«Mai stati equidistanti. Siamo dalla parte degli aggrediti, siamo stati fra i primi a dirlo la mattina dopo l’invasione». Conferenza stampa affollatissima quella del presidente dell’Associazione nazionale dei partigiani Gianfranco Pagliarulo.

Si presentano le iniziative per il 25 aprile, e in primo luogo la manifestazione principale che sarà, come ogni anno, a Milano. Alla fine del corteo, che partirà da Corso Venezia e arriverà a piazza Duomo, parleranno il sindaco della Città Giuseppe Sala, Tatyana Bandelyuk, una cittadina ucraina, Dario Venegoni, presidente dell’Aned, Maurizio Landini, segretario della Cgil, e lo stesso Pagliarulo. Ci saranno le bandiere ucraine, auspica il presidente, non quelle Nato (che difficilmente del resto vengono portate in corteo) «sarebbero inopportune, ma non risponderemo alle provocazioni».

L’Anpi si difende dagli attacchi di cui questi giorni, ma non “corregge la linea”, anzi «riaddrizza l’asse» come ha chiesto sulle colonne di Domani la vicepresidente dell’Anpi Albertina Soliani.

«L’Anpi è unita, la conferma del suo pluralismo sono le parole di Albertina, fra noi, c’è un legittimo dibattito interno in cui sono benvenute opinioni diverse. Al nostro congresso abbiamo dimostrato che è possibile un confronto sereno, il 95 per cento dei delegati della nostra associazione».

Dai media invece «abbiamo assistito ad una serie di attacchi di una violenza e di una volgarità inaudita. Ho scoperto, a mia insaputa, di essere putiniano, ce ne faremo una ragione, ma non mi passa neanche per l’anticamera del cervello». 

Pagliarulo ripete la sua idea della pace, che si ottiene con un «urgente un tavolo di trattative a partire da una tregua», si schiera con papa Francesco, e contro l’invio delle armi alla resistenza ucraina – di cui sottolinea ancora una volta la profonda differenza con la Resistenza italiana –, che «va appoggiata» ma senza forniture  militari: «Il riarmo generalizzato, come avvenne nella prima e nella seconda guerra mondiale,sta creando una reazione a catena apocalittica, ha contribuito all’escalation militare. Temiamo un nuovo Afghanistan nel cuore dell’Europa».

«Noi crediamo che l’unica soluzione ragionevole a questa situazione che coinvolge mezzo mondo, sia una soluzione negoziata che richiederebbe una buona volontà in primo luogo da parte di Putin, che ha tutte le responsabilità di questa vicenda, e in secondo luogo da parte di Zelensky».

Ma il dramma è «che non vedo questa buona volontà né in Putin, né in Zelensky, né in Biden, né nella Ue, quindi da questo punto di vista - ha sottolineato Pagliarulo - credo sia ragionevole essere pessimisti. Ma a maggior ragione bisogna insistere su una linea che costringa Putin a tavolo delle trattative».

Pagliarulo comunque evita di insistere nelle differenze con una parte della sinistra, «la preoccupazione di non isolare l’Anpi è quella di tutti noi», annovera il Pd «fra le forze di pace» e chiama «l’unità di tutte le forze di pace per abbassare la tensione. L’Anpi non è una ridotta della sinistra radicale».

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