Nei giorni scorsi il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ha chiesto che alle manifestazioni del 25 aprile non siano presenti bandiere della Nato e ha detto che pure in Ucraina ci sono problemi di democrazia. Ora sono state riscoperti alcuni suoi post del passato, quando nel 2014 – dopo l’invasione del Donbass – prendeva le difese della Russia. E lo faceva diffondendo la propaganda del Cremlino, attaccando i giornalisti italiani e definendo come «nazisti» gli ucraini.

Pagliarulo in conferenza stampa dice di «scoprire dai media di essere filoputiniano». Ma sui social network è stato ripreso un suo post dell’agosto 2014, quando scriveva che il governo ucraino «andrebbe processato per crimini contro l’umanità». «È ancora più evidente che gli Stati Uniti con l’accordo più o meno sofferto dell’Unione europea, sono i burattinai del governo nazista di Kiev».

A ottobre 2014, condividendo un altro articolo di Repubblica, Pagliarulo parlava di «nazisti di Kiev sostenuti dall’occidente», riferendosi ai bombardamenti a Donetsk. 

Il volo malese

Sempre nell’autunno 2014 Pagliarulo si è espresso su Facebook anche sul volo Mh17, l’aereo della compagnia aerea malese che avrebbe dovuto raggiungere Kuala Lumpur e che era partito da Amsterdam. Le investigazioni condotte dal governo olandese e da autorità indipendenti hanno certificato che l’aereo è stato abbattuto dalle forze secessioniste filo-russe.

Pagliarulo la pensava diversamente: «Grottesco e reticente il rapporto dell’Ufficio di Sicurezza olandese sull’abbattimento del Boing malese. La prima conclusione è che è stato abbattuto. Grande scoperta!».

«La seconda conclusione è che, guardando le foto che si conoscono da mesi e che io ho pubblicato su Facebook molto tempo fa e che dimostrano incontrovertibilmente che l’aereo è stato mitragliato da centinaia di proiettili (la grande parte dei fori è tondeggiante, più piccoli e piegati all’interno quelli di entrata, più grandi e piegati all’esterno quelli di uscita), è che forse è stato colpito da un missile! Gli olandesi cercano malamente di accreditare la tesi di Kiev. È invece ovvio pensare che sia stato abbattuto da uno o più aerei».

«Caso vuole che due aerei di Kiev fossero nei pressi del Boing; con tutta probabilità prima lo hanno costretto a cambiare rotta e poi lo hanno abbattuto mitragliandolo. Ma non si può dire, perché questa malandata Europa, disgraziatamente a rimorchio degli Stati Uniti, sostiene proprio il governo di Kiev. Sarebbe bene sapere cosa ne pensa il governo della Malaysia».

Nazisti ucraini

Un altro post riscoperto oggi è del gennaio 2015, quando Pagliarulo criticava un articolo pubblicato da Repubblica. E in particolare l’utilizzo dell’espressione «aggressione militare» per riferirsi a quanto accaduto nel Donbass.

«Per il “giornalista” (?!) Andrea Tarquini c’è stata “un’aggressione militare” russa, una “annessione illegale”, un “appoggio aperto ai terroristi”, cioè i patrioti dell’est, una minaccia aperta alle repubbliche baltiche e persino alla Nato!», scriveva Pagliarulo riferendosi all’articolo di Repubblica.

«Si tratta di una sequenza di giudizi senza uno straccio di prova, a cui si giustappone il totale silenzio sui massacri da parte del regime di Kiev, sulla sua illegittimità (è nato di fatto da un colpo di stato foraggiato dagli Stati Uniti), sulle attività criminali delle bande armate naziste inviate ad assassinare le popolazioni dell’est, sullo scempio di democrazia, libertà, diritti umani che sta avvenendo oramai da quasi un anno in quello sfortunato paese, sul riamo dell’occidente in chiave antirussa, sull’atteggiamento (e non solo l’atteggiamento) aggressivo della Nato».

«Insomma c’è il cattivo Putin (come sempre gli americani hanno diabolicamente dipinto il leader di un paese prima di aggredirlo), e poi ci sono i buoni, fra cui la Nato. Ma chi si vuole prendere per i fondelli? Questa spazzatura non è giornalismo. È solo propaganda di guerra. Una propaganda che sembra scritta sotto dettatura della Cia».

Parole che restano

Ovviamente le parole di Pagliarulo si riferiscono a un momento completamente diverso rispetto a quello attuale. Ma assumono un nuovo significato ora, in un contesto in cui l’Anpi è già fortemente criticata per le sue posizioni sulla guerra in Ucraina.

Segno che in internet l’oblio è un concetto relativo. E che anche qualche commento di troppo rischia di essere riletto a distanza di anni.

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