Con l’arrivo dell’estate, in Italia torna a ripresentarsi puntualmente il fenomeno degli incendi boschivi. Il più delle volte, la causa che viene attribuita ai roghi, che spesso divampano divorando chilometri e chilometri di verde, è di tipo naturale: elevata siccità, piogge ridotte, temperature troppo alte. E se ciò è in parte vero, è vero pure che nel caso di incendi di grandi dimensioni c’è sempre bisogno di un innesco.

In Italia i boschi ricoprono oltre 9.800.000 ettari del territorio, pari a circa il 32 per cento dell’intera superficie nazionale. Negli ultimi 20 anni gli incendi boschivi hanno distrutto circa 1.100.000 ettari di superficie. Le cause del fenomeno sono per il 34 per cento dovute a comportamenti errati e alla disattenzione.

I dati

Secondo l’ultimo rapporto del Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (Effis), pubblicato dal Joint research centre (Jrc) a novembre 2020, il 57 per cento degli incendi è stato causato dall’azione umana. Il 41 per cento dei punti di innesco, negli incendi boschivi, è localizzato all’interno delle foreste, il 14 per cento è stato ritrovato in aree coltivate e sottoposte al pascolo e il 19 per cento in aree non coltivate. Il 24 per cento degli inneschi è localizzato nelle vicinanze di reti stradali.

Solo il 2 per cento è stato attribuito a cause non definite e denominate come «altre cause», il 14 per cento, invece, è riconducibile a pratiche agricole o forestali. Resterebbe senza una causa certa, inoltre, un 27 per cento di roghi. 

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Impunità

Nel 2015, con l’approvazione della legge n. 68, si sono introdotti nel codice penali i cosiddetti reati ambientali. L’articolo del codice penale che punisce chiunque appicchi un incendio boschivo è il 423. Tuttavia, nonostante l’impegno nel controllo del patrimonio forestale, il reato di incendio boschivo è in gran parte di origine dolosa e resta spesso senza un colpevole. 

Secondo il rapporto Ambiente e paesaggio pubblicato dall’Istat a fine 2020, gli incendi, in particolare di natura dolosa, rappresentano una piaga endemica nel nostro paese, fortunatamente in diminuzione rispetto al passato. Nel 2018, in particolare, se ne sono verificati 3.220, il 41 per cento in meno rispetto all’anno precedente, interessando una superficie pari a 195 chilometri quadrati, di cui 88 boscati e 107 non boscati. Considerando la frequenza a livello nazionale degli incendi negli ultimi sette anni, il minimo si è avuto nel 2013 (2.936), seguito dal 2018.

Per quanto riguarda le superfici percorse dal fuoco, nel 2018 si registra la più bassa estensione dal 2011. Complessivamente, nel quinquennio 2014-2018, la somma delle aree interessate da incendi boschivi è di poco inferiore alla superficie territoriale della provincia di Teramo.

Nel 2018 le regioni più colpite, considerando il numero di incendi, sono la Sardegna con 1.339 eventi e la Sicilia con 522, nelle quali si è concentrata la maggioranza degli eventi. In Sicilia la superficie totale percorsa dal fuoco è stata pari a 107 chilometri quadrati, il 54,8 per cento del totale della superficie interessata dagli incendi a livello nazionale.

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I reati relativi agli incendi boschivi sono per la maggior parte a carico di ignoti (3.579 nel 2015), mentre risultano stabili nel tempo i procedimenti contro noti (500 nel 2015), in numero nettamente inferiore rispetto ai primi.

Nel 76 per cento dei casi, gli incendi boschivi si verificano tra giugno e settembre e il numero di procedimenti per incendio boschivo con autore noto si attesta nel 2016 a 334 procedimenti giudiziari. Di questi, il 28,4 per cento riguardano il sud, il 29 per cento il centro, il 24,6 per cento il Nord. 

Oltre all’incendio boschivo doloso, cioè volontario, è punito anche quello colposo, cioè commesso da chiunque cagiona involontariamente un incendio nei boschi (anche in caso di terreni di proprietà). Nei casi l’incendio sia stato provocato nei propri terreni, perché possa configurarsi l’illecito penale, è necessario tuttavia provare che l’incendio abbia causato un concreto pericolo per la pubblica incolumità. 

Proseguono le operazioni di soccorso per gli incendi che da alcuni giorni stanno bruciando la provincia di Oristano, nei territori di Santu Lussurgiu, Cuglieri, Tresnuraghes, Frossio, Sennariolo, Usellus, Porto Albe, Scano di Montiferro e Cabras. Le attività, rese particolarmente difficoltose dal forte vento di scirocco che ha alimentato i roghi, sono state supportate da otto velivoli Canadair. In totale sono oltre 20mila gli ettari andati in fumo secondo Coldiretti.

L’imputato per incendio boschivo è perlopiù di genere maschile. Le donne imputate in procedimenti per incendio boschivo sono sempre meno del 10 per cento del totale nel periodo considerato.

Gli imputati per incendio boschivo si distribuiscono in maniera abbastanza uniforme nelle classi di età, fatta eccezione per il picco tra i 35 e 39 anni, e sono presenti in modo rilevante nelle classi più anziane, al contrario di quanto avviene per gli altri reati.

Le regioni con il maggior numero di reati colposi a opera di ignoti  sono la Calabria e la Toscana. Pur nella sua variabilità annuale, il fenomeno vede maggiormente coinvolti il sud e le isole, con oltre il 70 per cento dei procedimenti. Individuare il responsabile degli incendi è dunque complicato ed è per questo che, nella maggior parte dei casi, i procedimenti cadono in prescrizione i colpevoli restano impuniti e senza nome.

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