Il governo si prepara a chiedere ai 30 mila specializzandi in medicina un contributo potenzialmente determinante alla campagna di vaccinazione anti Covid-19. Ma, per il momento, non è disposto a pagarlo. In base alle trattative ancora in corso tra ministero della Salute e dell’Università, agli specializzandi sarà chiesto di aiutare medici e infermieri a somministrare i vaccini, ma in cambio del loro impegno è previsto soltanto un rimborso spese e oltre al riconoscimento di alcuni crediti di formazione.

Gli specializzandi potranno partecipare alla campagna di vaccinazione soltanto come se fosse una normale attività formativa, anche se frequentano scuole di specializzazione che non hanno nulla a che fare con la somministrazione di vaccini. Gli è invece preclusa la possibilità di partecipare al bando per l’assunzione temporanea di 3mila medici che saranno impiegati soprattutto nella seconda fase del piano vaccinale.

«Noi abbiamo sempre contribuito a tutti gli sforzi per l’emergenza, ma quella delle vaccinazioni non è attività formativa - dice Erica De Vita, specializzanda di Igiene membro dell’associazione di specializzandi “Chi si cura di te?” - Vogliamo che ci siano riconosciuti i diritti, il salario per esempio. Noi capiamo le esigenze, non capiamo l’essere usati come tappabuchi».

Il piano

L’impiego degli specializzandi avverrà all’interno del piano di vaccinazione anti Covid-19 elaborato dal ministero della Salute con la collaborazione della struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri. Il piano prevede un primo evento di vaccinazione simbolica a dicembre in contemporanea con altri paesi europei mentre a gennaio partirà la vaccinazione vera e propria. 

Circa 1,8 milioni di dosi dovrebbero essere distribuite nella prima fase del piano e saranno destinate a medici, operatori sanitari e dipendenti e ospiti delle Rsa. Ad effettuare questi vaccini, è scritto nel piano vaccinale, saranno i dipendenti dei servizi sanitari regionali già individuati. In Campania, ad esempio, le operazioni saranno gestite da 443 medici e infermieri e 272 operatori sociosanitari, mentre in Lazio il progetto sarà in mano a circa cinquecento persone.

Intorno al secondo trimestre dell’anno prossimo, il passo nell’arrivo dei vaccini dovrebbe accelerare e sarà necessario un numero crescente di medici e operatori sanitari per somministrarli. Il piano vaccinale prevede di integrare il personale che fa parte della sanità locale e che si occupa normalmente di vaccinazione con medici e infermieri aggiuntivi reclutati a livello centrale.

Gli specializzandi

Già il primo dicembre, il ministero della Salute aveva scritto a quello dell’Università, chiedendo che i medici specializzandi venissero messi a disposizione del piano vaccinale. Né nella domanda iniziale del ministero della Salute, né nella risposta di quello dell’Università, che Domani ha potuto visionare, compare alcun accenno alla possibilità di retribuire gli specializzandi. Questa situazione rappresenta una discontinuità rispetto al decreto Cura Italia che, lo scorso marzo, aveva dato agli ospedali la possibilità di assumere gli specializzandi con regolari contratti per impiegarli durante l’emergenza Covid-19.

Saranno invece assunti e pagati regolarmente gli altri medici e operatori sanitari che il piano vaccinale prevede di reclutare tramite il bando aperto commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri lo scorso 9 dicembre. Il bando prevede di affidare a cinque agenzie interinali la selezione, la formazione e l’organizzare di 3mila medici e 12mila infermieri e assistenti sanitari a tempo determinato che aiuteranno la somministrazione dei vaccini nella seconda fase.

In tutto, circa 500 milioni di euro saranno stati stanziati per pagare gli stipendi di questi 15mila tra medici e operatori sanitari e altri 25 milioni saranno destinati come compenso iniziale per le cinque agenzie che saranno selezionate per organizzarli. I medici e gli infermieri che vorranno essere assunti dalle agenzie dovranno iscriversi ad un apposito portale sul sito di Invitalia. Secondo fonti del ministero della Salute ci sarebbero già «svariate migliaia» di richieste.

Data la scarsità di medici specializzati e infermieri nel nostro paese, non è però chiaro se le cifre di assunzioni stabilite dal piano vaccini saranno raggiunte. «Si tratta di una sfida enorme destinata a profili professionali molto rari, come infermieri e medici», ha detto a Domani Alessandro Ramazza, Presidente di Assolavoro, l’associazione che rappresenta oltre l’85 per cento del settore. 

Ma per quante difficoltà potranno esserci nel trovare un numero sufficiente di medici e infermieri, non sarà possibile assumere specializzandi per somministrare i vaccini se le regole non cambieranno. La deroga del Cura Italia, che permette agli specializzandi di lavorare, infatti, si applica solo ai contratti con il sistema sanitario nazionale, non a quelli con le agenzie interinali. Gli specializzandi potranno soltanto offrirsi volontari per un mese e ricevere, su richiesta, un rimborso spese per i costi sostenuti nel raggiungimento del luogo di vaccinazione. Per i loro rimborsi, al momento, il governo intende stanziare appena 10 milioni di euro.

Nelle ultime settimane gli specializzandi e le loro associazioni hanno protestato in tutta Italia e hanno scritto ai ministeri competenti, senza per il momento ricevere risposta. Da anni le loro associazioni accusano i governi di trascurare la loro situazione e denunciano la scarsità di posti nelle scuole di specializzazione e i frequenti ritardi e problemi nei loro concorsi.

Sulla questione del piano vaccinale, fonti del ministero della Salute hanno fatto sapere a Domani che le trattative non sono ancora concluse e che nei prossimi giorni potrebbero esserci dei cambiamenti.

 

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