Parafrasando Arthur Schnitzler, qui ci troviamo di fronte a un doppio incubo più che a un doppio sogno. L’incubo numero uno si materializza così nelle parole di Mattia Feltri sull’Huffington Post: «Ora immaginatevi che questo paese fra un mese rinunci a eleggere Mario Draghi al Quirinale, che magari subito dopo o al massimo nel giro di un anno lo congedi da Palazzo Chigi, che lo dichiari dunque un ingombro, lo dichiari inutile al mondo. Immaginatevi la bella immagine che daremmo di noi, della nostra consapevolezza, della nostra credibilità agli altri paesi europei, ai cattivissimi mercati, e saranno anche cattivissimi, ma detengono il nostro debito e quindi parte della nostra sovranità (gliel’abbiamo ceduta, non l’hanno rubata). Immaginiamocela un’Italia così. Non so voi, ma io indosserei l’elmetto».

L’incubo numero 2 è quello di Ezio Mauro. Per Repubblica scrive che nessuno vuole rompere “l’incantesimo” che ha stregato il castello del centrodestra: la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale. Molti non la vogliono ma nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente. Scrive stamattina Antonio Polito nel suo "fanta Colle” per il Corriere: «L’altro giorno al pranzo del centrodestra tutti guardavano nel piatto per evitare l’imbarazzo della situazione».

Gianni Letta (c’è)

Nello Trocchia su queste colonne ne ha dipinto un ritratto preciso. La verità è che Letta (nel senso di Gianni, lo zio del segretario del Pd) è l’uomo del momento. Perché di fronte al doppio incubo del “Nonno contro il Bisnonno” (copyright Alessandro Sallusti), in molti guardano proprio alle sue proverbiali capacità di mediazione.

La speranza è che, avendo ottimi rapporti col premier, ed essendo il primo consigliere del Cavaliere, possa essere lui l’uomo del buon senso, di quella “moral suasion” nei confronti di Mr. B che porti alla quadratura del cerchio. Come scrive Ilario Lombardo oggi sulla Stampa, il 10 gennaio il centrodestra dovrà scegliere. «Andrà presa una decisione: se sostenere il presidente di Forza Italia nel suo sogno di salire al Colle, oppure se convincerlo a desistere e a portare i voti in dote a Draghi. In un attimo Berlusconi si trasformerebbe nel king maker dell’elezione dell’attuale premier a presidente della Repubblica».

E chi potrebbe convincere Berlusconi a ripiegare su questo ruolo, se non Gianni Letta? Fare accettare il piano B a Mr. B è una specie di miracolo, possibile a pochi. Pochissimi. Forse solo a lui.

Il colpo d’ala dei partiti

Ma c’è un’altra possibilità. Grande amico di Gianni Letta e influente “guru”, come si dice, del Partito democratico è Goffredo Bettini. Bettini oggi scrive un articolo sul Foglio sull’elezione del prossimo capo dello stato. Dopo aver riconosciuto il merito al governo Draghi (sebbene non abbia dimenticato il “pupillo” Giuseppe Conte) e analizzato l’auto candidatura di Silvio Berlusconi, l’esponente della sinistra romana si rivolge ai leader dei partiti, e chiede loro «un disinteressato colpo d’ala» per trovare una soluzione comune che li faccia uscire dalla fase dell’emergenza.

Un colpo d’ala che “potrebbe sembrare avventuroso agli elettorati di ciascuno, tranne non si trasformi per chi lo realizza nella conquista di una centralità politica in grado di assicurargli una nuova legittimità e una nuova funzione nella futura contesa per il governo nazionale».

Tra le righe si capisce che Bettini pensa a una personalità forte, garante per tutti, non importa se di destra o di sinistra (il che fa pensare all’apertura a una personalità proprio al campo avverso).

Non fa nomi Bettini. Ma, ha ragione Trocchia, non va dimenticato che il mediatore per eccellenza, Gianni Letta, alla fine potrebbe essere un buon candidato.

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