Chi sono i complici della presunta frode compiuta da Emanuele Palma? Chi sono cioè quelli che avrebbero aiutato il responsabile della calibrazione dei motori diesel di Fiat Chrysler Automobiles a violare la legge sulle emissioni inquinanti? Se lo sono chiesto anche i suoi legali visto che la corte del Michigan orientale imputa a questo italiano trasferito negli Stati Uniti il reato di frode telematica e associazione a delinquere senza specificare con chi.

Il processo di Palma è previsto per aprile 2021, quando la fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e Psa Peugeot Citroen dovrebbe essere conclusa. Secondo la Reuters il via libera dell’Antitrust Ue arriverà presto.

Così mentre Fca riporta il suo baricentro in Europa, negli Stati Uniti si processa quello che per l’accusa è un dieselgate esportato da una piccola azienda italiana alla grande multinazionale. Per anni Palma ha lavorato per l’azienda ferrarese controllata di Fca, Vm Motori: viene “promosso” dipendente Fca solo nel 2016 alla vigilia dell’apertura della causa civile per violazione della legge sulle emissioni che è costata all’azienda 800 milioni di dollari di multa. Eppure, anche lavorando per una controllata di Fca, Palma era incaricato di eseguire il test delle emissioni richiesti dalle agenzie governative americane.

Le mail interne

Mail interne rivelano i dubbi dell’ingegnere sull’atteggiamento del gruppo di certificazione di Chrysler rispetto al software che regolava le emissioni: «Ho sentimenti contrastanti a proposito (...). Durante tutti i numerosi incontri che stiamo avendo, le persone in Chrysler che hanno a che fare con il gruppo certificazioni fondamentalmente sorridono quando diciamo loro le nostre preoccupazioni su queste strategie e vogliono solo una spiegazione generale senza descrizione di come in realtà lo calibreremo. Dicono anche che non lo porteranno all’attenzione dell’Epa (l’agenzia per la protezione dell’ambiente americana ndr)».

Palma gestiva anche i rapporti con Bosch, fornitore dei software illegali di Volkswagen e multato con Fca dalle autorità americane. Una mail inviata da Bosch specifica che «questo è un dispositivo per le emissioni e deve essere chiarito a Chrysler». Palma risponde: «Chrysler e Vm non vorrebbero questo argomento aggiunto all’elenco dei punti in sospeso che condividi con Doug Stander e il resto del team per il momento, Antonio preferirebbe parlargliene prima di discuterne con te e tutti noi».

Ma chi sono secondo l’accusa i complici di Palma? Quando i legali l’hanno chiesto alla corte si sono sentiti rispondere con l’indicazione di 38 mail. Tra queste c’è una comunicazione del primo ottobre 2014 che si riferisce al dialogo coi controllori americani. «Questo messaggio chiude il primo round di domande sull’argomento (...). Questo non significa che l’argomento è chiuso. Mi aspetto più domande e probabilmente un’altra chiamata nei prossimi giorni, aspettando il big one in California», scrive Palma ai suoi due superiori alla Vm Motori, Luca Sabbioni e Sergio Pasini, e ad altri colleghi: Michele Padovan, Matt Lipkowitz, Spencer Shipper, Luigi Martella e Alessandro Mazza. Tecnici e manager che hanno fatto carriera nella galassia Fca, spesso partendo dalla piccola Vm Motori.

Secondo il suo profilo Linkedin, Mazza è stato manager ricerca e sviluppo di Fca dal novembre 2010 fino al 2015. Prima di allora aveva anche lui lavorato nella azienda di Ferrara. Poi ha fatto carriera in Cnh international, il marchio dei veicoli industriali controllato sempre da Exor e coinvolto nell’indagine di Francoforte.

Ferrara al centro del mondo

Anche Martella ha cominciato a VM Motori dove era team leader dello sviluppo dei motori e dove oggi è responsabile per Fca della calibrazione della Jeep Cherokee e della Ram, oltre che di Maserati. Ad Auburn Hills, al quartiere generale del gruppo negli Usa, lavora Shipper, oggi responsabile Fca della calibrazione dei sistemi di diagnostica a bordo delle vetture. Lipkowitz, allora dataset manager di Vm Motori, è citato anche nelle prove della causa civile contro Fca, perché coinvolto nella taratura dei motori.

Secondo le mail agli atti, Lipkowitz come Palma era preoccupato del fatto che Chrysler non desiderasse comprendere che per le autorità californiane c’erano delle linee rosse da non superare sui dispositivi di controllo delle emissioni. Anche Sabbioni e Pasini, supervisori di Palma, sono passati al ruolo di direttore ingegnere in Fca e responsabile delle domande di certificazione, proprio quelle che secondo le accuse sarebbero allora state falsificate. Un altro scambio di mail di Palma coinvolge invece Morrie Lee e Steve Mazure, manager del comitato affari regolatori di Fca, l’organo che secondo i legali di Palma aveva la responsabilità dei controlli sul loro assistito.

Lee e Mazure sono in prima fila nelle comunicazioni con le autorità di controllo. In una mail di settembre 2014 in cui si discuteva dei rilievi presentati dalla autorità californiana, Lee scriveva: «Come sempre quando si discute con l’agenzia è richiesta discrezione. A volte le discussioni possono portare ad aprire nuovi barattoli di vermi: evitiamo di scendere inutilmente in strade che non dovrebbero essere percorse». In un’altra mail di novembre 2015 affermava di aver istruito Palma e altri in vista di un incontro con i regolatori californiani: «Ok, ho appena fatto un po’ di coaching con Palma, Hennessey e Rgo. Possiamo dire che forse la calibrazione non è così robusta in alcune condizioni ma niente che avrebbe dovuto essere denunciato come un dispositivo ausiliario». Mazure, già responsabile della certificazione ambientale di Fca, oggi pianifica la strategia di Fca sui gas nocivi a livello globale. Il suo nome compare in una mail agli atti della causa civile: «Se il Nox (ossido di azoto ndr) fallisce gravemente, Steve (Mazure ndr) sosteneva che non dovremmo dire nulla alla Carb».

Una delle ultime mail rilevanti è del 24 giugno del 2016. Palma, da pochi giorni ufficialmente dipendente di Fiat Chrysler, invia a due avvocati che lavorano per Fca la bozza di una presentazione in Power point che i loro assistiti avrebbero poi presentato alle autorità il 29 giugno. Secondo l’accusa quella presentazione «conteneva dichiarazioni false e false rappresentazioni». La difesa sottolinea che da «allora sono stati coinvolti i decisori più alti in grado di Fca». Abbiamo chiesto a Fca un commento sulla vicenda ma non abbiamo ottenuto risposta.

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