Il nuovo documento del Dicastero per la dottrina della fede, firmato dal prefetto, cardinale Victor Fernandez e approvato dal papa, dal titolo: «Dignitas infinita circa la dignità umana», fa il punto sul concetto teologico di dignità umana, stabilisce una forte interazione fra la dottrina cattolica e la dichiarazione fondamentale dei diritti dell’uomo del 1948, poi aggiorna l’elenco delle violazioni della dignità umana in epoca moderna.

Quel che spicca, nel testo della Dichiarazione, la cui redazione è durata cinque anni, è la scomparsa dei cosiddetti principi non negoziabili così come erano stati codificati da Benedetto XVI nel discorso ai membri del partito popolare europeo del 30 marzo 2006.

Stop ai principi non negoziabili

All’epoca, infatti, la difesa della vita in ogni sua fase, la tutela della famiglia naturale composta da uomo e donna, e la libertà educativa, venivano definiti da Ratzinger come «iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Al contrario, tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi perché ciò costituisce un'offesa contro la verità della persona umana».

Questa impostazione non c’è più, con la qual cosa Francesco, al di là delle citazioni del suo predecessore che percorrono numerose l’attuale documento sulla dignità umana, chiude i conti con l’eredità di Benedetto XVI.

Povertà e femminicidi

Nell’elenco delle violazioni contemporanee della dignità dell’uomo, la povertà figura al primo posto, quindi troviamo la guerra, le condizioni dei migranti la cui dignità viene continuamente negata e violata, si parla poi della tratta delle persone e della violenza contro le donne con riferimento esplicito ai femminicidi.

Nell’introduzione del documento si spiega del resto fra le altre cose: «Proclamando che il Regno di Dio appartiene ai poveri, agli umili, a coloro che sono disprezzati, a coloro che soffrono nel corpo e nello spirito; guarendo ogni sorta di malattie e di infermità, anche le più drammatiche come la lebbra; affermando che ciò che viene fatto a queste persone viene fatto a lui, perché egli è presente in quelle persone, Gesù ha portato la grande novità del riconoscimento della dignità di ogni persona, ed anche e soprattutto di quelle persone che erano qualificate come ‘indegne’».

«Questo principio nuovo nella storia umana – si afferma ancora – per cui l’essere umano è tanto più ‘degno’ di rispetto e di amore quanto più è debole, misero e sofferente, fino a perdere la stessa figura umana, ha cambiato il volto del mondo, dando vita a istituzioni che si prendono cura delle persone che si trovano in condizioni disagiate: i neonati abbandonati, gli orfani, gli anziani lasciati soli, i malati mentali, le persone affette da malattie incurabili o con gravi malformazioni, coloro che vivono per strada».

L’aborto è un’uccisione

A seguire c’è la parte per così dire bioetica, che prende le mosse dall’aborto definito come: «l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita». Quindi emerge la netta condanna della maternità surrogata: «Il bambino ha perciò il diritto, in virtù della sua inalienabile dignità, di avere un’origine pienamente umana e non artificialmente indotta».

Confermata anche la posizione della Chiesa contraria all’eutanasia e al suicidio assistito. La teoria del gender viene introdotta fra le moderne violazioni della dignità umana, poiché vuole negare «la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale. Questa differenza fondante è non solo la più grande immaginabile, ma è anche la più bella e la più potente: essa raggiunge, nella coppia uomo-donna, la più ammirevole delle reciprocità ed è così la fonte di quel miracolo che mai smette di sorprenderci che è l’arrivo di nuovi esseri al mondo».

Anche il cambio di sesso viene indicato fra le possibili violazioni della dignità umana, anche se in questo caso si lascia aperto uno spiraglio: «Qualsiasi intervento di cambio di sesso, di norma, rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento». Tuttavia «questo non significa escludere la possibilità che una persona affetta da anomalie dei genitali già evidenti alla nascita o che si sviluppino successivamente, possa scegliere di ricevere assistenza medica allo scopo di risolvere tali anomalie. In questo caso, l’intervento non configurerebbe un cambio di sesso nel senso qui inteso».

Infine l’ultimo paragrafo della serie, è dedicato alla «violenza digitale»: «Nuove forme di violenza si diffondono attraverso i social media – si afferma nel documento – ad esempio il cyberbullismo; il web è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo».

Temi assenti

Se il senso del documento è quello di riassumere il magistero del papa dell’ultimo decennio, e in questo sta la sua efficacia, d’altro canto la Dichiarazione non sfugge a ambiguità e passaggi a vuoto. Del tutto assente è, per esempio, una riflessione sull’evoluzione della dottrina della Chiesa rispetto al tema dei diritti dell’uomo, un’acquisizione che non fu facile né scontata.

Ancora, se il tema della guerra è declinato come sconfitta dell’umanità, non vi è alcun riferimento a quali scelte adottare in situazioni-limite come per esempio quando a Srebenica nel 1995 (conflitto nella ex Jugoslavia) i caschi blu non intervennero e lasciarono massacrare 8mila bosniaci dalle milizie paramilitari serbe, oppure – la ricorrenza è di questi giorni – quando in Ruanda, nel 1994, vennero uccisi a colpi di machete 800mila tutsi nell’indifferenza della comunità internazionale.

Infine anche sul tema dell’aborto viene ribadita una posizione nota, ma non c’è alcun approfondimento sulle leggi che regolano l’interruzione di gravidanza o su casi specifici particolarmente odiosi come l’aborto in caso di stupro (questione che diventa ancora più grave nei casi in cui la violenza sessuale è utilizzata come arma di guerra o di pulizia etnica).

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