Giustizia al contrario

Alfonso Sabella, il magistrato controcorrente, è finito con le case ipotecate

  • «A un certo punto io mi sono sentito davanti a un plotone di esecuzione e ci sono stati giorni che ho pensato al suicidio», dice Alfonso Sabella, oggi giudice a Napoli, in passato pm antimafia. 
  • Nel 1989 primo incarico, procura della repubblica di Termini Imerese. Comincia bene, anzi malissimo: denuncia il suo capo al Consiglio superiore della magistratura.
  • Nel marzo 2019, gli viene notificato un «avviso di liquidazione» dall’agenzia delle entrate di Palermo con il quale gli chiedono il pagamento di 22 mila euro per l'iscrizione di una ipoteca giudiziale. Così scopre che i suoi beni, tutti, soni stati ipotecati.

Fuori dal branco non è mai facile sopravvivere. Capita anche ai magistrati. Almeno a quelli che vanno controvento, che non si piegano alle convenienze del momento, che sono in balìa delle correnti nel senso che non ne hanno mai avuto una. Non fanno carriera nonostante l’eccellente reputazione professionale, non hanno cordate che li sostengano dentro o fuori da palazzo dei Marescialli, se per malasorte finiscono in qualche impiccio sono spacciati. Perché nessuno li difende. Anzi, c’è chi aspe

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