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Il medico che apre le porte anche ai parenti dei malati

04/12/2020 Roma, il reparto di Terapia Intensiva Covid19 dell ospedale S. Andrea. Nella foto Infermieri e Medici a lavoro sui pazienti ricoverati con insufficienza respiratoria grave
04/12/2020 Roma, il reparto di Terapia Intensiva Covid19 dell ospedale S. Andrea. Nella foto Infermieri e Medici a lavoro sui pazienti ricoverati con insufficienza respiratoria grave

Il primario Paolo Malacarne ha riorganizzato il reparto di rianimazione per consentire ai familiari di visitare in sicurezza i pazienti più gravi di Covid. Rispettare i protocolli di sicurezza è fondamentale, ma non tenere conto dei bisogni dell’anima è «pigrizia mentale»

  • Malacarne, militante dell’umanizzazione delle cure, da anni ha aperto il reparto dei suoi pazienti gravi alle visite dei congiunti. Nella prima ondata ha sigillato, come tutti, la sezione Covid, ma da un mese ha iniziato a permettere le visite, con tutte le precauzioni.
  • A convincerlo sono state le donne della sua equipe, «sempre più attente alla cure delle persone». Malacarne è convinto che il conforto di una persona amata sia fondamentale per dare motivazioni a chi deve combattere una battaglia così difficile.
  • «Per noi un posto letto per la rianimazione è sempre stato composto dal letto attrezzato, dal monitor, dalla professionalità del personale e da almeno un familiare», dice il medico.

Chiunque abbia avuto nella vita anche solo un attacco d’asma allergica sa che c’è una componente di ansia che aggrava la fame d’aria. Chiunque abbia avuto modo di fare visita a un amico o a un parente ricoverato tra la vita e la morte sa quanto un semplice sorriso, un bacio o una carezza rinfranchino e diano la forza e la speranza di una guarigione. E allora quanto vale permettere l’ingresso di un parente o di un congiunto nelle terapie intensive Covid per abbassare la letalità e attenuare gli e

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