L’inchiesta antimafia a Roma

Il “petroliere” della ’ndrangheta: «Ho servito l’unico vero boss»

Secondo l’accusa la cosca ‘ndranghetista aveva preso il controllo del settore dei carburanti a Roma. Contestata una frode sull’Iva di quasi 7 milioni di euro nel campo dei prodotti petroliferi realizzata attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, ma soprattutto tramite l’aggravante del metodo mafioso. Il gip di Roma dispone 25 misure cautelari

Roma si conferma capitale delle cosche. Dopo le ripetute inchieste dei mesi scorsi, che hanno svelato alleanze, complicità politiche e imprenditoriali di camorra e ’ndrangheta, ora una nuova operazione svela gli orizzonti finanziari della ’ndrangheta romana. Ossia, una frode all’Iva di quasi 7 milioni di euro nel campo della commercializzazione dei prodotti petroliferi realizzata attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, ma soprattutto tramite l’aggravante del metodo mafioso.

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