Siamo sfiniti. E, certo, non è solo colpa del lavoro. YOLO, Great Resignation, ne abbiamo già parlato, e ieri dalla mia bolla tante persone mi hanno scritto per segnalarmi il canale Reddit Antiwork: uno sfogatoio di lamentele, con esempi di episodi – con tanto di screenshot di chat e mail – sui soprusi di capi e i colleghi. Non da ora, da prima della pandemia. Anche se tutte le aziende viste da fuori sono migliori di quella in cui lavoriamo, l’erba del vicino non è sempre più verde. E in Italia cosa sta succedendo? LinkedIn permette di segnalare in fase di pubblicazione di un annuncio di lavoro che si tratta di un lavoro al 100% da remoto. Oggi è una delle domande che le HR si sentono fare ancor prima di quelle sull’aspetto economico.

Nel frattempo i dati di Unioncamere – l'Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura – parlano di un aumento della difficoltà di reperimento di risorse da assumere arrivato a maggio 2021 al 30,9%. Significa che ogni 100 offerte di lavoro per 30 di queste non si trovano persone da assumere. Un problema di mancanza di competenze adatte al ruolo ricercato? Secondo il Rapporto Censis rilasciato venerdì 3 dicembre l’Italia è l’unico paese Ocse dove in 30 anni le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite. E intanto il 36,4% dei lavoratori e delle lavoratrici in Italia teme una maggiore precarietà.

Di cosa è fatta la felicità?

E ora torniamo a noi: se dovessi migliorare la tua vita, da cosa partiresti? Facciamo l’elenco delle cose importanti per essere felici. Mia nonna diceva: finché c’è la salute. Quella mentale compresa. Il lavoro occupa la maggior parte della nostra giornata ed essere infelici al lavoro non aiuta ad avere una bella vita. E per le aziende avere persone infelici perché insoddisfatte di condizioni di lavoro e trattamento economico non è produttivamente efficace.  

A febbraio 2021 Brent Hyder, presidente e Chief People Officer di Salesforce – offrendo ai giornali un ottimo titolo – ha scritto che la giornata di lavoro dalle 9 alle 17 è morta. L’idea che raccontava era basata sulla necessità di creare un ambiente – non un ufficio – di lavoro che faciliti le connessioni, anche nell’ottica di trovare un equilibrio tra casa e lavoro, e – insieme – promuovere l’uguaglianza con lo scopo di portare innovazione anche sociale e risultati aziendali migliori. Sembra aver elencato tutte le parole chiave del momento, vero? Infatti, era il risultato di un sondaggio interno in cui l’azienda avava chiesto ai suoi dipendenti di cosa ci fosse bisogno per migliorare la vita di tutte e tutti. Ne erano usciti tre modi in cui lavorare: in maniera flessibile, con una presenza in ufficio da uno a tre giorni alla settimana, dedicata al lavoro in team e alle riunioni con i clienti o alle presentazioni; da remoto a tempo pieno, per chi non vive vicino a un ufficio o riveste ruoli che non richiedono la presenza; infine, per una piccola parte della popolazione aziendale il cui ruolo impone la presenza, in ufficio quattro o cinque giorni alla settimana.

Sul sito dell’azienda Hyder scriveva: «La flessibilità sarà fondamentale. Questo modello di lavoro da remoto sbloccherà nuove opportunità di crescita e ci aiuterà a promuovere una maggiore uguaglianza. Potremo ampliare la nostra ricerca di talenti oltre il tradizionale bacino metropolitano. L’orario flessibile renderà più facile l’accesso al lavoro anche a chi deve prendersi cura dei figli o di parenti malati».

Il 18 novembre sul sito di Salesforce è comparso un aggiornamento a quel comunicato per spiegare perché Salesforce ora sta incoraggiando i team a riunirsi di persona, purché sia ​​sicuro e in linea con le leggi locali: «Il nostro approccio Success From Anywhere ci ha resi più produttivi che mai. Eppure qualcosa manca», una dichiarazione che dà spazio a discussioni a un altro gran titolo: non si può davvero fare la rivoluzione: torniamo tutti in ufficio? Sembra quasi che stiano cambiando idea. Ma non è così. «Negli ultimi 20 mesi abbiamo assunto più di 30.000 persone da remoto», spiega Brent Hyder. «Abbiamo avuto cinque trimestri consecutivi di crescita. E i nostri dipendenti hanno apprezzato la flessibilità che questo nuovo modo di lavorare offre loro, ma la realtà è che la pandemia non sta andando via; sarà con noi per un po' di tempo». Quindi come la stanno affrontando? La riconnessione non può aspettare la riapertura. La fase successiva della strategia di Salesforce è la riconnessione: il 77% dei dipendenti afferma di voler riunire il proprio team di persona entro la fine dell'anno. Per vedersi, una o due volte all’anno. Basta così.

E da te in ufficio come va?
Quanto conta la felicità per te?

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Domitilla Ferrari è autrice di Il pessimo capo. Manuale di resistenza per un lavoro non abbastanza smart (Longanesi)

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