I vaffa, le invocazioni a Dio per fulminare i rom, ma anche Mattarella traditore, gli insulti ai giornalisti e gli immancabili elogi all’unica leader possibile: «Io voto Giorgia perché è un’amica, perché è in gamba, perché è onesta e preparata».

Parola di Lorenzo Renzi, imprenditore romano, protagonista della compravendita con plusvalenza in favore di Anna Paratore e Milka Di Nunzio, madre e amica di Giorgia Meloni, con Di Nunzio inoltre molto attiva nell’ambiente politico della premier a tal punto da ricoprire il ruolo di contabile delle spese e delle donazioni nella campagna elettorale del 2016 con Meloni candidata a sindaca di Roma.

La vicenda è stata svelata da Domani nei giorni scorsi e ruota attorno al cosiddetto affare Raffaello, dal nome della società Raffaello Eventi srl che ha gestito, in passato, il B-Place, un bar in zona Eur.

L’affare prima del voto

Nel 2012 Paratore e Di Nunzio hanno acquisito alcune quote della srl, e sono entrate così in società proprio con Lorenzo Renzi, David Solari e Daniele Quinzi (candidato di Fratelli d’Italia alle comunali del 2013). Il lounge bar B-Place è diventato meta della destra romana e anche dalla futura fondatrice e leader di Fratelli d’Italia. C’è una foto che immortalava, nel 2013, proprio Meloni in compagnia della sua amica del cuore, Di Nunzio quando quest’ultima con mamma Anna erano nella società che gestiva il locale. Passano quattro anni, e mamma e amica di Meloni decidevano di uscire dall’avventura imprenditoriale liberandosi delle loro quote. A ricomprarle ci sono proprio Renzi e Solari che le acquistano a quasi 90mila euro, una cifra venti volte superiore a quella incassata nel 2012.

I due soci hanno firmato l’accordo per pagare a rate le somme stabilite fino al 2018 a partire dal febbraio 2016, un mese prima dell’annuncio ufficiale della discesa in campo di Meloni, come candidata sindaca di Roma del centrodestra. All’epoca Di Nunzio non era ancora stata assunta come coordinatrice nella Croce Rossa Italiana durante la presidenza di Rocca, oggi diventato presidente del Lazio e fedelissimo di Meloni. Ma da lì a poco sarebbe stata ingaggiata dall’amica del cuore per svolgere il delicato ruolo di mandataria elettorale, diventava la figura che gestisce i conti, le spese e le entrate per la campagna per la campagna del voto 2016 con Meloni candidata a sindaca di Roma.

Tra Roma e Pakistan

Ma che fine fa quella srl? Finisce nelle mani di due signori pachistani, introvabili, che avevano il domicilio presso la mensa dei poveri della comunità di Sant’Egidio.

Iftikhar Ahmad Gondal acquista con 10mila euro le quote, come abbia fatto a reperire le risorse finanziarie è uno dei tanti misteri di questa storia così come il ruolo di Muhammad Tahir, diventato amministratore della società dopo la cessione a Gondal. Abbiamo chiesto ai protagonisti una risposta, ma non abbiamo ottenuto alcuna spiegazione, lo studio notarile Farinaro che registra l’atto non rammenta se all’epoca avesse o meno inviato una segnalazione alle autorità antiriciclaggio visti i profili degli ultimi compratori, ufficialmente senza un tetto sotto al quale vivere.

Nello scacchiere societario di Renzi-Solari (il terzo socio è Quinzi) spunta un’altra srl con la sede legale allo stesso indirizzo della Raffaello eventi, viale dell’Arte 20. Si tratta di Italia ristorazione con capitale sociale di dieci mila euro, attualmente inattiva e che vede, anche in questo caso come amministratore unico uno straniero, il cittadino pachistano, Abdul Rehman Mirza. Il rappresentante dell’impresa ha come domicilio il lungomare Paolo Toscanelli, la sede di Ostia della comunità di Sant’Egidio. È il terzo pachistano, con medesimo indirizzo, che affiora nella galassia societaria della coppia Renzi-Solari.

«Non ricordo, non voglio rispondere. Non c’è niente da spiegare, non voglio parlare con voi di queste cose, anzi la sto salutando, se lei mi saluta chiudiamo perché io sono una persona cortese», è la risposta di Renzi contattato da Domani più volte.

La cortesia dell’imprenditore stupisce, sui social è molto più duro. «Giuliana Sgrena è una donna di me r...», scriveva nel febbraio 2014, quando era in società con madre e figlia di Meloni. «Sinisa zingaro si può dire?!», «non so se ha più rotto le palle la corte costituzionale o Napolitano», «sono a dir poco turbato...questa non è democrazia...#mattarella #traditore del voglio degli italiani». Poi passava all’analisi dell’offerta informativa televisiva: «Neanche se mettiamo insieme vespa e la durso (scritti proprio così dall’autore ndr) esce una porcata triste con fanta attori come quella di serviziopubblico», «il giornalismo di piazzapulita è vergognoso….fateveschifo!», scriveva l’imprenditore nel 2015.

La raffinata analisi non può mancare di affrontare il tema lavoro e immigrazione. «Reddito di cittadinanza, reddito di emergenza...unico modo per questi inetti di prendere voti», «che Dio ti fulmini» con foto di una cittadina rom che rovista nel cassonetto nel periodo di Ignazio Marino sindaco, «non si tratta di bambini di serie b...se non hai il permesso di soggiorno non ci puoi stare», uno dei sui post.

Il Marchese

Eppure oltre gli insulti, oltre la plusvalenza misteriosa e i migranti pachistani che sputano nelle varie società, Renzi e Solari sono registi di un’esperienza di ristorazione d’eccellenza. Il loro ristorante, il Marchese, è una delle mete preferite della Roma che conta, il sito Dagospia rilanciava un articolo di Leggo con questo incipit: «Il solito magna magna, il Marchese, in via di Ripetta, è il nuovo ritrovo della politica forchettona (….) appuntamento irrinunciabile anche per lady Biden e lady Macron che si sono date appuntamento per un tè al limone e zenzero, durante il G20 (il vertice dei grandi della terra, svoltosi a Roma nel 2021 ndr)».

Un’avventura imprenditoriale che ha avuto un enorme successo di pubblico e di critica e che è stata replicata anche a Milano, dove ha aperto un ristorante con lo stesso nome, tra i soci di Renzi e Solari troviamo anche attori di fama nazionale, come Edoardo Leo e Luca Argentero.

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