Mercoledì sono stati registrati 25.853 nuovi casi di Covid-19, circa ottomila in meno rispetto a mercoledì scorso. Anche il tasso di positività dei tamponi, un importante indicatore dell’efficacia del tracciamento dei contagi, è sceso molto. Ieri era all’11,24 per cento, la percentuale più bassa dallo scorso 24 ottobre.

Rimane invece altissimo il numero di morti. Ieri sono stati registrati oltre 722 decessi. Martedì ne erano stati registrati più di ottocento. Il trend che mostra contagi in calo e decessi in aumento o stabili è destinato a durare ancora per giorni, a causa delle circa due settimane di ritardo che separano l’insorgenza della malattia dalla guarigione o dall’eventuale decesso.

Riapre la scuola?

Mentre l’epidemia rallenta, si fa sempre più concreta l’ipotesi di una riapertura delle scuole a dicembre. Ieri, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha incontrato in teleconferenza i sindaci delle città metropolitane per discutere di una possibile data: il prossimo 9 dicembre. «L'obiettivo comune è di riaprire le scuole», hanno detto i sindaci al termine della riunione.

Dell’ipotesi si era cominciato a parlare lunedì, dopo che il presidente del Consiglio Giuseppe aveva detto in televisione che il governo stava cercando «di aprire le scuole prima di Natale» e che era al lavoro per trovare un modo di farlo. Anche il ministro della Salute Roberto Speranza ha confermato il governo sta studiando l’ipotesi, ma ha precisato: «Dobbiamo vedere il quadro epidemiologico, valutandolo giorno per giorno».

Le scuole superiori sono chiuse e operano solo tramite didattica a distanza dallo scorso 6 novembre. Le scuole medie e inferiori sono invece aperte, mentre nelle zone rosse oltre alle superiori sono chiuse anche le prime e seconde medie.

Tra i favorevoli alla riapertura c’è anche il Comitato tecnico scientifico, il principale organo di consulenza del governo sull’emergenza Covid-19. Il coordinatore del comitato, il dirigente della protezione civile Agostino Miozzo, ha parlato questa settimana di «devastante impatto sulla sfera psichica e sociale» causato agli studenti dalle chiusure.

Alcuni esperti invece rimangono contrari. Massimo Galli, primario dell’Ospedale Sacco di Milano e professore di malattie infettive all’università Statale, ha definito la decisione di riaprire un «boomerang». Secondo Galli, «al di là della buona volontà messa in campo da tutti coloro che ci hanno lavorato, ora non possiamo dire che ci siano garanzie sufficienti».

Nel corso della seconda ondata, quasi tutti i paesi europei hanno optato per mantenere le scuole aperte, compresa la Francia, che per il resto ha adottato un lockdown particolarmente severo, che include chiusura di negozi, bar e ristoranti e divieto di circolazione senza valide ragioni.

Nel caso di riapertura, le scuole dovranno comunque chiudere di nuovo tra il 23 e il 24 dicembre, quando tutte le regioni hanno fissato l’inizio delle vacanze di Natale. La chiusura durerà fino a 6 gennaio.

Al momento è impossibile avere un’idea precisa di quanto sia diffuso il contagio nelle scuole. Dalla riapertura, avvenuta il 14 settembre, il ministero dell’Istruzione ha pubblicato soltanto due volte i numeri di casi individuati tra studenti e personale scolastico. I più aggiornati risalgono allo scorso 10 ottobre, oltre un mese e mezzo fa. Da allora il ministero ha cessato la raccolta e la diffusione di nuovi dati.

Covid leaks

A proposito di dati, da oggi è operativo il sito CovidLeaks.it, un portale che ha lo scopo di raccogliere in modo anonimo e pubblicare dati sull’epidemia di Covid-19 non diffusi pubblicamente. Al momento, governo e autorità sanitarie diffondono solo una parte dei dati raccolti, come il numero di nuovi casi giornalieri e quello dei decessi.

Molti altri invece non sono mai stati diffusi. Non si conoscono ad esempio i nuovi ingressi in terapia intensiva giornalieri, ma solo il numero di terapie intensive occupate (frutto della differenza tra nuovi ingressi e dimissioni o decessi). Numerosi scienziati e attivisti hanno chiesto al governo di diffondere tutti i dati accumulati e di farlo in un formato facilmente utilizzabile per fare ricerca. Il sito CovidLeaks.it è stato creato dall’associazione Luca Coscioni che si occupa, ha scritto in un comunicato «di tutela del diritto alla scienza e alla salute».

Natale senza sci

Mentre il governo punta a riaprire le scuole, sembra ormai certo che gli impianti sciistici resteranno invece chiusi durante le ferie natalizie. L’ordinanza che attualmente ne dispone la chiusura scadrà il prossimo 3 dicembre e il governo sembra intenzionato a prorogarla, nonostante le forte mobilitazione del settore e l’impegno delle regioni, che questa settimana hanno approvato una serie di linee guida anti Covid-19 da applicare non appena gli impianti saranno riaperti.

Il presidente del Consiglio Conte ha detto ieri che sta dialogando con le istituzioni europee per cercare di coordinare le chiusure a livello europeo, un’iniziativa condivisa anche da primo ministro della Baviera, uno stato montagnoso nelle Germania meridionale.

Secondo alcune stime, l’industria sciistica vale circa 34 miliardi di euro l’anno in tutto il continente, di cui 12 soltanto in Italia.

Un accordo per una chiusura coordinata durante le ferie sembra però difficile vista la contrarietà dell'Austria, uno dei paesi in cui l’industria sciistica è più importante per l'economia nazionale. L’ufficio del ministro delle Finanze austriaco Gernot Bluemel ha fatto sapere questa settimana che in caso di chiusura europea il suo governo chiederà un rimborso pari all’80 per cento dei 2,4 miliardi di euro che stima di perdere nel corso delle tre settimane di picco della stagione tra dicembre e gennaio.

In Francia, invece, il presidente Emmanuel Macron ha già annunciato che gli impianti del paese rimarranno chiusi almeno fino al 20 gennaio. Si può invece sciare in Svizzera, dove il governo ha recentemente sospeso la quarantena obbligatoria per chi entra nel paese, nella speranza di attirare turisti da tutto il continente in vista delle vacanze.

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