo i giuristi. «Il punto più critico – spiega l’avvocato Fabio Marcelli – è costituito dal ruolo determinante assunto da questo tipo di documentazione, raccolta senza alcuna garanzia di terzietà». Come sono state ottenute le confessioni? Una delle principali perplessità che muove il gruppo di legali. Secondo il penalista Giandomenico Caiazza bisognerebbe dare per «scontato che l’autorità giudiziaria italiana non si sia limitata a recepire la documentazione in questione». «Pur non avendo letto gli atti – precisa Caiazza – ritengo che ci sia stata un’attività di riscontro sulle prove perché sarebbe grave il contrario e, cioè, un loro recepimento atipico». «Hannoun è di Hamas». Così le associazioni benefiche finanziavano «attività militari terroristiche» Attesa per gli atti Prove e documenti che i legali di Hannoun starebbero aspettando di ricevere. Proprio per questo gli avvocati della difesa Emanuele Tambusco e Fabio Sommovigo, che ieri hanno incontrato il leader in carcere, avrebbero consigliato al loro assistito di non sottoporsi all’interrogatorio previsto per oggi. «Non abbiamo ancora ricevuto tutti gli atti depositati», spiegano i legali. Che aggiungono: «Hannoun, che oggi rilascerà alla gip dichiarazioni spontanee, è apparso preciso nel ricostruire i passaggi dei finanziamenti. Ha operato in maniera tracciabile e con associazioni registrate, molte delle quali anche in Israele». Movimentazioni, pertanto, che l’indagato sarebbe pronto a provare per mezzo degli atti che gli uomini della Digos e della Gdf hanno sequestrato lo scorso sabato. Adesso saranno gli inquirenti a dover collegare i soldi della beneficenza alle attività terroristiche. «Va detto che Hamas – conclude Marcelli – svolge un ruolo di governo a Gaza ed è impossibile far giungere aiuti umanitari alla popolazione senza una qualche forma di collaborazione con tale organizzazione». «È complicato sostenere che la beneficenza non passi da Hamas, essendo l’unica rappresentanza governativa rimasta nella Striscia di Gaza – afferma l’ordinaria di Storia del Medioriente alla Sapienza Alessia Melcangi –, ma è anche vero che parliamo di un’organizzazione terroristica, che ha abbandonato la popolazione sotto il profilo degli aiuti umanitari per utilizzare i fondi della lotta armata. Tutto questo è sotto gli occhi del governo di Netanyahu». Così le associazioni italiane finanziavano Hamas. Nove indagati, arrestato Hannoun